top of page

171 results found with an empty search

  • MAGARI vs FORSE: are they the same or different?

    Magari e forse… queste due parole sono la stessa cosa? O ci sono delle differenze? Vediamolo nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo! Oggi vediamo la differenza tra magari e forse e come usare queste due parole molto comuni in italiano con esempi pratici e in contesto. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Prima di tutto non dovremmo davvero parlare di una differenza tra magari e forse, questo perché magari ha diversi significati e uno di questi include forse. Quindi magari e forse sono sinonimi, però magari ha anche altri significati che forse non ha! Quindi capiamo i significati di magari! FORSE Il primo significato di magari è forse, quindi in questo caso le due parole sono sinonimi. Vediamo subito degli esempi per capire meglio! Diciamo che dato che il tempo è bello, stiamo pensando di andare al mare questa domenica. Però non è sicuro che andiamo, potremmo cambiare idea. Allora possiamo dire: Magari domenica vado al mare → qui non siamo sicuri di andare al mare, forse andiamo ma non è sicuro Oppure, non riesco a trovare mia sorella e chiedo a mia madre: Dov’è Cristina? Non so, magari è sul terrazzo → lei non è sicura di questa cosa ma forse è sul terrazzo. Quando usiamo magari al posto di forse generalmente l’incertezza è maggiore rispetto a forse. Se qualcuno mi chiede quando compro una nuova macchina e io dico: Magari la compro a fine anno. Forse la compro a fine anno. L’incertezza tende a essere maggiore con magari, quindi se dico magari è meno probabile che io compri la macchina a fine anno, se dico forse, invece, è un po’ più probabile! MAGARI come EVENTUALMENTE Magari si può anche usare nel senso di eventualmente per parlare della possibilità, dell’eventualità di una cosa. È sicuramente un significato simile a forse, ma forse esprime incertezza, invece in questo uso di magari esprimiamo una possibilità, un’eventualità. Per esempio se stiamo per partire per un viaggio e partiamo in macchina la mattina presto, per non perdere tempo, possiamo fare colazione in autostrada e quindi proporre ai nostri compagni di viaggio: Per non perdere tempo, magari possiamo fare colazione in autostrada. In questo caso, potrebbe sicuramente anche significare forse, ma in realtà stiamo esprimendo un’eventualità, una possibilità. Stiamo presentando il fatto di fare colazione in autostrada come una possibilità che ci farebbe partire prima e perdere meno tempo. È chiaro? DESIDERIO QUASI IMPOSSIBILE La parola magari, può essere anche usata per esprimere un desiderio che però spesso è molto difficile se non impossibile da realizzare. Per esempio: Vuoi venire in vacanza con noi ad agosto? Magari! Purtroppo, devo lavorare. In questo caso, la parola magari esprime un desiderio, cioè il grande desiderio di andare in vacanza, noi vorremmo farlo, ma non possiamo, perché dobbiamo lavorare, quindi il desiderio è impossibile da realizzare in questo caso. In alcuni casi, il desiderio potrebbe essere anche possibile, però generalmente magari dà proprio l’idea di questo desiderio che non è possibile realizzare. La parola magari si può anche usare con il congiuntivo imperfetto o trapassato per esprimere sempre un desiderio difficili da realizzare. Per esempio, usando sempre l’esempio di prima: Vuoi venire in vacanza con noi ad Agosto? Magari potessi! Purtroppo, devo lavorare. Magari me l’avessi detto prima! Ho già preso le ferie a settembre! Benissimo! Abbiamo finito con la lezione di oggi. Come sempre, se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • HO vs SONO: what to use in Italian past tense?

    Si dice HO o SONO al passato prossimo? Quale dobbiamo scegliere? Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo! Oggi impareremo alcune regole fondamentali per scegliere correttamente ESSERE o AVERE al passato prossimo o altri tempi del passato. Questo è molto importante perché usare il verbo ausiliare sbagliato può risultare molto strano a chi ti ascolta. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Ora cerchiamo di capire quando usare essere e quando usare avere. Prima di tutto devi sapere che la maggior parte dei verbi in italiano richiede avere quindi cerchiamo di capire quali verbi richiedono essere. Poi se il tuo verbo non rientra in nessuna di queste categorie, allora usiamo avere. Prima di illustrarti però la lista di verbi che richiede essere capiamo brevemente come formare un tempo passato, vediamo il più comune, il passato prossimo. Questa è la formula: Soggetto + verbo essere/avere al presente + participio passato Formare il participio passato è davvero semplice! Dobbiamo togliere le lettere finali dell’infinito e aggiungere: ATO per i verbi in ARE (mangiare → mangiato) UTO per i verbi in ERE (cadere → caduto) ITO per i verbi in IRE (partire → partito) Ora ricorda che quando usiamo il verbo avere non dobbiamo cambiare il participio passato, mentre quando usiamo essere allora dobbiamo cambiare il participio passato in base al genere e numero del soggetto. Quindi per esempio: Ho mangiato → non cambia mai! Sono andato → per un uomo Sono andata → per una donna Benissimo! Ora dopo questa breve ripetizione, vediamo le categorie di verbi che richiedono essere: Verbi di movimento: generalmente i verbi che indicano un movimento come andare, partire, uscire richiedono essere. Per esempio: Sono andato al parco con il mio cane. Ieri siamo usciti alle nove di sera. ATTENZIONE: non tutti i verbi di movimento richiedono essere. Per esempio, camminare, che è chiaramente un verbo di movimento, usa avere. Infatti, si dice “ho camminato”. Verbi che non indicano nessun movimento: stare, rimanere e restare. Per esempio: Siamo rimasti a casa perché faceva freddo. Verbi riflessivi: tutti i verbi riflessivi richiedono essere, nessuna eccezione: lavarsi, divertirsi, vestirsi. Io e mia sorella ci siamo divertiti alla festa. Mi sono vestito in 5 minuti. Verbi che indicano un cambiamento di stato nel soggetto: nascere, crescere, morire, diventare. Per esempio: Sono nato il 26 dicembre del 1997. Paolo è diventato un bravo avvocato. Il verbo essere: anche il verbo essere richiede essere stesso come ausiliare: Siamo stati in vacanza a Roma! Se il tuo verbo non fa parte di nessuna di queste categorie, allora usa avere. Poi chiaramente ci sono delle eccezioni o di verbi che possono prendere sia ESSERE che AVERE. Ti lascio magari questo video che potrebbe aiutare. Per oggi abbiamo finito! Per qualsiasi domanda, scrivimi nella contact section del sito. A presto! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Sono Di vs sono DA. Which one is correct in Italian?

