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- SUO vs PROPRIO in Italiano: quale usare?
Quando dobbiamo usare SUO in Italiano e quando PROPRIO? Vediamolo nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Molto spesso ricevo questa domanda: qual è la differenza tra suo e proprio, come faccio a capire quale usare? Non ti preoccupare lo capiamo nella lezione di oggi. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Adesso iniziamo con la lezione di oggi. Vediamo subito questa frase: Giulio guida la sua macchina. Se io ti dico questa frase cosa capisci? Cosa sta facendo Giulio? Beh, sta guidando una macchina, ma di chi è questa macchina? Potrebbe essere di Giulio certo, ma potrebbe essere anche di Roberto, un suo amico! Quindi la macchina di Giulio o la macchina di Roberto. In entrambi i casi diremmo “la sua macchina”. Allora, per evitare fraintendimenti, possiamo usare proprio e dire: Giulio guida la propria macchina. Prima di tutto ricorda che proprio come tutti gli aggettivi in -o cambia in genere e numero rispetto al nome a cui si riferisce. Quindi in questo caso, dato che macchina è femminile e singolare diciamo propria. E poi usiamo propria perché così stiamo specificando che la macchina è di Giulio. Ma attenzione! Questo non possiamo farlo sempre! Infatti possiamo usare proprio al posto di suo solo quando il possessore (in questo caso Giulio, la persona che possiede la macchina) è anche il soggetto della frase. Chiaro? Vediamo altri due esempi: Maria ama la sua/propria casa. Giulia è gelosa del suo/proprio ragazzo. Come puoi vedere dagli esempi precedenti, possiamo usare suo e proprio, certo, proprio è più preciso e può permetterci di evitare fraintendimenti ma onestamente se usiamo suo capiamo lo stesso, quindi non preoccuparti! E un’altra cosa che devi ricordare è che possiamo fare questo solo con la terza persona singolare (suo) e plurale (loro). Non possiamo farlo con mio, tuo etc. Ma ci sono due casi in cui è obbligatorio usare proprio al posto di suo o loro. Sai quando? Vediamo questi esempi: Ognuno deve seguire i propri sogni. È importante amare il proprio lavoro per essere felici. Perché qui siamo obbligati a usare proprio? In realtà, non è vero, non siamo obbligati, infatti potremmo anche dire: Ognuno deve seguire i suoi sogni. È importante amare il suo lavoro per essere felici. Ma qual è la differenza tra queste frasi? Beh, attenzione! Usando proprio noi non stiamo parlando di un possessore specifico, non stiamo parlando dei sogni di una persona specifica o del lavoro di una persona specifica, ma stiamo parlando in generale. Invece, se usiamo suo stiamo parlando di una persona specifica! Quindi “i suoi sogni” significa i sogni di lui o lei, e “il suo lavoro” il lavoro di lui o lei! Quindi questo è sbagliato! Quindi ricorda che quando abbiamo un pronome indefinito (tutti, ognuno, ciascuno, alcuni…) o una frase con un’espressione impersonale, quindi senza un soggetto specifico (è facile, è difficile, è importante…), allora dobbiamo usare proprio se vogliamo usare un aggettivo possessivo! Capito? Quindi per fare un piccolo riassunto: Possiamo usare suo/loro e proprio in modo intercambiabile se il possessore è anche il soggetto della frase Dobbiamo usare proprio se abbiamo un pronome indefinito o una frase con un’espressione impersonale In realtà però proprio ha anche altri due usi molti interessanti, che non c’entrano nulla con gli aggettivi possessivi. Vediamoli subito con queste due frasi: Il bar è proprio di fronte a casa mia → in questo caso usiamo proprio per dire qualcosa con precisione, per specificare qualcosa. Sono proprio felice oggi → in questo caso, invece, proprio è un sinonimo di davvero, quindi stiamo dicendo in questa frase che siamo molto, davvero felici! Attenzione! In questi ultimi due casi, proprio non è un aggettivo ma un avverbio e quindi non cambia mai, resta sempre proprio, maschile singolare. Benissimo! Hai capito ora come si usa proprio? Se hai qualche domanda, contattami nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano
- Use these words to SOUND more ITALIAN when you speak
Vuoi sembrare più italiano/a quando parli? Allora, usa queste parole! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi vedremo alcune parole molto usate da noi italiani nella lingua parlata che anche tu dovresti iniziare ad usare per sembrare più italiano o italiana! Iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Vabbè Io amo questa parola e la usiamo davvero tutti i giorni in italiano! Ha principalmente cinque significati. Prima di tutto vediamo che cosa NON significa vabbè. Molti pensano che vabbè sia l’abbreviazione di va bene e per certi versi è così! Ma non sempre vabbè significa va bene e sicuramente non possiamo dire vabbè al posto di va bene! Vediamo insieme i significati di questa parola: Rassegnazione: quando ci rendiamo conto che non possiamo fare nulla per cambiare una situazione, possiamo dire: Vabbè, pazienza Vabbè, non posso farci niente Fare una concessione: se una cosa non ci interessa particolarmente, per esempio un nostro amico ci chiede se può raccontarci com’è andata la sua ultima partita a calcetto, ma a noi il calcio non piace, possiamo dire: Vabbè, racconta! → È un po’ maleducato, però appunto significa, “va bene, racconta”, ti concedo di farlo, anche se non mi interessa particolarmente, quindi una cosa che stiamo facendo controvoglia. Minimizzare qualcosa: se per esempio un nostro amico ci dice che l’anno prossimo vorrebbe andare in vacanza in Australia, ma noi sappiamo che questo nostro amico non guadagna così tanti soldi da potersi permettere un viaggio in Australia possiamo dire: Sì, vabbè! Guarda che un viaggio in Australia costa tanto! → il nostro amico sarà triste, perché stiamo minimizzando il suo sogno. Ed è anche un po’ maleducato da dire! Reagire a qualcosa di inaspettato: un altro uso di vabbè in combinazione con no, quindi no vabbè, è la risposta a qualcosa che è successo che non ci aspettavamo, in positivo o in negativo. Per esempio: Non sai cosa ho fatto! Ho comprato casa! - No, no vabbè, che bello! Dove? Uffa! Ho rotto il computer, è caduto! - No, vabbè, com’è successo? Cambiare argomento: se vogliamo cambiare argomento, possiamo usare vabbè in combinazione con sì e ma o però e dire: Voglio comprare una nuova casa! - Sì, vabbè, ma/però aspetta che si abbassino i tassi di interesse! Senti/senta Un’altra parola, anzi un verbo, che noi italiani usiamo sempre è senti (informale) o senta (formale), cioè l’imperativo del verbo sentire. Usiamo questo verbo per attirare l’attenzione di qualcuno. In alcune lingue, come l’inglese, dire “listen” può sembrare maleducato, in italiano, no! Anche se, chiaramente, dipende dall’intonazione. Per esempio: Senti, posso chiederti un favore? Senta, scusi, quanto costa questo? Lo stesso possiamo farlo con guarda o guardi che serve sempre per attirare l’attenzione, però più per far notare qualcosa. Ma non che la persona deve davvero guardare! Per esempio: Guarda, sono stanco, preferisco non uscire → sto facendo notare che sono stanco! Guardi, però non è una buona idea! → sto facendo notare che non è una buona idea! No? Sono colpevole! Uso “no?” sempre, ma non significa “no”. Mi spiego meglio, guarda questo esempio: Sono stato ai Musei Vaticani e sono bellissimi, no? Tu parli 3 lingue, no? Qui, non uso no per negare quello che ho detto prima, quindi in senso negativo, ma lo uso semplicemente per chiedere conferma, per dire è così? Nel primo caso sto chiedendo se anche quella persona conferma che i Musei Vaticani sono bellissimi e nella seconda frase chiedo conferma se quella persona parla tre lingue! È un uso molto comune di “no” in italiano, un