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- DO NOT EVER make these mistakes in Italian…
Quando un errore è davvero un errore in italiano? Scopriamolo nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Oggi voglio parlare di un argomento un po’ diverso dal solito che però è molto importante. Io faccio video su Instagram e YouTube da ormai 3 anni e a volte ricevo dei commenti sotto i miei poco carini. Questi commenti di solito vengono da parte degli italiani che correggono alcune cose che dico nei video. Io sono umano e anche io faccio degli errori ovviamente, ma le correzioni di questi italiani non sono delle correzioni giuste. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Di solito, le persone che fanno questi commenti sono dei puristi della lingua, che correggono “errori” che nella grammatica tradizionale sono considerati “errori” ma nella grammatica moderna o comunque nella lingua attuale, non sono più errori! Questo perché la lingua cambia, si evolve e di conseguenza cose che prima erano definiti errori ora non lo sono più! E poi ricordiamoci che non sono i libri o la storia a decidere la grammatica di una lingua, ma sono i parlanti di quella lingua che decidono, involontariamente, come la lingua si evolve! Quindi vediamo quali sono alcuni “errori” che secondo la grammatica tradizionale sono appunto errori, ma che ora, in realtà, sono ampiamente accettati e usati dalla popolazione italiana! I pronomi personali Iniziamo dai pronomi personali lui, lei e loro. Quando noi italiani andiamo a scuola, alla scuola elementare, impariamo i verbi. Per esempio se ci insegnano il verbo amare al presente, la maestra ci insegnava questo: Io amo Tu ami Egli ama Noi amiamo Voi amate Essi amano Egli? Essi? E sì! Originariamente nella lingua italiana, i pronomi personali per lui, lei e loro erano diversi! Avevamo: Egli → lui Ella → lei Essi → loro Ma perché c’è questa differenza? La differenza nasce per distinguere il pronome soggetto dal pronome oggetto. Infatti, egli indica sempre il soggetto dell’azione, invece lui teoricamente dovrebbe indicare un oggetto. Ti faccio un esempio: Egli è andato a casa. Gianluca ha visto lui al supermercato. Ora… queste frasi sono molto strane in italiano, anche se corrette! Riscriviamole: Lui è andato a casa. Gianluca l'ha visto al supermercato. Quindi, egli davvero sembrerebbe molto strano in italiano e generalmente preferiamo lo al posto di lui come oggetto diretto. Lui può essere anche un oggetto diretto, ma preferisco non parlare anche di questo nell’articolo, altrimenti diventa troppo complicato. Però ho già fatto un video su questo argomento che puoi guardare dopo cliccando qui. Ma quando abbiamo smesso di usare egli, ella e essi per usare lui, lei e loro? Tanto tanto tempo fa! Già nel 1400, si preferivano usare le forme lui, lei e loro! I puristi della lingua però hanno sempre condannato questo uso fino a quando nel 1840, Manzoni si è opposto a questa condanna e ha usato nel suo famosissimo romanzo I Promessi Sposi, le forme lui, lei e loro. Da quel momento anche i libri di grammatica hanno cambiato questa regola. Quindi, quando faccio dei video in cui coniugo dei verbi, se leggete un commento di persone che dicono “si dice egli non lui!!”, ignorate il commento! GLI come LORO Rimaniamo in tema pronomi e parliamo di GLI, il pronome oggetto indiretto. Per capire bene questo punto devi sapere le regole dei pronomi oggetto indiretto (ti lascio questo video per capire meglio). I pronomi oggetto indiretto servono per sostituire un oggetto indiretto, cioè la persona a cui è diretta l’azione. Per esempio, se io dico: Mando una lettera a Luca → posso sostituire a Luca con un oggetto indiretto e dire gli → Gli mando una lettera Quali sono i pronomi oggetto indiretto? Abbiamo: Mi Ti Gli/Le Ci Vi Gli (Loro) Quindi? Perché abbiamo GLI due volte? Teoricamente, secondo le grammatiche tradizionali, il pronome oggetto indiretto di terza persona plurale dovrebbe essere LORO. Ma questo pronome segue delle regole strane! Infatti, al contrario di tutti gli altri pronomi, si mette