    SONO DI, SONO DA, VENGO DA… come si dice in italiano la tua provenienza? Scopriamolo nel video di oggi! "Di dove sei?" e "Da dove vieni?" sono sicuramente le domande più comuni che uno studente riceve in Italia. Vogliamo sapere da dove vieni! Quindi devi assolutamente assicurarti di rispondere correttamente a questa domanda. Come puoi farlo? Beh, è molto semplice e hai addirittura tre diverse opzioni! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Essere + aggettivo di nazionalità Questa è molto semplice e non è richiesta alcuna preposizione (evviva!). Ad esempio, io direi: "sono italiano". Il mio consiglio è quello di cercare il tuo aggettivo di nazionalità (puoi usare il mio dizionario online preferito, WordReference). Ora ricorda due cose: Se l'aggettivo che hai trovato termina in -o, allora dovrai cambiare l'ultima vocale in base al genere del soggetto. Dico "sono italiano" perché sono un uomo. Se sei una donna, dovresti cambiare la -o in -a e dire "sono italiana". Ecco un paio di esempi in più: Sono americano Sono americana Sono spagnolo Sono spagnola Sono brasiliano Sono brasiliana Se però l'aggettivo che hai trovato finisce in -e, allora non dovrai cambiarlo. Ad esempio: Sono francese Sono inglese Sono canadese P.S. Come puoi vedere, non mettiamo in maiuscolo gli aggettivi di nazionalità rispetto ad altre lingue, come l’inglese! Questo è il modo più semplice che ti consiglio di usare quando qualcuno ti chiede di dove sei! Essere + di + città Se vuoi dire la tua città, devi semplicemente dire "sono di" seguito dal nome della città. Ad esempio: Sono di Milano Sono di New York Sono di Londra Sono di Parigi Questo è estremamente importante: "SONO DI" si usa solo con le città! Non lo puoi usare con i paesi. Dire "SONO DI ITALIA" è molto, molto sbagliato! Così come "SONO DA ITALIA", sbagliato! Il verbo "essere" non può essere usato con la preposizione "DA", solo con "DI", e l'intera espressione "SONO DI" è preferibilmente usata con le città. Generalmente quando usiamo quest’opzione intendiamo dire che siamo nati in quella città oppure comunque viviamo da così tanto tempo che ci sentiamo parte di quella città! Per spiegarti meglio questo concetto guarda questa frase: Vivo a Roma, ma sono di Palermo → qui sto specificando la città dove sono nato Sei di qui? → domanda tipica che qualcuno può farti per chiederti se sei di quella città, se sei nato lì! Ora vediamo l’ultima opzione! Venire + da + paese/regione/città Innanzitutto, devi sapere che il verbo "venire" è irregolare, quindi la prima persona singolare è "vengo". Successivamente, devi usare "vengo" con "da" + articolo determinativo + il paese o la regione. Anche le città, ma senza articolo! Se non sai come combinare la preposizione "DA" con gli articoli determinativi, questa lista qui sotto potrebbe aiutarti: Da + il = dal Da + lo = dallo Da + i = dai Da + gli = dagli Da + la = dalla Da + le = dalle Da + l' = dall' Dato che io sono italiano, direi: "vengo dall'Italia". L’Italia è considerata femminile e singolare, quindi l'articolo corretto sarebbe "L'", che combinato con la preposizione "da", forma "dall'". Ecco alcuni altri esempi: Vengo dagli Stati Uniti Vengo dall'Inghilterra Vengo dal Brasile Vengo dalla Francia Vengo dalla Puglia Vengo dalla Lombardia "Vengo da", come abbiamo detto prima, può essere usato anche con le città, senza articolo però. Ad esempio: Vengo da Milano Vengo da Roma Vengo da Washington DC Quindi per riassumere: Essere + aggettivo di nazionalità: sono italiano Sono di + la città: Sono di Roma Vengo da + articolo + paese: vengo dall’Italia E tu? Di dove sei? Fammelo sapere e se hai qualche domanda mandami un messaggio nella contact section del mio sito. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • ANZI e INVECE: come usarli in italiano + esempi utili

    ANZI e INVECE, sai come si usano queste parole in italiano? Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Oggi parliamo di due parole italiane molto usate da noi italiani che però sento molto poco dai miei studenti stranieri. Parleremo di anzi e invece. Iniziamo da anzi. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Anzi Questa parola ha diversi usi in italiano! Vediamo come funziona: Modificare o correggere qualcosa che abbiamo appena detto: Vorrei un caffè macchiato, anzi un cappuccino → in questo caso stiamo modificando qualcosa che abbiamo detto prima. Il film inizia alle 21:00, anzi alle 21:30 → qui stiamo facendo una correzione perché forse avevamo visto male l’orario. Possiamo anche usare no per rafforzare l’idea e quindi dire → il film inizia alle 21:00, anzi no alle 21:30. Precisare qualcosa che abbiamo detto: Oggi è una bella giornata, anzi bellissima! → in questo caso stiamo precisando, enfatizzando che oggi è una bellissima giornata. In questo caso anzi significa o meglio. Negare qualcosa che abbiamo detto prima: Non sono triste oggi, anzi sono felicissimo → qui stiamo negando categoricamente il fatto che siamo tristi perché non siamo tristi, al contrario siamo molto felici! Ricorda che in questo caso possiamo anche usare solo anzi e dire: non sono triste oggi, anzi! Invece Vediamo gli usi di invece: Mettere in contrapposizione due frasi: Dovevamo mangiare la pizza e invece abbiamo mangiato il sushi. Mia sorella è uscita con gli amici, invece io sono andato a letto presto. Possiamo anche mettere in opposizione due parole o verbi: Invece di + verbo all’infinito: Oggi mi alleno a casa, invece di andare in palestra → attenzione: in questo caso possiamo usare invece di + infinito perché il soggetto delle due frasi è uguale! Sono io che mi alleno a casa e io che vado in palestra. Se il soggetto è diverso, non possiamo farlo! Ricorda anche in questo caso possiamo usare anziché, ma è più formale! Invece di + nome: A colazione preferisco bere una tazza di latte invece del caffè. Mi accompagna a scuola papà invece di mia mamma. Invece che + preposizione + nome: Andiamo in vacanza in Puglia invece che in Abruzzo. Il concerto sarà a Roma invece che a Milano. Benissimo! E tu conoscevi gli usi di queste parole? Se hai altre domande, mandami un messaggio nella contact section del mio sito. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • How to use QUALCHE and ALCUNI in ITALIAN