po’ come l’inglese “right?”, in altre lingue come dite? Diciamo Ora ti insegno una cosa noi italiano diciamo davvero tanto spesso: diciamo. Chiaramente diciamo è la forma noi del verbo dire, ma noi italiani spesso lo usiamo semplicemente per avere del tempo in più per pensare. Per esempio: L’effetto della pandemia su… diciamo, il settore della ristorazione è stato pesante → qui uso “diciamo” perché non mi veniva in mente la parola settore forse. Dopo un’attenta analisi politica dei, diciamo, dei partiti di destra, abbiamo notato dei comportamenti comuni → qui uso “diciamo” perché stavo pensando forse a cosa dire. In generale, però, voglio dirti che quando vuoi un po’ di tempo per pensare piuttosto che usare un tuo intercalare, come per esempio sento spesso i miei studenti americani dire “so” oppure “uhm”, prova ad allungare le vocali! In italiano facciamo sempre così! Per esempio: Siamo andati in pizzeria, ho ordinatoo, unaaaa margherita eeeeee mi hanno portato una diavola. Il problema è che a me non piace iləə piccante e quindi l’ho mandata indietro. Da notare che quando una parola finisce per consonante, usiamo una schwa, quindi questo suono ə (guarda il video su YouTube qui per sentirlo pronunciato). Possiamo usare diciamo anche per fare un’approssimazione. Per esempio: Sono stato negli Stati Uniti per un anno per imparare l’inglese e adesso ho una pronuncia americana diciamo → qui significa che sto approssimando il fatto di avere un accento americano, cioè non è proprio americano al 100% ma si avvicina! Tipo E ora finiamo con un’altra parola che usiamo molto spesso in italiano, tipo! Questa parola è usata generalmente per aggiungere una precisazione o un esempio durante una conversazione. Per esempio: Ieri ho visto un film strano, tipo un mix tra commedia comica e horror. La mia amica ha un cane che è, tipo, la cosa più adorabile del mondo. Mi piace ascoltare generi musicali diversi, tipo il rock o il pop. Vediamoci più tardi, tipo, per le 8:00? Capito, come si usa tipo? Benissimo! E tu conoscevi queste parole? Se hai qualche domanda, scrivila nella sezione contatti del mio sito. Noi ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- 5 MISTAKES YOU MAKE IN ITALIAN
Sono sicuro che molto probabilmente fai questi errori quando parli in italiano! Allora è arrivato il momento di smettere di farli! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi parliamo di errori che generalmente gli studenti di italiano fanno quando parlano in italiano. Ti dirò quali sono questi errori e come smettere di farli, spiegandoti la versione corretta! Dai iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Essere/avere Il primo errore che sento spesso fare agli studenti e la scelta dell’ausiliare essere o avere nei tempi passati e sento a volte dire “ho andato”, per esempio, quando invece la forma corretta dovrebbe essere sono andato o andata. Le regole sulla scelta dell’ausiliare possono essere un po’ complesse da usare o ricordare ma vediamole insieme! Prima di tutto ricorda che la maggior parte dei verbi in italiano richiede avere come ausiliare quindi noi vedremo le categorie di verbi che richiedono essere. Se poi il verbo che vuoi usare non rientra in nessuna di queste categorie, allora devi usare avere, generalmente. Vediamo quali sono le categorie di verbi che richiedono essere: Verbi di movimento: andare, cadere, partire, uscire Verbi che indicano nessun movimento: stare, restare, rimanere Verbi che indicano un cambiamento di stato: nascere, morire, crescere, diventare Verbi riflessivi: lavarsi, svegliarsi, vestirsi, truccarsi, divertirsi Verbo essere Chiaramente però queste regole non sono fisse! Per esempio, ci sono dei verbi di movimento, come camminare, che richiedono avere (infatti si dice ho camminato), oppure alcuni verbi come iniziare o finire che richiedono sia essere che avere. Per queste regole più particolari, ho fatto un video su questo argomento che puoi guardare cliccando qui. Ora ricorda che quando usi avere non è necessario cambiare il participio passato (infatti sia un uomo che una donna direbbero ho mangiato - anche se c’è una regola particolare che vedremo dopo!), invece se usiamo essere dobbiamo cambiarlo! Infatti, spesso sento le mie studentesse dire sono andato, è sbagliato perché in quel caso bisogna dire sono andata e cambiare il participio passato in base al genere e numero del soggetto. Quindi avremo: Andato: maschile singolare Andata: femminile singolare Andati: maschile plurale o plurale misto Andate: femminile plurale Benissimo! Ora passiamo al secondo errore molto comune! L’uso delle preposizioni A o IN A volte le preposizioni possono essere complicate perché le regole sono molto variabili. Però sento che molto spesso c’è davvero tanta confusione tra le preposizioni A e IN. Prima di tutto devi sapere che in italiano queste preposizioni hanno praticamente lo stesso significato, la differenza sta nelle parole con cui usiamo queste espressioni. Ti faccio un esempio: Sono a Roma Vado a Roma Nei casi precedenti, ho due azioni molto diverse. Nel primo caso sono a Roma, cioè fermo in quella posizione, nel secondo caso invece mi muovo verso la città di Roma. Comunque usiamo la stessa preposizione! In altre lingue, come l’inglese, invece, scegliamo due preposizioni diverse e quindi diciamo in Rome se sono a Roma e to Rome se sto andando a Roma. Ecco perché sbagliare è così facile! Ricorda queste regole. Usiamo la preposizione A con: Le città (a Roma, a Napoli, a Milano) Alcune parole (a scuola, al lavoro, al bar, al ristorante, a piedi, a tavola, etc) Usiamo la preposizioni IN con: I paesi (in Italia, in Spagna), le regioni (in Puglia, in Lombardia), continenti (in America, in Europa) Alcune parole (in ufficio, in montagna, in palestra, etc) I mezzi di trasporto (in autobus, in macchina) Quindi io posso dire: Sono in Puglia Vado in Puglia Come vedi la preposizione non cambia! Ho il nome di una regione, la Puglia, e quindi usiamo sempre IN. Questo è un riassunto molto veloce, se vuoi approfondire questo argomento, trovi delle lezioni approfondite sulle preposizioni nei miei corsi! Dai un’occhiata a www.teacherstefano.com/corsi per più informazioni! Parlando di preposizioni, voglio aggiungere anche una piccola cosa! Se parli di un movimento verso una persona, ricorda che in italiano non diciamo A ma DA! Per esempio: Vado da Luca Vado dal dottore Nel senso che stiamo facendo un movimento verso casa di Luca o lo studio del dottore! Non si dice a Luca o al dottore. Ricordalo! Andiamo avanti col prossimo errore! Il participio passato con avere Questa è una bella regola che gli studenti dimenticano sempre. In sostanza, quelle che succede è che, come ti ho spiegato prima, quando usiamo essere con un tempo passato dobbiamo cambiare il participio passato in base al genere e numero del soggetto, con avere no. Ma attenzione! Se abbiamo un pronome oggetto diretto, dobbiamo cambiare il participio passato in base al genere e numero dell’oggetto sostituito. Aspetta, aspetta! Ora ti spiego meglio. Prendiamo questa frase: Hai mangiato la pizza? → Sì, l’ho mangiata. Cosa sta succedendo qui? Stiamo sostituendo pizza con un pronome oggetto diretto (la) che si combina con il verbo avere (ecco perché l’ho). Poi dobbiamo cambiare mangiato in mangiata perché la parola che abbiamo sostituito (pizza) è femminile e singolare. Capito? Vediamo altri esempi: Hai conosciuto gli amici di Clara? → No, non ancora li ho conosciuti. Hai visto le tue amiche? → Sì, le ho viste ieri! Capito come funziona? È importante! Ricorda però che questo succede SOLO con i pronomi oggetto diretto (generalmente di terza persona singolare e plurale). Ora andiamo avanti con il prossimo