DOPO il verbo. Per esempio: Ho dato il regalo ai ragazzi → Ho dato loro il regalo No, è troppo strano! Letteralmente sembra molto formale o comunque vecchio stile! Nell’italiano di oggi o non sostituiamo ai ragazzi, che è un’alternativa valida, o usiamo gli: Gli ho dato il regalo → chiaramente questo può creare dei fraintendimenti perché potrebbe anche essere a lui, quindi o siamo sicuri che dal contesto è chiaro che ci riferiamo a loro, oppure non sostituiamo l’oggetto indiretto. Chiaro? Andiamo avanti! A ME MI Cari amici spagnoli, lo so, nella vostra lingua questo si dice sempre! E in italiano? Questa questione è molto dibattuta. Infatti, tante persone in italiano evitano l’espressione a me mi, anche io a volte, perché considerata molto sbagliata. Perché questo? Beh, perché “a me” e “mi” sono teoricamente la stessa cosa, quindi è come avere una ripetizione! Ma ora voglio leggerti una frase: Il caffè lo prendo amaro → Io prendo il caffè amaro. Perché diciamo il caffè lo prendo amaro. Teoricamente lo sostituisce caffè, ma perché usare un pronome che sostituisce caffè se caffè è nella frase? Questo è un chiaro esempio di dislocazione, un fenomeno linguistico italiano estremamente comune che prevede lo spostamento di parole all’interno di una frase per enfatizzarle e l’aggiunta di un pronome. Altri esempi sono: Lo prendo amaro il caffè. A Luca gli piace tantissimo sciare. Cosa ne pensi del film? Quindi… se “il caffè lo”, “a Luca gli”, “ne e del film” sono corretti… perché a me mi no? Non lo so! Le regole grammaticali hanno previsto che a me mi, essendo una ripetizione, fosse sbagliato, ma è una semplice dislocazione come le altre! Potrei parlare molto di questo argomento, perciò ti consiglio di guardare questo video qui dove spiego tutto in dettaglio con anche degli esempi pratici molto utili! NON CE L’HO Ma che cos’è quello strano ce nella frase “non ce l’ho”? Bella domanda! Quella è semplicemente la particella ci che diventa ce davanti a un pronome oggetto diretto. Ma perché abbiamo ci? Ti spiego. Prendiamo il dialogo: Marco, hai un fazzoletto? No, non ce l’ho. Perché diciamo “ce l’ho”. Prima di tutto noi non vogliamo dire di nuovo “fazzoletto” quindi usiamo il pronome lo per sostituire fazzoletto che diventa l’ davanti al verbo avere nella forma ho. Ma poi per aggiungere enfasi sul fatto che non abbiamo il fazzoletto, aggiungiamo la particella ci davanti a l’ho che però diventa ce perché abbiamo il pronome lo. Secondo me il motivo vero per cui facciamo questo in italiano è anche perché dire “non l’ho” suona strano, ma nessuno può considerare questo ce sbagliato, perché lo usiamo sempre! Sempre parlando di CI, lo usiamo spesso in ambienti informali, per rafforzare altre frasi col verbo avere. Per esempio: C’ho fame C’ho sonno I puristi considerano queste forme sbagliate, ma sono usatissime in un linguaggio informale se vuoi enfatizzare la tua frase! MA PERÒ Finiamo con la mia preferita: ma però. Allora, devo essere sincero, io non uso ma però ma semplicemente perché sono terrorizzato ad usarlo! Mia nonna era una maestra di scuole elementari e mia madre è una professoressa di latino, greco e italiano. Per questo motivo da piccolo mi correggevano sempre se dicevo ma però, quindi ora non lo dico! Ma la fetta di popolazione che usa ma però è altissima! I puristi sostengono che unire le due congiunzioni ma e però sia ripetitivo, perché teoricamente hanno lo stesso significato. Ma ora ti spiego perché non è così. Le parole ma e però sono delle congiunzioni chiamate avversative perché indicano un’opposizione tra due cose. Possiamo dividere le congiunzioni avversative in due gruppi: Contrapposizione: Il vestito non era blu, ma azzurro! Punto di vista diverso: Non è un bel film, ma vale la pena vederlo! La parola però, invece, rientra solo nella seconda categoria. Infatti, io non posso dire “il vestito era blu, però azzurro”, è sbagliato! Ma posso dire “non è un bel film, però vale la pena vederlo”. Per questo motivo a tanti nativi italiani viene spontaneo dire ma però, perché il primo ma indica una contrapposizione, il secondo però un punto di vista diverso! Può non piacere, può sembrare strano, ma diverse grammatiche lo considerano ormai corretto! Benissimo abbiamo finito con gli “errori non errori” di oggi! Se hai delle domande mandami un messaggio nella contact section del mio sito e ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- Come usare UN, NESSUNO e ALCUNO in Italiano