    Si dice qualche o alcuni? Qual è la differenza? Scopriamolo insieme! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo! Oggi parliamo degli aggettivi qualche e alcuni ma in realtà faremo riferimento anche al partitivo perché è un argomento strettamente legato. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Gli aggettivi qualche e alcuni sono chiamati aggettivi indefiniti perché servono per parlare di qualcosa che non è specificato in un numero. Vediamo subito queste tre frasi: Ho invitato degli amici a casa. Ho invitato alcuni amici a casa. Ho inviato qualche amico a casa. Analizziamo tutte queste tre frasi. Articolo partitivo Nella prima frase abbiamo detto degli. Questo perché in italiano possiamo usare la preposizione DI + un articolo plurale per indicare una quantità non specificata in numero. In questo caso ho detto che ho invitato degli amici a casa, ma quanti? Due, tre, dieci? Non lo sappiamo, non sappiamo con precisione il numero di amici. Quindi per non essere precisi e fare un’approssimazione, possiamo usare di + l’articolo determinativo plurale. Vediamo altri esempi: Ho comprato dei cornetti al bar. Ho visto delle albicocche sotto quell’albero. Alcuni Alternativamente, possiamo anche usare alcuni/e e raggiungere esattamente lo stesso obiettivo. Infatti dire alcuni amici è esattamente la stessa cosa di dire degli amici. Ricorda che questo aggettivo esiste solo nella forma plurale maschile alcuni e femminile alcune. Non possiamo usarlo al singolare alcuno o alcuna. O meglio, possiamo farlo ma il significato cambia totalmente! Infatti alcuno (che segue le stesse regole dell’articolo indeterminativo un) significa nessuno. Per esempio: Non ho alcun interesse in questa materia → attenzione: alcun al singolare è abbastanza formale! Usa nessun nella conversazione di tutti i giorni. Qualche Anche qualche ha esattamente lo stesso significato di alcuni/e e di + l’articolo, ma ha una grande differenza! Si usa sempre con le parole singolari. Ma questo non vuol dire che l’idea sia singolare, anzi è sempre plurale. Se dico che ho invitato qualche amico a casa, non ho inviato SOLO UN AMICO, ma ne ho comunque invitati alcuni, più di uno sicuramente, non so quanti esattamente ma non uno! Però usiamo comunque il singolare qualche amico perché qualche richiede sempre il singolare. Per riprendere le frasi di prima, possiamo dire: Ho comprato qualche cornetto al bar. Ho visto qualche albicocca sotto quell’albero. Chiaro? Prima di terminare la lezione però voglio anche ricordarti che possiamo usare di + l’articolo anche con le parole singolari. In quel caso però non stiamo necessariamente parlando di una quantità non specificata in numero, ma piuttosto di una parte di qualcosa, ecco perché questo si chiama articolo partitivo. Per esempio: Potrei avere del caffè → un po’ di caffè, una parte, non tutto! Mi passi del pane → una po’ di pane, una parte del pane. Benissimo! Per la lezione di oggi abbiamo finito. Per qualsiasi domanda, fammi sapere mandandomi un messaggio nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • SUO vs PROPRIO in Italiano: quale usare?

    Quando dobbiamo usare SUO in Italiano e quando PROPRIO? Vediamolo nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Molto spesso ricevo questa domanda: qual è la differenza tra suo e proprio, come faccio a capire quale usare? Non ti preoccupare lo capiamo nella lezione di oggi. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Adesso iniziamo con la lezione di oggi. Vediamo subito questa frase: Giulio guida la sua macchina. Se io ti dico questa frase cosa capisci? Cosa sta facendo Giulio? Beh, sta guidando una macchina, ma di chi è questa macchina? Potrebbe essere di Giulio certo, ma potrebbe essere anche di Roberto, un suo amico! Quindi la macchina di Giulio o la macchina di Roberto. In entrambi i casi diremmo “la sua macchina”. Allora, per evitare fraintendimenti, possiamo usare proprio e dire: Giulio guida la propria macchina. Prima di tutto ricorda che proprio come tutti gli aggettivi in -o cambia in genere e numero rispetto al nome a cui si riferisce. Quindi in questo caso, dato che macchina è femminile e singolare diciamo propria. E poi usiamo propria perché così stiamo specificando che la macchina è di Giulio. Ma attenzione! Questo non possiamo farlo sempre! Infatti possiamo usare proprio al posto di suo solo quando il possessore (in questo caso Giulio, la persona che possiede la macchina) è anche il soggetto della frase. Chiaro? Vediamo altri due esempi: Maria ama la sua/propria casa. Giulia è gelosa del suo/proprio ragazzo. Come puoi vedere dagli esempi precedenti, possiamo usare suo e proprio, certo, proprio è più preciso e può permetterci di evitare fraintendimenti ma onestamente se usiamo suo capiamo lo stesso, quindi non preoccuparti! E un’altra cosa che devi ricordare è che possiamo fare questo solo con la terza persona singolare (suo) e plurale (loro). Non possiamo farlo con mio, tuo etc. Ma ci sono due casi in cui è obbligatorio usare proprio al posto di suo o loro. Sai quando? Vediamo questi esempi: Ognuno deve seguire i propri sogni. È importante amare il proprio lavoro per essere felici. Perché qui siamo obbligati a usare proprio? In realtà, non è vero, non siamo obbligati, infatti potremmo anche dire: Ognuno deve seguire i suoi sogni. È importante amare il suo lavoro per essere felici. Ma qual è la differenza tra queste frasi? Beh, attenzione! Usando proprio noi non stiamo parlando di un possessore specifico, non stiamo parlando dei sogni di una persona specifica o del lavoro di una persona specifica, ma stiamo parlando in generale. Invece, se usiamo suo stiamo parlando di una persona specifica! Quindi “i suoi sogni” significa i sogni di lui o lei, e “il suo lavoro” il lavoro di lui o lei! Quindi questo è sbagliato! Quindi ricorda che quando abbiamo un pronome indefinito (tutti, ognuno, ciascuno, alcuni…) o una frase con un’espressione impersonale, quindi senza un soggetto specifico (è facile, è difficile, è importante…), allora dobbiamo usare proprio se vogliamo usare un aggettivo possessivo! Capito? Quindi per fare un piccolo riassunto: Possiamo usare suo/loro e proprio in modo intercambiabile se il possessore è anche il soggetto della frase Dobbiamo usare proprio se abbiamo un pronome indefinito o una frase con un’espressione impersonale In realtà però proprio ha anche altri due usi molti interessanti, che non c’entrano nulla con gli aggettivi possessivi. Vediamoli subito con queste due frasi: Il bar è proprio di fronte a casa mia → in questo caso usiamo proprio per dire qualcosa con precisione, per specificare qualcosa. Sono proprio felice oggi → in questo caso, invece, proprio è un sinonimo di davvero, quindi stiamo dicendo in questa frase che siamo molto, davvero felici! Attenzione! In questi ultimi due casi, proprio non è un aggettivo ma un avverbio e quindi non cambia mai, resta sempre proprio, maschile singolare. Benissimo! Hai capito ora come si usa proprio? Se hai qualche domanda, contattami nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Use these words to SOUND more ITALIAN when you speak