errore! Gli aggettivi in -E Un altro errore comune, abbastanza facile però da risolvere, è la concordanza degli aggettivi che finiscono in -e. Spesso sento infatti dire: Le amiche intelligente In realtà, questo è sbagliato perché gli aggettivi che finiscono in -e sono senza genere, cioè significa che hanno soltanto il singolare e il plurale. Quindi al singolare finiscono in -e e al plurale in -i. Per esempio: L’amico intelligente L’amica intelligente Gli amici intelligenti Le amiche intelligenti Altri aggettivi in -e possono essere: felice, triste, amichevole, giovane, etc Uso inappropriato del congiuntivo Finiamo con un errore che fanno gli studenti che hanno appena imparato il congiuntivo. Infatti, se hai studiato il congiuntivo, saprai che si usa principalmente per esprimere dubbio, opinione. Sento spesso questi errore: Secondo me sia bello. Forse sia interessante. No! Il congiuntivo in italiano si può usare se abbiamo due verbi. “Secondo me” e “forse” non sono verbi! Infatti, possiamo dire: Penso che sia bello. Credo che sia interessante! Ma non introdurre il congiuntivo senza un altro verbo. Se vuoi approfondire questo argomento, ho fatto un video su quando NON usare il congiuntivo e puoi guardarlo cliccando qui. Perfetto! Se hai qualche domanda, mandaci un messaggio nella contact section del nostro sito e noi ci sentiamo presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano
- VOLEVO vs HO VOLUTO: which one to choose in Italian
Si dice volevo o ho voluto? Vediamolo nel video di oggi! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo! Oggi parliamo della differenza tra volevo e ho voluto. Abbiamo già parlato della differenza tra imperfetto e passato prossimo e se vuoi puoi puoi approfondire questo argomento qui. Però, nell’articolo di oggi ci concentriamo sulla differenza tra passato prossimo e imperfetto del verbo volere. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Iniziamo ora con le differenze! Passato prossimo Prima di tutto coniughiamo il verbo volere al passato prossimo. Ricorda che con questo verbo possiamo usare come ausiliare sia essere che avere. Scegliamo l’ausiliare giusto in base al verbo che segue. Prima coniughiamo il verbo e poi vediamo alcuni esempi: Benissimo! Come puoi vedere dobbiamo cambiare voluto in base al genere e numero del soggetto SOLO quando usiamo essere. Quindi, quando usiamo essere e quando avere? Vediamo degli esempi: Abbiamo voluto leggere un libro giallo → qui usiamo avere perché leggere richiede avere (ho letto) Siamo voluti andare a ballare ieri sera → qui usiamo essere perché andare richiede essere (sono andato/a) Ma ora vediamo quando usare volere al passato prossimo. Principalmente in tre casi: Ho voluto leggere il libro → qui stiamo esprimendo un’intenzione o desiderio nel passato che poi abbiamo realizzato (abbiamo letto il libro!) Ho sempre voluto leggere questo libro → spesso usiamo volere al passato prossimo con sempre. Ricorda di mettere sempre tra l’ausiliare e il participio passato! Non siete mai voluti andare in pizzeria con noi → lo stesso vale per mai! Ricorda di mettere mai tra l’ausiliare e il participio passato e di usare il non. Imperfetto Ora vediamo quando usare volere all’imperfetto che in realtà è il caso più comune! Infatti, sentirai molto di più volevo che ho voluto. Vediamo quando usarlo con degli esempi in contesto: Volevo leggere il libro → anche in questo caso stiamo esprimendo un’intenzione, un desiderio nel passato. Però non stiamo specificando se l’abbiamo fatto o no. Se diciamo ho voluto, generalmente intendiamo che abbiamo realizzato il nostro desiderio! Ciao, volevo parlarti! → in questo caso stiamo facendo una richiesta, stiamo richiedendo a quella persona di parlare. Usiamo l’imperfetto perché vogliamo essere più gentili. Domani volevo andare al mare, vieni anche tu? → questo è un caso molto strano, usato principalmente nel parlato. Lo usiamo per dire che avevamo l’intenzione nel passato di fare qualcosa nel futuro! Interessante, no? Prima di finire la lezione, vorrei anche dire delle regole simili si applicano anche per dovere. Vediamo queste frasi: Ho dovuto pulire la mia stanza. Dovevo pulire la mia stanza. Secondo te qual è la differenza tra queste due frasi? Beh, nel primo caso significa che abbiamo pulito sicuramente la stanza (per esempio: ho dovuto pulire la mia stanza, ecco perché ero in ritardo). Nel secondo caso non stiamo specificando se l’abbiamo fatto o no, anche se nella maggior parte dei casi significa che avremmo dovuto farlo, ma poi non l’abbiamo fatto (per esempio: dovevo pulire la mia stanza, ma ero troppo stanco e ho dormito). Chiaro? Spero che ora sia più chiaro! Per riassumere, però, ti voglio dire che nella maggior parte dei casi tendiamo a usare questi verbi all’imperfetto, però a volte il passato prossimo è anche necessario! Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- Must-know phrases with PARLARE in Italian
Uno dei verbi più comuni in italiano è il verbo parlare che possiamo usare in tante espressioni diverse! Vediamole nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi parleremo del verbo parlare e di tutte le espressioni che abbiamo in italiano con questo verbo. Chiaramente ti darò anche degli esempi molto utili per capire l’uso di queste espressioni in contesto! Dai, iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Parlare a bassa/alta voce La prima espressione di oggi è molto semplice ed è usata per indicare il volume della nostra voce. Quando il volume è alto diciamo “alta voce”, invece se il volume è basso diciamo “bassa voce”. Vediamo alcuni esempi: Nel museo devi parlare a bassa voce. Puoi parlare ad alta voce? Non sento! Parlare in pubblico Se stai parlando davanti un gruppo consistente di persone per fare un discorso per esempio o un monologo allora stai parlando in pubblico. Per esempio: I politici devono saper parlare in pubblico. Parlare bene/male di Questo mi piace molto! Se associamo gli avverbi bene o male al verbo parlare possiamo dire due cose diverse. Per esempio se io dico che “parlo bene l’inglese” significa che il mio livello di inglese è alto, invece se dico “parlo male l’inglese” significa che il mio livello è basso. Ma non solo! Queste espressioni se associate alla preposizione di + qualcuno significano parlare in un bel modo di qualcuno, facendo per esempio dei complimenti, apprezzando quella persona, o il contrario, dire cose cattive su quella persona, insultarla etc. Vediamo degli esempi: Tutti parlano bene di Luca! È un bravo ragazzo che aiuta tutti! Non parlare male di Roberto! La sua ragazza è qui! Parlare piano Ora vediamo cosa succede se associamo la parola piano al verbo “parlare”. In questo caso, possiamo intendere due cose diverse! O parlare lentamente o a bassa voce. Per esempio: Puoi parlare più piano? Il mio livello di italiano non è ancora così alto. Parla piano! Siamo in biblioteca! Parlare a macchinetta Avete presente quelle persone che parlano super velocemente e che una volta che iniziano a parlare non fanno nemmeno un respiro tra una frase e l’altra? Beh se una persona sta parlando così sta parlando a macchinetta, cioè molto velocemente! Parlare chiaro Se invece associamo al verbo parlare l’aggettivo chiaro il significato è molto interessante. Generalmente usiamo questo aggettivo in quest’espressione: Parliamoci chiaro! Usiamo quest’espressione quando vogliamo essere chiari, trasparenti, schietti, franchi con un altra persona! Parlare a vanvera Se una persona parla senza sapere quello che dice, senza un filo logico, tanto per parlare, allora sta parlando a vanvera. Quindi semplicemente quella persona sta improvvisando. Per esempio se il nostro amico non capisce niente di letteratura ma continua a parlarne possiamo dire: Non ascoltarlo, sta parlando a vanvera! Parlare a vuoto Se invece usiamo a vuoto con parlare, intendiamo comunicare l’idea di parlare, parlare ma senza raggiungere l’obiettivo desiderato. Per esempio, se nostro figlio continua a parlarci perché vuole convincerci per comprargli la nuova PlayStation, ma noi non vogliamo comprargliela, possiamo dirgli: Stai parlando a vuoto! Non te la comprerò! Cioè stai parlando inutilmente, questo non mi farà cambiare opinione! Parlare tra me e me / Parlare da solo/a Finiamo con questa espressione molto facile. Quando noi stiamo parlando con noi stessi, possiamo dire: Sto parlando tra me e me Sto parlando da solo Anzi! Parlare da soli è un ottimo modo per migliorare in una lingua. Te lo consiglio! Benissimo! Abbiamo finito con le espressioni di oggi! Qual è la tua preferita? Fammelo sapere mandandomi un messaggio nella sezione contatti del mio sito. A presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano
- Complete guide to Italian prepositions
Le preposizioni italiane ti fanno venire il mal di testa? Non ti preoccupare! Oggi ti aiuto io! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Oggi siamo qui per parlare di preposizioni italiane, uno degli argomenti più odiati dagli studenti. Ma è normale! Le preposizioni non sono affatto facili però con questa guida cercherò di darti un’idea generale di come funzionano e quali usare in quali situazioni. Se però mentre parli fai degli errori con le preposizioni, non preoccuparti! Pensa che io parlo inglese da 11 anni e comunque a volte sbaglio ancora le preposizioni, però le persone possono capirmi lo stesso. Quindi se fai qualche errore con le preposizioni, non preoccuparti! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Ora iniziamo! Nell’articolo di oggi analizzeremo le preposizioni DI, A, DA, IN, PER, TRA/FRA e i loro usi, quelli più importanti che devi assolutamente conoscere. Iniziamo! DI La preposizione DI ha diversi usi: Aggiungere un’informazione: possiamo usarla per specificare qualcosa, aggiungere un’informazione a qualcosa nella frase. Per esempio: Il libro di matematica è sul tavolo. Mi piace molto questa sciarpa di lana. Possesso: la preposizione DI può anche esprimere possesso, per esempio: La giaccia di Luca è nera. Di chi è questo computer? Provenienza: possiamo usare DI per dire il luogo di provenienza di qualcuno, ma attenzione, usiamo DI generalmente con il verbo essere e le città, non i paesi. Per esempio: Sono di Roma. I miei amici sono di New York. Sono di Italia NO A La preposizione A ha anche molti usi in italiano. Vediamo: La persona a cui è rivolta l’azione: se conosci l’oggetto indiretto, allora sicuramente sai che in italiano, l’oggetto indiretto, è sempre introdotto dalla preposizione A, per indicare la persona a cui è rivolta l’azione. Per esempio: Mando una lettera a mio padre. Do una mano a mia sorella. Nessun movimento: la preposizione A si usa anche per indicare nessun movimento, nel senso che siamo fermi in un posto. Per esempio: Sono a casa. Siamo a Roma per il fine settimana. Movimento verso un luogo: allo stesso tempo possiamo usare la preposizione A per indicare un movimento verso un luogo. Per esempio: Andiamo a Napoli quest’estate. Sto andando al supermercato. Sicuramente questo punto è interessante perché usiamo A sia per indicare un movimento che nessun movimento. Questo perché in italiano, quando dobbiamo scegliere tra A e IN, non scegliamo in base al movimento che stiamo facendo ma in base alla parola che abbiamo. Per esempio le città richiedono sempre A (a Roma, a Napoli, a Milano) e non importa se siamo fermi a Napoli o stiamo andando a Napoli. Mentre IN si usa generalmente con i paesi (in Italia, in Francia, in Germania) e di nuovo non importa se siamo fermi in Italia o stiamo andando in Italia. Se vuoi approfondire quest’argomento, ti consiglio di guardare il mio video sulle differenze tra A e IN. Tempo: per finire usiamo A anche per esprimere il tempo. Per esempio: Ci vediamo alle 12:00. Vado in Italia a Marzo. IN Nessun movimento: anche la preposizione IN si usa anche per indicare nessun movimento, nel senso che siamo fermi in un posto. Per esempio: Vivo in Italia. Sono in macchina. Movimento verso un luogo. Può essere anche usata per indicare un movimento verso un luogo: Mi trasferisco in Inghilterra. Vado in farmacia. Per più informazioni su quando usare A e IN vedi il video che ti ho consigliato prima! Mezzi di trasporto: usiamo IN anche con i mezzi di trasporto. Per esempio: Vado a Venezia in treno. Sono in autobus. DA Ora vediamo gli usi della preposizione DA: Movimento da un luogo (provenienza): la preposizione DA può essere usata per indicare che qualcosa o qualcuno viene da un posto sia nel senso di un movimento da un luogo che provenienza (come di). Per esempio: Il treno arriva da Torino. La mia famiglia viene dall’Italia. Movimento verso una persona: ricorda che quando vogliamo indicare un movimento (o anche il fatto di stare fermi) verso una persona, dobbiamo usare sempre DA non A. Per esempio: Vado da Luca (significa che vado a casa di Luca o comunque verso Luca, verso dove si trova Luca ora) Sono da Luca (molto probabilmente sono a casa sua) Mia madre va dal dottore (molto probabilmente l’ufficio del dottore) Tempo: usiamo DA anche per indicare che un’azione è iniziata nel passato in un momento preciso ma continua ancora nel presente. Generalmente in questo caso usiamo il presente. Per esempio: Vivo in Italia da 10 anni (vivo ancora in Italia ora) Studio l’italiano da 2 mesi (lo studio ancora adesso) Scopo di un oggetto: usiamo la preposizione DA anche per indicare lo scopo, a cosa serve un oggetto. Per esempio: Macchina da scrivere (serve per scrivere) Fucile da caccia (serve per cacciare) Abito da sera (serve per essere indossato la sera) PER Ora vediamo come usare PER: Durata: possiamo usare PER per indicare la durata di un’azione nel passato, presente o futuro. Per esempio: Sono stato in Francia per due settimane. Vado in vacanza in Puglia per 5 giorni. Causa: possiamo usare PER anche per indicare la causa di qualcosa. Per esempio: Mi sento debole per il caldo. TRA/FRA Per finire vediamo gli usi di TRA e FRA. Prima di tutto però devi sapere che in italiano TRA e FRA sono esattamente uguali e se qualcuno ti dice che sono diversi, sbaglia. Sono uguali! Forse possiamo avere una preferenza a usare l’una o l’altra in base al suono della parola che segue. Per esempio "tra tre mesi" potremmo preferire "fra tre mesi" così non abbiamo troppe volte il suono tr, ma onestamente non c’è differenza, io dico sempre "tra tre mesi", senza problemi! Quindi puoi scegliere quella che preferisci! Ora vediamo gli usi: Posizione: possiamo usare TRA/FRA per dire che qualcosa è in mezzo a due cose. Per esempio: La pizzeria è tra la banca e la biblioteca. Alternativa: se vuoi dare delle alternative in italiano puoi usare TRA/FRA: Devi scegliere tra la pizza e il kebab. Tempo: per finire usiamo TRA/FRA anche per il tempo per indicare che un’azione avverrà in un momento preciso nel futuro a partire da ora. Per esempio: Ci vediamo tra due giorni (se oggi è mercoledì, ci vediamo venerdì). Tra un anno mi trasferisco in Polonia. Allora, che ne dici? Capisci meglio le preposizioni adesso? Spero di sì! Se hai delle domande fammi sapere mandandomi un messaggio nella sezione contatti. Ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- CONDITIONAL CLAUSES in Italian | Il PERIODO IPOTETICO in Italiano