Come si usano UN, UNO e UNA in italiano? E NESSUN o ALCUN? Vediamolo nell'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo! Oggi voglio parlare degli articoli indeterminativi e di come si usano dato che sono estremamente comuni quando parliamo l’italiano. Le regole sono poche e semplici non preoccuparti! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Iniziamo subito con la lezione di oggi e vediamo come e quando si usano gli articoli indeterminativi. Prima di tutto gli articoli indeterminativi hanno la funzione di indicare qualcosa di generico, indefinito non specifico. Vediamo questi due esempi: Ho comprato una macchina → macchina generica Ho comprato la macchina che volevi tu! → specifico quale macchina Ora vediamo come si usano gli articoli indeterminativi: UN: l'articolo "UN" si usa davanti a sostantivi maschili che iniziano con una consonante e una vocale. Ad esempio, "un libro," "un tavolo", “un amico”. UNO: “uno” è usato per i sostantivi maschili che iniziano con 's' + consonante, 'ps', 'gn', 'x' o 'z'. Per esempio: “uno specchio”, "uno zaino," "uno psicologo" UNA: l'articolo "UNA" è utilizzato per i sostantivi femminili che iniziano con una consonante. Ad esempio, "una casa," "una penna." UN': l'articolo "UN'" è utilizzato davanti a sostantivi femminili che iniziano con una vocale. Ad esempio, "un'amica," "un'idea." ATTENZIONE: un’ con l’apostrofo si usa SOLO con le parole femminili quindi si dice “un’amica” ma “un amico”. Chiaramente se io dico per esempio “un amico” intendo solo uno, in quantità, solo una persona. Quindi è ovvio che non posso usare gli articoli indeterminativi per il plurale. Ma se voglio sempre riferirmi a qualcosa di generico, quindi non un amico in particolare, ma plurale, più amici? Teoricamente gli articoli indeterminativi non hanno il plurale ma possiamo usare il partitivo come strategia alternativa per formale il plurale degli articoli indeterminativi! Partitivo Il partitivo si forma con la preposizione DI + articolo determinativo plurale + nome plurale. Per esempio: Ho invitato un amico a casa → Ho invitato degli amici a casa. Voglio comprare un libro di storia → Voglio comprare dei libri di storia. C’è una borsa sul letto → Ci sono delle borse sul letto. Chiaro? Ma in realtà c’è un’altra cosa molto importante che voglio insegnarti! L’articolo indeterminativo è molto utile anche per capire due altre paroline in italiano: nessun e alcun. Parliamone in ordine. NESSUN/NESSUNO Questa parola ha due significati in italiano. Infatti può essere un pronome o un aggettivo. Oggi parleremo solo dell’uso come aggettivo, se vuoi imparare di più su questa parola ti consiglio questo video. Comunque nessuno serve ad indicare una quantità 0, niente! Quindi se dico “nessun problema” significa zero problemi! Ma attenzione! Dobbiamo scegliere la forma giusta di nessuno in base alla parola che viene dopo. Per esempio: Non c’è nessun problema → perché diciamo un problema Nessuno studente ha superato l’esame → perché diciamo uno studente Non siamo riusciti a trovare nessuna soluzione → perché diciamo una soluzione Ricorda che se nessuno è all’inizio della frase (come nel caso di “nessuno studente”) allora non dobbiamo usare un’altra negazione. Se invece nessuno è all’interno della frase allora dobbiamo usare la negazione non all’inizio della frase! Chiaramente, dato che stiamo esprimendo una quantità 0, non abbiamo il plurale di nessuno, non possiamo dire nessuni! ALCUN/ALCUNO Questa parola ha lo stesso significato di NESSUN ma è decisamente più formale. Per esempio: Non c’è alcun problema. Non siamo riusciti a trovare alcuna soluzione Segue le stesse regole di nessuno quindi abbiamo: alcun, alcuno e alcuna. ATTENZIONE però! Alcuno in realtà ha il plurale: alcuni e alcune ma quando diventa plurale cambia significato! Infatti, alcuni e alcune è come un partitivo e serve per indicare una quantità generica, non specificata in numero. Per esempio: Ho invitato degli amici a casa → Ho invitato alcuni amici a casa. Benissimo! Abbiamo finito con la lezione di oggi! Spero che sia tutto chiaro! Come sempre, se hai qualche domanda, fammi sapere mandandomi un messaggio nella contact section del sito. Ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- How to TELL TIME in Italian | Leggere l'orologio in Italiano