    Vuoi sembrare più italiano/a quando parli? Allora, usa queste parole! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi vedremo alcune parole molto usate da noi italiani nella lingua parlata che anche tu dovresti iniziare ad usare per sembrare più italiano o italiana! Iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Vabbè Io amo questa parola e la usiamo davvero tutti i giorni in italiano! Ha principalmente cinque significati. Prima di tutto vediamo che cosa NON significa vabbè. Molti pensano che vabbè sia l’abbreviazione di va bene e per certi versi è così! Ma non sempre vabbè significa va bene e sicuramente non possiamo dire vabbè al posto di va bene! Vediamo insieme i significati di questa parola: Rassegnazione: quando ci rendiamo conto che non possiamo fare nulla per cambiare una situazione, possiamo dire: Vabbè, pazienza Vabbè, non posso farci niente Fare una concessione: se una cosa non ci interessa particolarmente, per esempio un nostro amico ci chiede se può raccontarci com’è andata la sua ultima partita a calcetto, ma a noi il calcio non piace, possiamo dire: Vabbè, racconta! → È un po’ maleducato, però appunto significa, “va bene, racconta”, ti concedo di farlo, anche se non mi interessa particolarmente, quindi una cosa che stiamo facendo controvoglia. Minimizzare qualcosa: se per esempio un nostro amico ci dice che l’anno prossimo vorrebbe andare in vacanza in Australia, ma noi sappiamo che questo nostro amico non guadagna così tanti soldi da potersi permettere un viaggio in Australia possiamo dire: Sì, vabbè! Guarda che un viaggio in Australia costa tanto! → il nostro amico sarà triste, perché stiamo minimizzando il suo sogno. Ed è anche un po’ maleducato da dire! Reagire a qualcosa di inaspettato: un altro uso di vabbè in combinazione con no, quindi no vabbè, è la risposta a qualcosa che è successo che non ci aspettavamo, in positivo o in negativo. Per esempio: Non sai cosa ho fatto! Ho comprato casa! - No, no vabbè, che bello! Dove? Uffa! Ho rotto il computer, è caduto! - No, vabbè, com’è successo? Cambiare argomento: se vogliamo cambiare argomento, possiamo usare vabbè in combinazione con sì e ma o però e dire: Voglio comprare una nuova casa! - Sì, vabbè, ma/però aspetta che si abbassino i tassi di interesse! Senti/senta Un’altra parola, anzi un verbo, che noi italiani usiamo sempre è senti (informale) o senta (formale), cioè l’imperativo del verbo sentire. Usiamo questo verbo per attirare l’attenzione di qualcuno. In alcune lingue, come l’inglese, dire “listen” può sembrare maleducato, in italiano, no! Anche se, chiaramente, dipende dall’intonazione. Per esempio: Senti, posso chiederti un favore? Senta, scusi, quanto costa questo? Lo stesso possiamo farlo con guarda o guardi che serve sempre per attirare l’attenzione, però più per far notare qualcosa. Ma non che la persona deve davvero guardare! Per esempio: Guarda, sono stanco, preferisco non uscire → sto facendo notare che sono stanco! Guardi, però non è una buona idea! → sto facendo notare che non è una buona idea! No? Sono colpevole! Uso “no?” sempre, ma non significa “no”. Mi spiego meglio, guarda questo esempio: Sono stato ai Musei Vaticani e sono bellissimi, no? Tu parli 3 lingue, no? Qui, non uso no per negare quello che ho detto prima, quindi in senso negativo, ma lo uso semplicemente per chiedere conferma, per dire è così? Nel primo caso sto chiedendo se anche quella persona conferma che i Musei Vaticani sono bellissimi e nella seconda frase chiedo conferma se quella persona parla tre lingue! È un uso molto comune di “no” in italiano, un po’ come l’inglese “right?”, in altre lingue come dite? Diciamo Ora ti insegno una cosa noi italiano diciamo davvero tanto spesso: diciamo. Chiaramente diciamo è la forma noi del verbo dire, ma noi italiani spesso lo usiamo semplicemente per avere del tempo in più per pensare. Per esempio: L’effetto della pandemia su… diciamo, il settore della ristorazione è stato pesante → qui uso “diciamo” perché non mi veniva in mente la parola settore forse. Dopo un’attenta analisi politica dei, diciamo, dei partiti di destra, abbiamo notato dei comportamenti comuni → qui uso “diciamo” perché stavo pensando forse a cosa dire. In generale, però, voglio dirti che quando vuoi un po’ di tempo per pensare piuttosto che usare un tuo intercalare, come per esempio sento spesso i miei studenti americani dire “so” oppure “uhm”, prova ad allungare le vocali! In italiano facciamo sempre così! Per esempio: Siamo andati in pizzeria, ho ordinatoo, unaaaa margherita eeeeee mi hanno portato una diavola. Il problema è che a me non piace iləə piccante e quindi l’ho mandata indietro. Da notare che quando una parola finisce per consonante, usiamo una schwa, quindi questo suono ə (guarda il video su YouTube qui per sentirlo pronunciato). Possiamo usare diciamo anche per fare un’approssimazione. Per esempio: Sono stato negli Stati Uniti per un anno per imparare l’inglese e adesso ho una pronuncia americana diciamo → qui significa che sto approssimando il fatto di avere un accento americano, cioè non è proprio americano al 100% ma si avvicina! Tipo E ora finiamo con un’altra parola che usiamo molto spesso in italiano, tipo! Questa parola è usata generalmente per aggiungere una precisazione o un esempio durante una conversazione. Per esempio: Ieri ho visto un film strano, tipo un mix tra commedia comica e horror. La mia amica ha un cane che è, tipo, la cosa più adorabile del mondo. Mi piace ascoltare generi musicali diversi, tipo il rock o il pop. Vediamoci più tardi, tipo, per le 8:00? Capito, come si usa tipo? Benissimo! E tu conoscevi queste parole? Se hai qualche domanda, scrivila nella sezione contatti del mio sito. Noi ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • 5 MISTAKES YOU MAKE IN ITALIAN