Scopriamo come funzionano i periodi ipotetici in italiano! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo di grammatica italiana. Oggi parliamo del periodo ipotetico in italiano e quali sono i tipi di periodo ipotetico. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Prima di tutto devi sapere che in italiano esistono tre tipi di periodo ipotetico: Periodo ipotetico del I tipo o della realtà Periodo ipotetico del II tipo o della possibilità Periodo ipotetico del III tipo o dell’irrealtà Un’altra cosa che devi sapere è che ogni periodo ipotetico è formato da due parti: L’introduzione generalmente con SE che esprime la condizione o l’ipotesi La conseguenza o l’effetto alla nostra ipotesi Noi possiamo scegliere il periodo ipotetico più adatto in base alla nostra ipotesi. Vediamo i diversi casi. Periodo ipotetico della realtà In questo caso, la nostra ipotesi viene presentata come un fatto reale. Vediamo subito un esempio: Se ho tempo, preparo una torta → qui la nostra condizione è “se ho tempo” quindi l’introduzione del periodo ipotetico. Se questa condizione si verifica, quindi se ho tempo, allora la conseguenza “preparo una torta” succederà sicuramente. Chiamiamo questo periodo ipotetico della realtà perché vediamo il fatto di avere tempo come una cosa reale. Formare il periodo ipotetico della realtà è molto semplice perché è estremamente flessibile. Infatti, possiamo usare diverse combinazioni di tempi: Se + presente + presente → Se ho tempo, preparo una torta Se + futuro + futuro → Se avrò tempo, preparerò una torta Se + presente + futuro → Se ho tempo, preparerò una torta Se + presente + imperativo → Se hai tempo, prepara una torta! Periodo ipotetico della possibilità In questo caso, l’ipotesi viene presentata come possibile. Vediamo subito un esempio: Se avessi tempo, preparerei una torta → in questo caso ho tempo? Probabilmente no, ma se avessi la possibilità di avere tempo, ALLORA preparerei una torta. Come puoi notare, tutto gira intorno all’idea di possibilità. Questo periodo ipotetico è molto rigido, infatti si forma sempre nello stesso modo: Se + congiuntivo imperfetto + condizionale presente Se hai dei problemi con la coniugazione del congiuntivo, allora ti consiglio di guardare il mio video su questo argomento. Puoi guardarlo cliccando qui. Però voglio adesso dirti un’altra frase: Se ci fossero due ore in più al giorno, preparerei due torte → questa frase può sembrare un po’ strana perché chiaramente NON possono esserci due ore in più al giorno, un giorno è formato da solo 24 ore. Di conseguenza è una cosa impossibile! Allora perché questo è comunque un periodo ipotetico della possibilità? È proprio questo il punto! Anche se qualcosa è ovviamente impossibile, comunque possiamo fare un periodo ipotetico della possibilità. Infatti, se ci fosse la possibilità di avere due ore in più al giorno (anche se questo è impossibile) allora preparerei due torte. Questo è il caso che a me piace chiamare come la possibilità impossibile. Anche se è una cosa è impossibile tu devi pensare: se ci fosse la possibilità di… allora… Altri esempi di questa possibilità impossibilità possono essere: Se fossi un animale, sarei un leone. Se potessi volare, attraverserei tutto il mondo in un istante. Se avessi la capacità di leggere la mente, saprei davvero cosa vogliono le persone. Spero che ora questo periodo ipotetico sia più chiaro! Periodo ipotetico dell’irrealtà Nell’ultimo caso, nel periodo ipotetico dell’irrealtà, l’ipotesi viene presentata come irreale, che attenzione non significa impossibile, ma semplicemente qualcosa che non possiamo cambiare. Infatti, quando parliamo di questo periodo ipotetico parliamo sempre del passato, di qualcosa che non possiamo cambiare. Vediamo un esempio: Se avessi comprato le uova, ora potrei preparare una torta → la prima domanda è: ho comprato le uova? No! Quindi già posso capire che mi trovo di fronte ad un periodo ipotetico dell’irrealtà, perché abbiamo un fatto passato, comprare le uova, che non si è realizzato, non ho comprato le uova e non posso fare niente per cambiare la situazione. E qual è la conseguenza al fatto che non ho comprato le uova? Beh, non posso preparare la torta. Se avessi comprato le uova, ora potrei prepararla, ma dato che non ho comprato le uova, non posso prepararla. Quindi la nostra ipotesi è irreale perché non possiamo cambiare la situazione e la conseguenza non realizzata nel presente. Se avessi avuto più tempo, avrei potuto preparare una torta → facciamo lo stesso ragionamento. Avevo tempo in passato? No. Ho potuto preparare la torta? No? Non abbiamo avuto tempo e non possiamo cambiare la situazione e la conseguenza (preparare la torta) non si è realizzata nel passato. Quindi come possiamo formare il periodo ipotetico dell’irrealtà? Sostanzialmente in due modi: Se + congiuntivo trapassato + condizionale presente → se la conseguenza non si realizza nel presente Se + congiuntivo trapassato + condizionale passato → se la conseguenza non si realizza nel passato Spero che ora tu abbia capito meglio come funziona il periodo ipotetico in italiano. Per qualsiasi domanda mandami un messaggio nella sezione contatti del mio sito e ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- Il Participio Passato in Italiano
Si dice “ho mangiato” o “ho mangiata"? Beh, tutte e due sono corrette, più o meno! Scopriamolo nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Oggi voglio parlare del participio passato e come questo cambia in base alla frase che abbiamo. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Prima di iniziare però cerchiamo di fare un piccolo ripasso del participio passato. Il participio passato si forma aggiungendo -ATO ai verbi in -ARE (amato), -UTO ai verbi in -ERE (caduto) e -ITO ai verbi in -IRE (partito), questo chiaramente per i verbi regolari. Il participio passato serve a formare i tempi composti, cioè quei tempi che si formano con un verbo ausiliare (essere o avere) e poi il participio passato (come passato prossimo, trapassato prossimo, futuro anteriore etc). Quindi per esempio “ho mangiato”, “ero andato”, “avrò fatto” etc. Ma, come forse già sai, in alcuni casi il participio passato non cambia e in altri, potrebbe cambiare. Vediamo come funziona! Essere VS avere Nei tempi composti, in alcuni casi possiamo usare il verbo essere e in altri casi il verbo avere. Questo dipende dal verbo che abbiamo. Nella maggior parte dei casi usiamo avere, ma con alcune tipologie di verbo, come per esempio i verbi che esprimono movimento o i verbi riflessivi, usiamo essere. Se vuoi imparare meglio queste regole, dai un’occhiata a questo video che ho realizzato sul mio canale. La scelta tra essere e avere è molto importante perché influenza il participio passato. Questa è la regola: Se usiamo come ausiliare avere, il participio passato non cambia. Se usiamo essere, dobbiamo cambiare il participio passato in base al genere e numero del soggetto. Vediamo degli esempi: Quindi, prendiamo per esempio il verbo mangiare. Questo verbo richiedere avere, quindi il participio passato non cambierà e tutti diremo mangiato. Se invece prendiamo andare, che è un verbo di movimento che richiede essere, allora dobbiamo cambiare il participio passato in base al numero del soggetto: Andato (maschile singolare) Andata (femminile singolare) Andati (maschile plurale) Andate (femminile plurale) Chiaro? Ricorda questo, in base al soggetto! Vediamo degli esempi pratici: Abbiamo mangiato una buona pizza ieri sera. Lucia ha scritto un libro. Io e Michele siamo andati in biblioteca. Francesca è stata in vacanza a Parigi. Le mie figlie si sono divertite molto alla festa. Il pronome oggetto diretto Però, se nella frase abbiamo un pronome oggetto diretto… le cose cambiano! Ricorda che il pronome oggetto diretto sostituisce un oggetto diretto, cioè l’oggetto della nostra azione che non è mai