Sai come si legge l’orologio in italiano? Lo vediamo nel l'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo! Oggi voglio fare con voi una lezione molto pratica e voglio insegnarvi a leggere l’orologio. Questo è molto importante perché se vieni in Italia, molto spesso dovrai dire che ore sono. Forse qualcuno te lo chiede per strada, un tuo amico ti chiede a che ora vi incontrerete, devi prenotare un ristorante e molto altro ancora. Insomma, quante volte al giorno dici l’ora nella tua lingua? Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Prima di tutto devi sapere che in Italia usiamo l’orologio a 24 ore. Quindi abbiamo dall’1 alle 12 e poi dalle 13 alle 24. L’orologio a 24 ore è molto usato in Italia, però chiaramente se mi sto organizzando con i miei amici per uscire alle nove (9) e dico ci vediamo alle nove, chiaramente mi riferisco alle nove di sera. Se però vogliamo specificare, possiamo dire: Di mattina (per esempio: sette di mattina) Di pomeriggio (per esempio: due di pomeriggio) Di sera (per esempio: dieci di sera) Di notte (per esempio: due di notte) Di notte è molto importante perché generalmente fino alle 4 o 5, continuiamo a dire di notte, invece so che in altre lingue come l’inglese si dice teoricamente due di mattina. In italiano, preferiamo, due di notte generalmente. È importante anche ricordare che c’è una differenza tra l’orologio a 12 ore e quello a 24 ore. Infatti, con l’orologio a 24 ore, o meglio con i numeri che vanno da 13 a 24, non possiamo usare espressione come mezza o un quarto. Ma ora vediamo in dettaglio! Prima di tutto, ovviamente, devi sapere come chiedere l’ora. Fondamentalmente ci sono due modi molto semplici: Che ore sono? Che ora è? Poi per dire l’orario dobbiamo usare sempre il verbo essere nella forma loro, quindi sono, e l’articolo determinativo femminile plurale le. Per esempio: Sono le dieci (10). Se vogliamo dire i minuti basta aggiungere la e congiunzione e dire: Sono le dieci (10) e quindici (15). Sono le dieci (10) e trenta (30). Sono le dieci (10) e quarantacinque (45). Possiamo ridire le frasi di prima con delle espressioni specifiche che sono: Sono le dieci (10) e un quarto (15). Sono le dieci (10) e mezza (30). Sono undici (11) meno un quarto (15). Nell’ultimo caso stiamo dicendo che mancano quindici (15) minuti alle undici (11). Possiamo chiaramente usare questo anche per altri minuti, per esempio: Sono le undici (11) meno dieci (10). Sono le undici (11) meno venti (20). Ora ricorda che se usiamo l’orologio a 24 ore, non possiamo usare le espressioni di prima. Quindi possiamo dire: Sono le sedici (16) e quindici (15) MA NON e un quarto. Sono le sedici (16) e trenta (30) MA NON e mezza. Sono le sedici (16) e quarantacinque (45) MA NON 17 meno un quarto. Se invece vogliamo dire l’ora per un appuntamento dobbiamo usare l’espressione “a che ora” e dire: A che ora ci vediamo stasera? Nella risposta dobbiamo usare la preposizione a + l’articolo le: Ci vediamo alle due (2). Ci vediamo alle tre (3) e mezza (30). Ci vediamo alle sedici (16) e quindici (15). Ora ricorda queste eccezioni: L’1 è sempre singolare: È l’una. Ci vediamo all’una. Mezzogiorno e mezzanotte non richiedono l’articolo: È mezzogiorno, andiamo a pranzo! A mezzanotte dormo profondamente! Spero che sia tutto chiaro! Se hai qualche altra domanda, scrivimi un messaggio nella contact section del mio sito. Ci sentiamo presto! Un abbraccio, Stefano
- VOLERCI vs METTERCI: what’s the difference in Italian?