    Sono sicuro che molto probabilmente fai questi errori quando parli in italiano! Allora è arrivato il momento di smettere di farli! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi parliamo di errori che generalmente gli studenti di italiano fanno quando parlano in italiano. Ti dirò quali sono questi errori e come smettere di farli, spiegandoti la versione corretta! Dai iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Essere/avere Il primo errore che sento spesso fare agli studenti e la scelta dell’ausiliare essere o avere nei tempi passati e sento a volte dire “ho andato”, per esempio, quando invece la forma corretta dovrebbe essere sono andato o andata. Le regole sulla scelta dell’ausiliare possono essere un po’ complesse da usare o ricordare ma vediamole insieme! Prima di tutto ricorda che la maggior parte dei verbi in italiano richiede avere come ausiliare quindi noi vedremo le categorie di verbi che richiedono essere. Se poi il verbo che vuoi usare non rientra in nessuna di queste categorie, allora devi usare avere, generalmente. Vediamo quali sono le categorie di verbi che richiedono essere: Verbi di movimento: andare, cadere, partire, uscire Verbi che indicano nessun movimento: stare, restare, rimanere Verbi che indicano un cambiamento di stato: nascere, morire, crescere, diventare Verbi riflessivi: lavarsi, svegliarsi, vestirsi, truccarsi, divertirsi Verbo essere Chiaramente però queste regole non sono fisse! Per esempio, ci sono dei verbi di movimento, come camminare, che richiedono avere (infatti si dice ho camminato), oppure alcuni verbi come iniziare o finire che richiedono sia essere che avere. Per queste regole più particolari, ho fatto un video su questo argomento che puoi guardare cliccando qui. Ora ricorda che quando usi avere non è necessario cambiare il participio passato (infatti sia un uomo che una donna direbbero ho mangiato - anche se c’è una regola particolare che vedremo dopo!), invece se usiamo essere dobbiamo cambiarlo! Infatti, spesso sento le mie studentesse dire sono andato, è sbagliato perché in quel caso bisogna dire sono andata e cambiare il participio passato in base al genere e numero del soggetto. Quindi avremo: Andato: maschile singolare Andata: femminile singolare Andati: maschile plurale o plurale misto Andate: femminile plurale Benissimo! Ora passiamo al secondo errore molto comune! L’uso delle preposizioni A o IN A volte le preposizioni possono essere complicate perché le regole sono molto variabili. Però sento che molto spesso c’è davvero tanta confusione tra le preposizioni A e IN. Prima di tutto devi sapere che in italiano queste preposizioni hanno praticamente lo stesso significato, la differenza sta nelle parole con cui usiamo queste espressioni. Ti faccio un esempio: Sono a Roma Vado a Roma Nei casi precedenti, ho due azioni molto diverse. Nel primo caso sono a Roma, cioè fermo in quella posizione, nel secondo caso invece mi muovo verso la città di Roma. Comunque usiamo la stessa preposizione! In altre lingue, come l’inglese, invece, scegliamo due preposizioni diverse e quindi diciamo in Rome se sono a Roma e to Rome se sto andando a Roma. Ecco perché sbagliare è così facile! Ricorda queste regole. Usiamo la preposizione A con: Le città (a Roma, a Napoli, a Milano) Alcune parole (a scuola, al lavoro, al bar, al ristorante, a piedi, a tavola, etc) Usiamo la preposizioni IN con: I paesi (in Italia, in Spagna), le regioni (in Puglia, in Lombardia), continenti (in America, in Europa) Alcune parole (in ufficio, in montagna, in palestra, etc) I mezzi di trasporto (in autobus, in macchina) Quindi io posso dire: Sono in Puglia Vado in Puglia Come vedi la preposizione non cambia! Ho il nome di una regione, la Puglia, e quindi usiamo sempre IN. Questo è un riassunto molto veloce, se vuoi approfondire questo argomento, trovi delle lezioni approfondite sulle preposizioni nei miei corsi! Dai un’occhiata a www.teacherstefano.com/corsi per più informazioni! Parlando di preposizioni, voglio aggiungere anche una piccola cosa! Se parli di un movimento verso una persona, ricorda che in italiano non diciamo A ma DA! Per esempio: Vado da Luca Vado dal dottore Nel senso che stiamo facendo un movimento verso casa di Luca o lo studio del dottore! Non si dice a Luca o al dottore. Ricordalo! Andiamo avanti col prossimo errore! Il participio passato con avere Questa è una bella regola che gli studenti dimenticano sempre. In sostanza, quelle che succede è che, come ti ho spiegato prima, quando usiamo essere con un tempo passato dobbiamo cambiare il participio passato in base al genere e numero del soggetto, con avere no. Ma attenzione! Se abbiamo un pronome oggetto diretto, dobbiamo cambiare il participio passato in base al genere e numero dell’oggetto sostituito. Aspetta, aspetta! Ora ti spiego meglio. Prendiamo questa frase: Hai mangiato la pizza? → Sì, l’ho mangiata. Cosa sta succedendo qui? Stiamo sostituendo pizza con un pronome oggetto diretto (la) che si combina con il verbo avere (ecco perché l’ho). Poi dobbiamo cambiare mangiato in mangiata perché la parola che abbiamo sostituito (pizza) è femminile e singolare. Capito? Vediamo altri esempi: Hai conosciuto gli amici di Clara? → No, non ancora li ho conosciuti. Hai visto le tue amiche? → Sì, le ho viste ieri! Capito come funziona? È importante! Ricorda però che questo succede SOLO con i pronomi oggetto diretto (generalmente di terza persona singolare e plurale). Ora andiamo avanti con il prossimo errore! Gli aggettivi in -E Un altro errore comune, abbastanza facile però da risolvere, è la concordanza degli aggettivi che finiscono in -e. Spesso sento infatti dire: Le amiche intelligente In realtà, questo è sbagliato perché gli aggettivi che finiscono in -e sono senza genere, cioè significa che hanno soltanto il singolare e il plurale. Quindi al singolare finiscono in -e e al plurale in -i. Per esempio: L’amico intelligente L’amica intelligente Gli amici intelligenti Le amiche intelligenti Altri aggettivi in -e possono essere: felice, triste, amichevole, giovane, etc Uso inappropriato del congiuntivo Finiamo con un errore che fanno gli studenti che hanno appena imparato il congiuntivo. Infatti, se hai studiato il congiuntivo, saprai che si usa principalmente per esprimere dubbio, opinione. Sento spesso questi errore: Secondo me sia bello. Forse sia interessante. No! Il congiuntivo in italiano si può usare se abbiamo due verbi. “Secondo me” e “forse” non sono verbi! Infatti, possiamo dire: Penso che sia bello. Credo che sia interessante! Ma non introdurre il congiuntivo senza un altro verbo. Se vuoi approfondire questo argomento, ho fatto un video su quando NON usare il congiuntivo e puoi guardarlo cliccando qui. Perfetto! Se hai qualche domanda, mandaci un messaggio nella contact section del nostro sito e noi ci sentiamo presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • VOLEVO vs HO VOLUTO: which one to choose in Italian