preceduto da una preposizione. Per esempio nelle frasi “io chiamo Luca” o “lei mangia la pizza”, Luca e la pizza sono gli oggetti diretti che possono essere sostituiti dai pronomi oggetto diretto. Facciamo un piccolo ripasso: Mi Ti Lo/La Ci Vi Li/Le Perché ti dico questo? Vediamo la regola: Quando abbiamo un pronome oggetto diretto in una frase con un participio passato, il participio passato cambia in genere e numero in base all’oggetto sostituito dal pronome. Generalmente facciamo questo solo con i pronomi oggetto diretto di terza persona LO, LA, LI e LE. Dai, vediamo degli esempi pratici! Prendiamo le frasi di prima e rendiamole passate: Io ho chiamato Luca → Io l’ho (lo ho) chiamato: in questo caso chiamato rimane uguale perché stiamo sostituendo Luca che è maschile e singolare. Lei ha mangiato la pizza → Lei l’ha (la ha) mangiata: qui cambiamo mangiato in mangiata perché stavamo sostituendo pizza che è femminile e singolare. Ho incontrato i miei amici → Li ho incontrati: qui diciamo incontrati perché stiamo sostituendo amici che è maschile e plurale. Quindi prima di tutto possiamo vedere che, al contrario di essere, con avere cambiamo il participio passato in base all’oggetto non il soggetto e lo facciamo SOLO se abbiamo sostituito quell’oggetto con un pronome. Voglio anche farti notare che in italiano usiamo i pronomi oggetto diretto SOLO con i verbi che richiedono avere, quindi non succederà mai che devi cambiare il participio passato in base al pronome oggetto diretto con un verbo che richiede essere. E poi voglio insegnarti questo trucco: LO → -ATO, -UTO, -ITO LA → -ATA, -UTA, -ITA LI → -ATI, -UTI, -ITI LE → -ATE, -UTE, -ITE È molto utile ricordare questo schema! Attenzione però la regola di cui ti ho parlato vale SOLO per i pronomi oggetto diretto! Con i pronomi indiretti NO! Quindi per esempio: Ho mandato una lettera a Lucia → Le ho mandato una lettera. Ho parlato ai ragazzi della situazione → Gli ho parlato della situazione. Il pronome NE Anche con la particella NE potremmo dover cambiare il participio passato, ma dipende da cosa NE sta sostituendo. Vediamo queste regole: Se NE sostituisce una quantità o un nome in senso partitivo, allora dobbiamo cambiare il participio passato. Per esempio: Quante mele hai comprato? - Ne ho comprate dieci. Quanti pezzi di pizza hai mangiato? - Ne ho mangiati un po’. Se NE sostituisce una parola o un’intera frase introdotta dalla preposizione DI con uno di quei verbi o espressioni che richiedono DI allora non devi cambiare il participio passato: Avete parlato dei nuovi progetti? - No, non ne abbiamo parlato! Se non hai capito bene questa parte, ti consiglio di vedere il mio video su NE per approfondire questo argomento e poi magari torna su questo video. Pronomi doppi Per finire, se abbiamo un pronome doppio (quindi pronome oggetto indiretto + pronome oggetto diretto o NE) allora cambiamo il participio passato in base all’oggetto diretto. Per esempio: Hai detto la verità a Luca? - Sì, gliel’ho (gli + la) detta. Hai le mie chiavi? - No, non me le hai ancora date. Benissimo! Spero che ora sia più chiaro! E se hai qualche domanda, fammelo sapere contattandomi nella sezione contatti del mio sito. Ci sentiamo presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano
- How to improve in Italian
Segui questa guida passo passo per migliorare il tuo italiano! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Quest’articolo sarà un po’ diverso, perché sarà una sorta di guida che ti consiglio di seguire passo passo per migliorare in italiano. Ti consiglierò del materiale utile da usare per studiare e anche delle attività pratiche. Iniziamo! Grammatica Quando si tratta di imparare una nuova lingua, alcune persone potrebbero dire che la grammatica non è così importante. Per me la grammatica è un elemento cruciale per sviluppare le tue competenze linguistiche. Infatti, senza una buona conoscenza grammaticale, sarà difficile esprimersi in modo fluente e preciso in italiano. È normale commettere errori, fa parte del processo di apprendimento quindi non devi sapere la grammatica perfettamente prima di iniziare a parlare, anzi devi iniziare a parlare il prima possibile, anche facendo tantissimi errori! Ma ignorare completamente la grammatica limiterebbe la tua capacità di comunicare in modo efficace e flessibile. Per la grammatica, ti consiglio di guardare i miei video sul canale YouTube, troverai video su tantissimi argomenti e tutti i video hanno i sottotitoli in italiano e in inglese. Li trovi anche divisi in playlist (preposizioni, verbi pronominali, congiuntivo etc). Sono sicuro che ti aiuteranno molto. Conversazione Oltre a studiare la grammatica e acquisire conoscenze teoriche, è fondamentale esercitare la conversazione per migliorare la tua abilità nell'italiano. Non puoi davvero mettere in pratica ciò che hai imparato finché non inizi a parlare con le persone. Puoi trovare dei partner linguistici con cui esercitarti o considerare l'opzione di un professore a pagamento su siti come Italki o Preply per parlare con qualcuno in italiano. Questo aspetto è estremamente importante perché una lingua non è solo una questione di conoscenza, ma anche di pratica. Puoi pensare all'apprendimento linguistico come imparare a guidare una bicicletta: posso spiegarti come fare, posso dirti quali sono le regole, ma fino a quando non sali sulla bicicletta e pedali, non acquisirai la vera abilità. Allo stesso modo, è fondamentale impegnarsi nella conversazione per mettere in pratica le conoscenze grammaticali ma anche per essere più sicuri di noi stessi. Infatti, non aver paura di commettere errori durante le conversazioni, perché è proprio attraverso gli errori che imparerai e migliorerai in italiano! Esposizione alla lingua Un altro aspetto fondamentale per migliorare il tuo italiano è l'immersione e l’esposizione alla lingua attraverso contenuti autentici. Guardare film e serie TV in italiano, ascoltare podcast o seguire programmi radio in italiano sono dei modi eccellenti per entrare in contatto con la lingua. Questi contenuti ti consentono di familiarizzare con la pronuncia naturale, l'intonazione e l'uso reale della lingua. Inoltre, ti offrono l'opportunità di espandere il tuo vocabolario e di apprendere modi di dire e espressioni comuni. I film e le serie TV possono anche offrire un contesto visivo che aiuta a comprendere il significato delle parole e delle espressioni. I podcast, invece, possono fornire contenuti interessanti e stimolanti su una vasta gamma di argomenti, permettendoti di ascoltare il vero italiano parlato da madrelingua. Io ti consiglio assolutamente di considerare il mio podcast The Teacher Stefano Show. Troverai tre tipologie di episodi: Ripeti con me: Se vuoi migliorare la tua pronuncia e imparare tante nuove parole ed espressioni nello stesso momento, questi episodi sono perfetti per te. In questo genere di episodi ti insegnerò alcune espressioni su uno specifico argomento e tu avrai il tempo di ripetere con me ogni volta che senti un suono. Mi raccomando, ripeti ad alta voce, è fondamentale! Questi episodi sono indicati per un livello principiante e intermedio. Capisci l’italiano: con gli episodi di questa categoria, ascolterai dei paragrafi o dialoghi letti da italiani nativi e poi dovrai rispondere (direttamente nel podcast) ad alcune domande. Poi io ti rileggerò il paragrafo, ti spiegherò alcune parole ed espressioni più difficili e vedremo insieme le risposte corrette alle domande. Per questi episodi è necessario avere almeno una conoscenza base dell'italiano. Sono super utili! Altri episodi: che possono essere conversazioni libere, serie su argomenti particolari o interviste. Se vuoi per il mio podcast