Spesso sentiamo i verbi volerci e metterci nelle espressioni ci vuole o ci metto, ma cosa significano? Vediamolo nel video di oggi! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo. Oggi vedremo la differenza tra i verbi volerci e metterci che all’inizio possono sembrare molto simili ma in realtà hanno delle importanti differenze. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Ora iniziamo! Prima di tutto, devi sapere che questi verbi sono chiamati verbi pronominali perché aggiungono un pronome, in questo caso la particella ci per cambiare il significato originario del verbo. Infatti, se ci pensi, volere è usato per indicare un desiderio o una volontà, invece mettere si usa per indicare l’azione di posizione qualcosa dentro o su qualcos’altro, per esempio, metto il libro nello zaino. Ma quando aggiungiamo la particella ci questi verbi cambiano totalmente di significato e il loro nuovo significato è “è necessario”. Anche se il significato è lo stesso, il loro uso è diverso. Volerci Iniziamo a capire come funziona il verbo volere e vediamo questi esempi. Dato che questi verbi si usano spesso con il tempo, faremo un esempio proprio con il tempo: Ci vuole un’ora per arrivare a Roma da qui. Ci vogliono cinque minuti per risolvere questo problema. Nella prima frase stiamo dicendo che per arrivare a Roma da qui è necessaria un’ora. Invece nella seconda frase stiamo dicendo che per risolvere questo problema sono necessari cinque minuti. Allora, possiamo subito capire una cosa molto importante! Il verbo volerci si coniuga solo in due forme: Ci vuole → se la cosa necessaria è singolare Ci vogliono → se la cosa necessaria è plurale Possiamo anche capire che il verbo volerci è un verbo impersonale, cioè dato che si coniuga solo alla terza persona singolare e plurale, stiamo dicendo qualcosa di generale, non qualcosa di specifico per una persona. Chiaro? Vediamo altri esempi, non solo con il tempo e magari anche in altri tempi verbali: Per arrivare a New York prima ci voleva una settimana in nave, adesso con l’aereo ci vogliono solo sette ore. Ci vuole tanta pazienza per imparare una lingua. Ci vogliono tre uova per questa torta. Metterci Il verbo metterci, invece, è un po’ diverso perché è personale. Infatti, non è più generale come volerci, non stiamo dicendo che cosa è necessario in generale, ma cosa è necessario per me. Vediamo un esempio: Ci metto mezz’ora a finire i compiti. Quanto tempo ci metti ad arrivare a casa mia? Quindi qui possiamo notare due cose: Il verbo metterci si coniuga in base alla persona che compie l’azione, il soggetto! Infatti, nella prima frase abbiamo ci metto (io) e nella seconda ci metti (tu). Questo perché stiamo dicendo che per me è necessaria mezz’ora per finire i compiti e nella seconda frase quanto tempo è necessario per te ad arrivare a casa mia! Infatti, possiamo brevemente vedere la coniugazione di metterci al presente: Io ci metto, Tu ci metti, Lui/Lei ci mette, Noi ci mettiamo, Voi ci mettete, Loro ci mettono. 2. La seconda cosa che possiamo notare è che ci non cambia mai. ATTENZIONE: questo ci non è un pronome riflessivo, è semplicemente la particella ci ed è invariabile! Non cambia! Vediamo altri esempi: Ci abbiamo messo un pomeriggio intero per pulire la casa. Quanto tempo ci metterete a finire il lavoro? Luca ci mette solo due minuti ad arrivare. Come puoi vedere il verbo metterci può essere usato solo per parlare di tempo, quindi significa è necessario ma solo relativo al tempo! Ora vediamo una frase che include sia volerci che metterci così puoi capire bene la differenza. Ci vogliono tre ore ad arrivare a Milano in macchina però io col treno ci metto due ore e mezza Quindi, generalmente, sono necessarie tre ore per arrivare a Milano in macchina, ma per me, personalmente, sono necessarie due ore e mezza se vado in treno! Capisci come funzionano? Dai, non sono così difficili! Spero che la lezione ti sia piaciuta e se hai qualche altra domanda, fammi sapere mandandomi un messaggio nella contact section del mio sito. Un abbraccio, Teacher Stefano