    Si dice volevo o ho voluto? Vediamolo nel video di oggi! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo! Oggi parliamo della differenza tra volevo e ho voluto. Abbiamo già parlato della differenza tra imperfetto e passato prossimo e se vuoi puoi puoi approfondire questo argomento qui. Però, nell’articolo di oggi ci concentriamo sulla differenza tra passato prossimo e imperfetto del verbo volere. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Iniziamo ora con le differenze! Passato prossimo Prima di tutto coniughiamo il verbo volere al passato prossimo. Ricorda che con questo verbo possiamo usare come ausiliare sia essere che avere. Scegliamo l’ausiliare giusto in base al verbo che segue. Prima coniughiamo il verbo e poi vediamo alcuni esempi: Benissimo! Come puoi vedere dobbiamo cambiare voluto in base al genere e numero del soggetto SOLO quando usiamo essere. Quindi, quando usiamo essere e quando avere? Vediamo degli esempi: Abbiamo voluto leggere un libro giallo → qui usiamo avere perché leggere richiede avere (ho letto) Siamo voluti andare a ballare ieri sera → qui usiamo essere perché andare richiede essere (sono andato/a) Ma ora vediamo quando usare volere al passato prossimo. Principalmente in tre casi: Ho voluto leggere il libro → qui stiamo esprimendo un’intenzione o desiderio nel passato che poi abbiamo realizzato (abbiamo letto il libro!) Ho sempre voluto leggere questo libro → spesso usiamo volere al passato prossimo con sempre. Ricorda di mettere sempre tra l’ausiliare e il participio passato! Non siete mai voluti andare in pizzeria con noi → lo stesso vale per mai! Ricorda di mettere mai tra l’ausiliare e il participio passato e di usare il non. Imperfetto Ora vediamo quando usare volere all’imperfetto che in realtà è il caso più comune! Infatti, sentirai molto di più volevo che ho voluto. Vediamo quando usarlo con degli esempi in contesto: Volevo leggere il libro → anche in questo caso stiamo esprimendo un’intenzione, un desiderio nel passato. Però non stiamo specificando se l’abbiamo fatto o no. Se diciamo ho voluto, generalmente intendiamo che abbiamo realizzato il nostro desiderio! Ciao, volevo parlarti! → in questo caso stiamo facendo una richiesta, stiamo richiedendo a quella persona di parlare. Usiamo l’imperfetto perché vogliamo essere più gentili. Domani volevo andare al mare, vieni anche tu? → questo è un caso molto strano, usato principalmente nel parlato. Lo usiamo per dire che avevamo l’intenzione nel passato di fare qualcosa nel futuro! Interessante, no? Prima di finire la lezione, vorrei anche dire delle regole simili si applicano anche per dovere. Vediamo queste frasi: Ho dovuto pulire la mia stanza. Dovevo pulire la mia stanza. Secondo te qual è la differenza tra queste due frasi? Beh, nel primo caso significa che abbiamo pulito sicuramente la stanza (per esempio: ho dovuto pulire la mia stanza, ecco perché ero in ritardo). Nel secondo caso non stiamo specificando se l’abbiamo fatto o no, anche se nella maggior parte dei casi significa che avremmo dovuto farlo, ma poi non l’abbiamo fatto (per esempio: dovevo pulire la mia stanza, ma ero troppo stanco e ho dormito). Chiaro? Spero che ora sia più chiaro! Per riassumere, però, ti voglio dire che nella maggior parte dei casi tendiamo a usare questi verbi all’imperfetto, però a volte il passato prossimo è anche necessario! Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Must-know phrases with PARLARE in Italian

    Uno dei verbi più comuni in italiano è il verbo parlare che possiamo usare in tante espressioni diverse! Vediamole nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi parleremo del verbo parlare e di tutte le espressioni che abbiamo in italiano con questo verbo. Chiaramente ti darò anche degli esempi molto utili per capire l’uso di queste espressioni in contesto! Dai, iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Parlare a bassa/alta voce La prima espressione di oggi è molto semplice ed è usata per indicare il volume della nostra voce. Quando il volume è alto diciamo “alta voce”, invece se il volume è basso diciamo “bassa voce”. Vediamo alcuni esempi: Nel museo devi parlare a bassa voce. Puoi parlare ad alta voce? Non sento! Parlare in pubblico Se stai parlando davanti un gruppo consistente di persone per fare un discorso per esempio o un monologo allora stai parlando in pubblico. Per esempio: I politici devono saper parlare in pubblico. Parlare bene/male di Questo mi piace molto! Se associamo gli avverbi bene o male al verbo parlare possiamo dire due cose diverse. Per esempio se io dico che “parlo bene l’inglese” significa che il mio livello di inglese è alto, invece se dico “parlo male l’inglese” significa che il mio livello è basso. Ma non solo! Queste espressioni se associate alla preposizione di + qualcuno significano parlare in un bel modo di qualcuno, facendo per esempio dei complimenti, apprezzando quella persona, o il contrario, dire cose cattive su quella persona, insultarla etc. Vediamo degli esempi: Tutti parlano bene di Luca! È un bravo ragazzo che aiuta tutti! Non parlare male di Roberto! La sua ragazza è qui! Parlare piano Ora vediamo cosa succede se associamo la parola piano al verbo “parlare”. In questo caso, possiamo intendere due cose diverse! O parlare lentamente o a bassa voce. Per esempio: Puoi parlare più piano? Il mio livello di italiano non è ancora così alto. Parla piano! Siamo in biblioteca! Parlare a macchinetta Avete presente quelle persone che parlano super velocemente e che una volta che iniziano a parlare non fanno nemmeno un respiro tra una frase e l’altra? Beh se una persona sta parlando così sta parlando a macchinetta, cioè molto velocemente! Parlare chiaro Se invece associamo al verbo parlare l’aggettivo chiaro il significato è molto interessante. Generalmente usiamo questo aggettivo in quest’espressione: Parliamoci chiaro! Usiamo quest’espressione quando vogliamo essere chiari, trasparenti, schietti, franchi con un altra persona! Parlare a vanvera Se una persona parla senza sapere quello che dice, senza un filo logico, tanto per parlare, allora sta parlando a vanvera. Quindi semplicemente quella persona sta improvvisando. Per esempio se il nostro amico non capisce niente di letteratura ma continua a parlarne possiamo dire: Non ascoltarlo, sta parlando a vanvera! Parlare a vuoto Se invece usiamo a vuoto con parlare, intendiamo comunicare l’idea di parlare, parlare ma senza raggiungere l’obiettivo desiderato. Per esempio, se nostro figlio continua a parlarci perché vuole convincerci per comprargli la nuova PlayStation, ma noi non vogliamo comprargliela, possiamo dirgli: Stai parlando a vuoto! Non te la comprerò! Cioè stai parlando inutilmente, questo non mi farà cambiare opinione! Parlare tra me e me / Parlare da solo/a Finiamo con questa espressione molto facile. Quando noi stiamo parlando con noi stessi, possiamo dire: Sto parlando tra me e me Sto parlando da solo Anzi! Parlare da soli è un ottimo modo per migliorare in una lingua. Te lo consiglio! Benissimo! Abbiamo finito con le espressioni di oggi! Qual è la tua preferita? Fammelo sapere mandandomi un messaggio nella sezione contatti del mio sito. A presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Complete guide to Italian prepositions