puoi anche scaricare la trascrizione parola per parola delle puntate e anche la spiegazione di alcune parole ed espressioni più difficili per le puntate libere. Puoi abbonarti alle trascrizioni cliccando qui. Lettura Anche la lettura è un elemento essenziale per sviluppare le tue competenze linguistiche in italiano. Attraverso la lettura, puoi espandere il tuo vocabolario, migliorare la comprensione scritta e familiarizzare con la struttura e la grammatica della lingua. Leggere libri, riviste, articoli o anche semplicemente brevi racconti in italiano ti permette di esplorare diverse tematiche e stili di scrittura, migliorando così la tua capacità di esprimerti in modo accurato e creativo. Per questo voglio consigliarti assolutamente i miei libri Estate Italiana, Natale Italiano e Vacanze Italiane. In questi libri potrai leggere delle storie brevi in italiano con tanti esercizi e attività per migliorare il tuo vocabolario e mettere alla prova le tue capacità di comprensione. Li trovi sul mio sito www.teacherstefano.com/libri. Corso di italiano Per finire, non posso non consigliarti di fare un corso di italiano. Diciamo che questa è un po’ una scorciatoia che ti permetterà di migliorare in modo più veloce e strutturato. Per esempio il mio corso Italiano Vero ti permetterà di seguire un programma altamente strutturato e migliorare in tutti gli aspetti della lingua. Presto riaprirà per le iscrizioni e se vuoi puoi iscriverti alla lista d’attesa, puoi farlo cliccando qui! Spero che questa guida ti sia piaciuta! Se hai domande non esitare a mandarmi un messaggio nella sezione contatti del mio sito! Ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- Quando NON usare il congiuntivo in italiano
Abbiamo studiato spesso quando usare il congiuntivo, ma ora vediamo quando NON usarlo in italiano! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Nel video di oggi voglio parlare di alcuni casi in cui non dobbiamo usare il congiuntivo. Infatti, se hai studiato il congiuntivo in passato sicuramente hai anche studiato quali sono i casi in cui usarlo. Per esempio con i verbi che indicano un’opinione oppure le espressioni impersonali. Comunque ti consiglio di guardare questa playlist di video in cui parlo del congiuntivo in italiano e sono sicuro che la troverai molto utile! Adesso però cerchiamo di capire quali sono i casi in cui NON si usa il congiuntivo, dai iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Espressioni che esprimono certezza Si dice che il congiuntivo è il modo dell’incertezza, della soggettività, delle opinioni. Non sono pienamente d’accordo con questa affermazioni perché usiamo il congiuntivo con parole ed espressioni che non esprimono nulla di tutto ciò. Ma comunque ricordare che nella maggior parte dei casi usiamo il congiuntivo può essere utile perché quando abbiamo un’espressione che esprime certezza, allora non usiamo il congiuntivo. Vediamo alcuni esempi: Sono certo che Luca e Chiara stanno insieme. Siamo sicuri che avete lasciato le luci accese a casa! Non c’è dubbio che mia sorella è la migliore cuoca della casa. Secondo me, forse, etc Molto spesso, sento gli studenti che hanno appena imparato il congiuntivo, usarlo con espressioni come secondo me, forse, proprio perché queste espressioni esprimono dubbio, incertezza, opinione. Ma attenzione, è vero che quest’espressioni esprimono un dubbio, opinione o incertezza ma il congiuntivo, tranne in alcuni casi, si usa nelle frasi dipendenti. Per esempio, se io dico: Penso che tu sia una brava ragazza → penso è la frase principale da cui dipende la frase dipendente tu sia una brava ragazza. Noi usiamo il congiuntivo nella frase dipendente perché il verbo della frase principale (penso) richiede il congiuntivo. Quindi capiamo che usiamo il congiuntivo nelle frasi dipendenti, non nelle frasi principali, perciò, se uso secondo me o forse in una frase principale, il congiuntivo non è necessario! Per esempio: Secondo me è meglio partire alle 7 di mattina per non trovare traffico. Forse devi studiare di più per questo esame. Anche se Questa congiunzione italiana, anche se, è molto usata in italiano e non richiede il congiuntivo. Ha lo stesso di significato di altre congiunzioni come nonostante o sebbene che al contrario richiedono il congiuntivo. È questo infatti il motivo per cui noi italiani tendiamo ad usare anche se di più rispetto a nonostante o sebbene, perché anche noi vogliamo evitare il congiuntivo. Per esempio: Abbiamo deciso di uscire anche se piove. Anche se sono stanco, devo finire di lavorare. ATTENZIONE però, se anche se è usato in un periodo ipotetico, allora dobbiamo usare il congiuntivo: Anche se piovesse, usciremmo comunque → in questo caso sto facendo un’ipotesi (ora non piove, ma potrebbe piovere dopo), quindi usiamo il congiuntivo! Dopo che VS prima che Il congiuntivo in italiano è strano. Infatti, con due espressioni correlate, prima che e dopo che usiamo il congiuntivo solo con prima che. Quindi ricorda che dopo che non richiede il congiuntivo. Vediamo questi esempi: Prima che tu venga a casa, compra il latte. Ho pianto dopo che sei partito. Capire Questa è una regola abbastanza avanzata, ma con il verbo capire usiamo il congiuntivo oppure no in base al significato di capire. Infatti, questo verbo ha principalmente due significati: rendersi conto e trovare naturale, ovvio. Vediamo alcuni esempi: Capire come rendersi conto: quando capire ha questo significato allora NON usiamo il congiuntivo. Per esempio: La mia fidanzata non capisce che sono stanco di uscire tutte le sere. Capire come trovare naturale: in questo caso usiamo il congiuntivo: Capisco che tu sia stanco di uscire tutte le sere. Frasi con lo stesso soggetto Inoltre, ricorda che in italiano tendiamo a non usare il congiuntivo ma la costruzione di + infinito quando il soggetto della frase principale è lo stesso della frase dipendente. Per esempio: Sono felice di essere qui (io sono felice che io sia qui) Luca pensa di essere il migliore del mondo (Luca pensa che lui (Luca) sia il migliore del mondo) Il futuro al posto del congiuntivo Per finire, ricorda che molto spesso in italiano possiamo usare il futuro semplice al posto del congiuntivo semplicemente perché il congiuntivo futuro non esiste! Per esempio: Penso che Francesca arriverà in ritardo. È probabile che domani pioverà. Fantastico! Spero che questo articolo ti sia piaciuto e che tu abbia imparato tante nuove cose sul congiuntivo in italiano. Per qualsiasi domanda, fammi sapere mandandomi un messaggio nella sezione contatti del mio sito. Un abbraccio, Teacher Stefano
- 6 ITALIAN IDIOMS you MUST Know for everyday conversation