    Le preposizioni italiane ti fanno venire il mal di testa? Non ti preoccupare! Oggi ti aiuto io! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Oggi siamo qui per parlare di preposizioni italiane, uno degli argomenti più odiati dagli studenti. Ma è normale! Le preposizioni non sono affatto facili però con questa guida cercherò di darti un’idea generale di come funzionano e quali usare in quali situazioni. Se però mentre parli fai degli errori con le preposizioni, non preoccuparti! Pensa che io parlo inglese da 11 anni e comunque a volte sbaglio ancora le preposizioni, però le persone possono capirmi lo stesso. Quindi se fai qualche errore con le preposizioni, non preoccuparti! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Ora iniziamo! Nell’articolo di oggi analizzeremo le preposizioni DI, A, DA, IN, PER, TRA/FRA e i loro usi, quelli più importanti che devi assolutamente conoscere. Iniziamo! DI La preposizione DI ha diversi usi: Aggiungere un’informazione: possiamo usarla per specificare qualcosa, aggiungere un’informazione a qualcosa nella frase. Per esempio: Il libro di matematica è sul tavolo. Mi piace molto questa sciarpa di lana. Possesso: la preposizione DI può anche esprimere possesso, per esempio: La giaccia di Luca è nera. Di chi è questo computer? Provenienza: possiamo usare DI per dire il luogo di provenienza di qualcuno, ma attenzione, usiamo DI generalmente con il verbo essere e le città, non i paesi. Per esempio: Sono di Roma. I miei amici sono di New York. Sono di Italia NO A La preposizione A ha anche molti usi in italiano. Vediamo: La persona a cui è rivolta l’azione: se conosci l’oggetto indiretto, allora sicuramente sai che in italiano, l’oggetto indiretto, è sempre introdotto dalla preposizione A, per indicare la persona a cui è rivolta l’azione. Per esempio: Mando una lettera a mio padre. Do una mano a mia sorella. Nessun movimento: la preposizione A si usa anche per indicare nessun movimento, nel senso che siamo fermi in un posto. Per esempio: Sono a casa. Siamo a Roma per il fine settimana. Movimento verso un luogo: allo stesso tempo possiamo usare la preposizione A per indicare un movimento verso un luogo. Per esempio: Andiamo a Napoli quest’estate. Sto andando al supermercato. Sicuramente questo punto è interessante perché usiamo A sia per indicare un movimento che nessun movimento. Questo perché in italiano, quando dobbiamo scegliere tra A e IN, non scegliamo in base al movimento che stiamo facendo ma in base alla parola che abbiamo. Per esempio le città richiedono sempre A (a Roma, a Napoli, a Milano) e non importa se siamo fermi a Napoli o stiamo andando a Napoli. Mentre IN si usa generalmente con i paesi (in Italia, in Francia, in Germania) e di nuovo non importa se siamo fermi in Italia o stiamo andando in Italia. Se vuoi approfondire quest’argomento, ti consiglio di guardare il mio video sulle differenze tra A e IN. Tempo: per finire usiamo A anche per esprimere il tempo. Per esempio: Ci vediamo alle 12:00. Vado in Italia a Marzo. IN Nessun movimento: anche la preposizione IN si usa anche per indicare nessun movimento, nel senso che siamo fermi in un posto. Per esempio: Vivo in Italia. Sono in macchina. Movimento verso un luogo. Può essere anche usata per indicare un movimento verso un luogo: Mi trasferisco in Inghilterra. Vado in farmacia. Per più informazioni su quando usare A e IN vedi il video che ti ho consigliato prima! Mezzi di trasporto: usiamo IN anche con i mezzi di trasporto. Per esempio: Vado a Venezia in treno. Sono in autobus. DA Ora vediamo gli usi della preposizione DA: Movimento da un luogo (provenienza): la preposizione DA può essere usata per indicare che qualcosa o qualcuno viene da un posto sia nel senso di un movimento da un luogo che provenienza (come di). Per esempio: Il treno arriva da Torino. La mia famiglia viene dall’Italia. Movimento verso una persona: ricorda che quando vogliamo indicare un movimento (o anche il fatto di stare fermi) verso una persona, dobbiamo usare sempre DA non A. Per esempio: Vado da Luca (significa che vado a casa di Luca o comunque verso Luca, verso dove si trova Luca ora) Sono da Luca (molto probabilmente sono a casa sua) Mia madre va dal dottore (molto probabilmente l’ufficio del dottore) Tempo: usiamo DA anche per indicare che un’azione è iniziata nel passato in un momento preciso ma continua ancora nel presente. Generalmente in questo caso usiamo il presente. Per esempio: Vivo in Italia da 10 anni (vivo ancora in Italia ora) Studio l’italiano da 2 mesi (lo studio ancora adesso) Scopo di un oggetto: usiamo la preposizione DA anche per indicare lo scopo, a cosa serve un oggetto. Per esempio: Macchina da scrivere (serve per scrivere) Fucile da caccia (serve per cacciare) Abito da sera (serve per essere indossato la sera) PER Ora vediamo come usare PER: Durata: possiamo usare PER per indicare la durata di un’azione nel passato, presente o futuro. Per esempio: Sono stato in Francia per due settimane. Vado in vacanza in Puglia per 5 giorni. Causa: possiamo usare PER anche per indicare la causa di qualcosa. Per esempio: Mi sento debole per il caldo. TRA/FRA Per finire vediamo gli usi di TRA e FRA. Prima di tutto però devi sapere che in italiano TRA e FRA sono esattamente uguali e se qualcuno ti dice che sono diversi, sbaglia. Sono uguali! Forse possiamo avere una preferenza a usare l’una o l’altra in base al suono della parola che segue. Per esempio "tra tre mesi" potremmo preferire "fra tre mesi" così non abbiamo troppe volte il suono tr, ma onestamente non c’è differenza, io dico sempre "tra tre mesi", senza problemi! Quindi puoi scegliere quella che preferisci! Ora vediamo gli usi: Posizione: possiamo usare TRA/FRA per dire che qualcosa è in mezzo a due cose. Per esempio: La pizzeria è tra la banca e la biblioteca. Alternativa: se vuoi dare delle alternative in italiano puoi usare TRA/FRA: Devi scegliere tra la pizza e il kebab. Tempo: per finire usiamo TRA/FRA anche per il tempo per indicare che un’azione avverrà in un momento preciso nel futuro a partire da ora. Per esempio: Ci vediamo tra due giorni (se oggi è mercoledì, ci vediamo venerdì). Tra un anno mi trasferisco in Polonia. Allora, che ne dici? Capisci meglio le preposizioni adesso? Spero di sì! Se hai delle domande fammi sapere mandandomi un messaggio nella sezione contatti. Ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • CONDITIONAL CLAUSES in Italian | Il PERIODO IPOTETICO in Italiano

    Scopriamo come funzionano i periodi ipotetici in italiano! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo di grammatica italiana. Oggi parliamo del periodo ipotetico in italiano e quali sono i tipi di periodo ipotetico. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Prima di tutto devi sapere che in italiano esistono tre tipi di periodo ipotetico: Periodo ipotetico del I tipo o della realtà Periodo ipotetico del II tipo o della possibilità Periodo ipotetico del III tipo o dell’irrealtà Un’altra cosa che devi sapere è che ogni periodo ipotetico è formato da due parti: L’introduzione generalmente con SE che esprime la condizione o l’ipotesi La conseguenza o l’effetto alla nostra ipotesi Noi possiamo scegliere il periodo ipotetico più adatto in base alla nostra ipotesi. Vediamo i diversi casi. Periodo ipotetico della realtà In questo caso, la nostra ipotesi viene presentata come un fatto reale. Vediamo subito un esempio: Se ho tempo, preparo una torta → qui la nostra condizione è “se ho tempo” quindi l’introduzione del periodo ipotetico. Se questa condizione si verifica, quindi se ho tempo, allora la conseguenza “preparo una torta” succederà sicuramente. Chiamiamo questo periodo ipotetico della realtà perché vediamo il fatto di avere tempo come una cosa reale. Formare il periodo ipotetico della realtà è molto semplice perché è estremamente flessibile. Infatti, possiamo usare diverse combinazioni di tempi: Se + presente + presente → Se ho tempo, preparo una torta Se + futuro + futuro → Se avrò tempo, preparerò una torta Se + presente + futuro → Se ho tempo, preparerò una torta Se + presente + imperativo → Se hai tempo, prepara una torta! Periodo ipotetico della possibilità In questo caso, l’ipotesi viene presentata come possibile. Vediamo subito un esempio: Se avessi tempo, preparerei una torta → in questo caso ho tempo? Probabilmente no, ma se avessi la possibilità di avere tempo, ALLORA preparerei una torta. Come puoi notare, tutto gira intorno all’idea di possibilità. Questo periodo ipotetico è molto rigido, infatti si forma sempre nello stesso modo: Se + congiuntivo imperfetto + condizionale presente Se hai dei problemi con la coniugazione del congiuntivo, allora ti consiglio di guardare il mio video su questo argomento. Puoi guardarlo cliccando qui. Però voglio adesso dirti un’altra frase: Se ci fossero due ore in più al giorno, preparerei due torte → questa frase può sembrare un po’ strana perché chiaramente NON possono esserci due ore in più al giorno, un giorno è formato da solo 24 ore. Di conseguenza è una cosa impossibile! Allora perché questo è comunque un periodo ipotetico della possibilità? È proprio questo il punto! Anche se qualcosa è ovviamente impossibile, comunque possiamo fare un periodo ipotetico della possibilità. Infatti, se ci fosse la possibilità di avere due ore in più al giorno (anche se questo è impossibile) allora preparerei due torte. Questo è il caso che a me piace chiamare come la possibilità impossibile. Anche se è una cosa è impossibile tu devi pensare: se ci fosse la possibilità di… allora… Altri esempi di questa possibilità impossibilità possono essere: Se fossi un animale, sarei un leone. Se potessi volare, attraverserei tutto il mondo in un istante. Se avessi la capacità di leggere la mente, saprei davvero cosa vogliono le persone. Spero che ora questo periodo ipotetico sia più chiaro! Periodo ipotetico dell’irrealtà Nell’ultimo caso, nel periodo ipotetico dell’irrealtà, l’ipotesi viene presentata come irreale, che attenzione non significa impossibile, ma semplicemente qualcosa che non possiamo cambiare. Infatti, quando parliamo di questo periodo ipotetico parliamo sempre del passato, di qualcosa che non possiamo cambiare. Vediamo un esempio: Se avessi comprato le uova, ora potrei preparare una torta → la prima domanda è: ho comprato le uova? No! Quindi già posso capire che mi trovo di fronte ad un periodo ipotetico dell’irrealtà, perché abbiamo un fatto passato, comprare le uova, che non si è realizzato, non ho comprato le uova e non posso fare niente per cambiare la situazione. E qual è la conseguenza al fatto che non ho comprato le uova? Beh, non posso preparare la torta. Se avessi comprato le uova, ora potrei prepararla, ma dato che non ho comprato le uova, non posso prepararla. Quindi la nostra ipotesi è irreale perché non possiamo cambiare la situazione e la conseguenza non realizzata nel presente. Se avessi avuto più tempo, avrei potuto preparare una torta → facciamo lo stesso ragionamento. Avevo tempo in passato? No. Ho potuto preparare la torta? No? Non abbiamo avuto tempo e non possiamo cambiare la situazione e la conseguenza (preparare la torta) non si è realizzata nel passato. Quindi come possiamo formare il periodo ipotetico dell’irrealtà? Sostanzialmente in due modi: Se + congiuntivo trapassato + condizionale presente → se la conseguenza non si realizza nel presente Se + congiuntivo trapassato + condizionale passato → se la conseguenza non si realizza nel passato Spero che ora tu abbia capito meglio come funziona il periodo ipotetico in italiano. Per qualsiasi domanda mandami un messaggio nella sezione contatti del mio sito e ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano

bottom of page