Vediamo sei espressioni popolari che usiamo spesso in italiano! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo, come va? Quando impariamo una nuova lingua è molto importante imparare la grammatica e il vocabolario ma anche espressioni popolari che sono spesso usate nella lingua di tutti i giorni. Per questo motivo voglio insegnarti sei espressioni popolari che usiamo spesso. Dai iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Chi cerca trova Questa espressione significa che se cerchi qualcosa con impegno e determinazione, alla fine lo troverai, anche se all’inizio sembra molto difficile! Questa frase sottolinea l'importanza di perseverare e non arrendersi. Per esempio Immagina che tu stia cercando lavoro. Se mandi molte candidature e fai molte ricerche, potresti trovare un'opportunità che si adatta alle tue competenze e interessi. Meglio tardi che mai Quest’altra espressione significa che è preferibile fare qualcosa anche se si è in ritardo piuttosto che non farlo affatto. Questa espressione enfatizza l'importanza di agire, anche se non si è riusciti a farlo inizialmente. Per esempio supponiamo che tu abbia promesso a un amico di aiutarlo a traslocare. Sei in ritardo e il lavoro principale è già stato fatto, ma puoi comunque offrire il tuo aiuto per le ultime piccole cose. Meglio tardi che mai! Non c’è due senza tre Quest’espressione significa che quando un evento si verifica due volte, è molto probabile che si verifichi una terza volta. Quindi in generale usiamo questa frase per dire che gli eventi tendono a ripetersi. Per esempio, immagina di essere un tifoso di calcio e che la tua squadra preferita ha vinto i primi due campionati di fila. Utilizzando l'espressione "non c'è due senza tre", potresti dire che la tua squadra ha buone possibilità di vincere anche il terzo campionato consecutivo. Questo perché hai notato un modello di successo che si è ripetuto due volte e sei ottimista che possa ripetersi ancora una volta. Quindi, potresti dire: "La mia squadra ha vinto i primi due campionati, non c'è due senza tre, sono sicuro che vinceremo anche il terzo!” In bocca al lupo Quest’espressione non ha molto senso se tradotta in modo letterale ma è semplicemente un modo di augurare buona fortuna a qualcuno. È una frase comune usata prima di un evento o un'occasione importante. Per esempio, se un amico sta per fare un esame, puoi dirgli "In bocca al lupo!" per augurargli buona fortuna. Patti chiari, amicizia lunga Quest’altra frase comune significa che è meglio stabilire accordi chiari fin dall'inizio per evitare incomprensioni o problemi futuri. Generalmente la usiamo per sottolineare l'importanza della chiarezza nelle relazioni. Per esempio, se stai condividendo un appartamento con un coinquilino, è consigliabile discutere delle spese, delle regole della casa e degli orari con chiarezza sin dall'inizio per evitare conflitti futuri. Quindi puoi dire per esempio: “una settimana pulisco io e una settimana tu e invece la spazzatura la buttiamo ogni due giorni una volta io e una volta tu. Patti chiari, amicizia lunga!”. Quest’espressione molto spesso però tende ad essere un po’ negativa, nel senso che possiamo intendere questa frase come una raccomandazione un po’ aggressiva. Meglio soli che male accompagnati Per finire, quest’ultima espressione significa che è preferibile stare da soli piuttosto che essere in compagnia di persone negative o che ci fanno del male. Questa frase sottolinea l'importanza di scegliere le persone con cui ci si circonda. Per esempio: se hai un amico che ti tratta male o influisce negativamente su di te, potrebbe essere meglio allontanarti da quella persona e stare da solo, piuttosto che subire ulteriori danni. Conoscevi queste espressioni? Esistono delle espressioni simili nella tua lingua? Fammelo sapere mandandomi un messaggio nella sezione contatti del mio sito! Ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- MIGLIORE vs MEGLIO in Italian: Which One To Choose?
Si dice MEGLIO o MIGLIORE? Scopriamolo nell'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi parleremo della differenza tra MEGLIO e MIGLIORE che è sempre un argomento molto discusso tra gli studenti di italiano. Voglio ricordarti che se sei interessato/a a ricevere ogni domenica dei contenuti interessanti per studiare l’italiano puoi iscriverti alla mia newsletter! Iscriviti alla newsletter Prima di tutto però cerchiamo di capire che cosa sono MEGLIO e MIGLIORE. Per fare questo devo spiegarti che cosa sono i comparativi e i superlativi e la differenza tra un aggettivo e un avverbio. In italiano un comparativo è un modo per esprimere che qualcosa è più o meno di qualcos’altro. Per esempio: La casa di Gianni è più grande della mia. La pizza che fanno a Napoli è più buona della pizza che fanno a Roma. Per quanto riguarda il superlativo, devi sapere che ne esistono di due tipi: Superlativo relativo: serve per dire che qualcosa è la più bella, grande, o altro, rispetto ad un gruppo circoscritto di altre cose. Per esempio: Luca è il più simpatico della classe (più simpatico relativo alla sua classe) La Ferrari è la macchina più veloce del mondo (più veloce relativo a tutte le macchine del mondo) Puoi notare come il superlativo relativo presenta sempre l’articolo davanti. Superlativo assoluto: non parleremo di questo nell'articolo di oggi, ma il superlativo assoluto serve per dire che qualcosa è bellissimo, buonissimo, senza limiti. Per esempio: Roma è bellissima o Roma è molto bella. I miei amici sono simpaticissimi o I miei amici sono molto simpatici. Ora che sappiamo la differenza tra comparativo e superlativo cerchiamo di capire la differenza tra un aggettivo e un avverbio. In italiano un aggettivo serve per aggiungere un’informazioni a un nome invece un avverbio aggiunge un’informazione a un verbo (ecco perché avverbio!) o a un aggettivo. Per esempio: La pizza è buona → l’aggettivo “buona” aggiunge un’informazione in più alla parola pizza. Luca è molto simpatico → l’aggettivo “simpatico” aggiunge un’informazione a Luca, mentre l’avverbio “molto” aggiunge un’informazione a simpatico. Mi sono svegliato improvvisamente quando ho sentito il rumore → l’avverbio “improvvisamente” aggiunge un’informazione come mi sono svegliato, al verbo. Benissimo! Ora devi sapere che in italiano esistono alcuni aggettivi e avverbi che hanno il comparativo e superlativo relativo irregolari. Tra questi abbiamo l’aggettivo buono e l’avverbio bene. Vediamo questa tabella: Come possiamo osservare dalla tabella, capiamo che migliore o il migliore sono i comparativi e i superlativi relativi di buono e significano più buono e il più buono. Invece, bene non ha forme standard (non si può dire più bene in italiano, anche se l’ho inserito nella tabella perché renderà la spiegazione più facile dopo, ma ricorda più bene è sbagliato!) ma ha solo forme irregolari: meglio e il meglio. Quindi possiamo capire molto semplicemente una cosa! Migliore è un aggettivo e meglio è un avverbio. Allora potresti pensare, facile! Usiamo migliore con i nomi e meglio con i verbi. Vediamo alcuni esempi con i comparativi soltanto, più tardi parleremo del superlativo relativo. Gli esempi sono: La pizza di Napoli è migliore di quella che fanno a Roma (aggettivo) Mia sorella sa ballare meglio di te (avverbio) Sembra semplice! Purtroppo però non è sempre così, perché nell’italiano parlato non seguiamo sempre questa regola. Infatti, impara queste regole: Quando stiamo dicendo più buono, quindi abbiamo un aggettivo, allora possiamo usare MIGLIORE e MEGLIO. Nonostante la scelta grammaticale corretta sia MIGLIORE, MEGLIO è ampiamente usato nella lingua di tutti i giorni. Quando stiamo dicendo più bene, che non si può dire, ma per farti capire che stiamo parlando di un avverbio, allora possiamo usare solo MEGLIO. Vediamo quindi degli esempi con queste regole colloquiali che abbiamo imparato: La pizza di Napoli è meglio/migliore di quella a Roma. La pasta al sugo con il parmigiano è meglio/migliore. Ovviamente il mio consiglio è quello di rispettare la regola grammaticale e usare MIGLIORE o PIÙ BUONO come aggettivo e MEGLIO come avverbio. Però devi sapere che nella lingua di tutti i giorni potresti sentire anche MEGLIO usato in questo modo improprio. Per quanto riguarda invece il superlativo relativo, la regola si rispetta sempre, quindi non possiamo usare IL MEGLIO al posto di IL MIGLIORE. Per esempio: Il cibo italiano è il più buono/il migliore del mondo (qui non possiamo dire il meglio) Questo è il meglio che posso fare. Capisco che questo argomento è un po’ complesso, ma spero che con questa spiegazione ora sia tutto più chiaro! Per qualsiasi domanda, fammi sapere contattandomi nella contact section del mio sito. Un abbraccio, Teacher Stefano