- GLI vs LO: STOP using them wrong in Italian
Come si usano GLI e LO in Italiano? Scopriamolo nell'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! nella lezione di oggi parleremo della differenza tra i pronomi oggetto diretto e indiretto e quindi come scegliere tra gli e lo oppure la e le. Questo può sembrare argomento un po’ difficile ma non preoccuparti perché con un po’ di pratica diventerà più semplice. Prima di iniziare con la lezione di oggi voglio però anche ricordarti che se vuoi, puoi approfondire gli argomenti sui pronomi oggetto diretto e indiretto nei miei corsi. Clicca qui per visitare la mia online school! Adesso iniziamo subito con l’argomento di oggi e parliamo dei pronomi oggetto diretto e indiretto. Prima di tutto però dobbiamo capire qual è la differenza tra un oggetto diretto e indiretto. Prendiamo questa frase: Marco scrive una lettera a Giulia Ora analizziamo questa frase parola per parola: Marco → il soggetto della nostra frase Scrive → il verbo Una lettera → è l’oggetto dell’azione, cioè che cosa sta scrivendo Marco, questo è l’oggetto diretto A Giulia → è la persona a cui è diretta l’azione, cioè la persona che “riceverà” quest’azione, quindi questo è l’oggetto indiretto Per capire se una parola è un oggetto diretto o indiretto posso darti questi consigli: L’oggetto diretto non ha MAI una preposizione (infatti prima di lettera non abbiamo una preposizione) L’oggetto indiretto ha SEMPRE la preposizione A ed è generalmente una persona I verbi di dare (dare, regalare, portare, etc) generalmente hanno un oggetto diretto e indiretto in questa costruzione → dare qualcosa a qualcuno (per esempio: io do una mano a mio fratello, io regalo una collana alla mia fidanzata, io porto i fiori a mia mamma) I verbi di comunicazione scritta e orale (dire, scrivere, etc.) anche possono avere un oggetto diretto e indiretto nella stessa costruzione → dire qualcosa a qualcuno (per esempio: ho detto un segreto a Giulia, devo scrivere un messaggio a mio padre) Poi ci sono dei verbi che possono avere SOLO un oggetto diretto come per esempio mangiare (io mangio la pizza) o aiutare (noi aiutiamo le persone povere) e verbi che invece si usano SOLO con un oggetto indiretto come per esempio il verbo piacere (a Luca piace il tennis → in questo caso “tennis” è il soggetto e “a Luca” l’oggetto indiretto) o telefonare (hai telefonato a tua zia?). Benissimo! Adesso quindi capiamo quali sono i pronomi oggetto diretto e quali i pronomi oggetto indiretto. Chiaramente i pronomi oggetto diretto sostituiscono un oggetto diretto, invece i pronomi oggetto indiretto un oggetto indiretto. Iniziamo dai pronomi oggetto diretto: Mi Ti Lo/La Ci Vi Li/Le Ora i pronomi oggetto indiretto: Mi Ti Gli/Le Ci Vi Gli/Loro Come possiamo vedere la differenza sta nel significato che con i pronomi oggetto indiretto abbiamo anche la preposizione A, ma fondamentalmente questi pronomi sono molto simili! Guardiamo questa tabella comparativa: I pronomi oggetto diretto sono sostanzialmente uguali, la differenza sta nella terza persona singolare e terza persona plurale. E questo è il motivo per cui la gente fa tanti errori. Vediamo degli esempi. Prendiamo la prima frase che abbiamo detto nella lezione di oggi: Marco scrive una lettera a Giulia. Ora sostituiamo il pronome oggetto diretto e indiretto: Marco la scrive a Giulia. Marco le scrive una lettera. Come vedi nel primo caso diciamo la perché sostituiamo una lettera che è femminile e singolare ed è un pronome oggetto diretto. Nel secondo le perché sostituiamo a Giulia che è femminile e singolare ed è un pronome oggetto indiretto. Ora attenzione perché le è anche un pronome oggetto diretto plurale femminile! Per esempio: Quest’estate visitiamo le rovine di Pompei → Le visitiamo quest’estate. Quindi attenzione! Vediamo un altro esempio: Chiedo un consiglio a Luca. Possiamo dire: Lo chiedo a Luca. Gli chiedo un consiglio. Quindi attenzione: Lo → pronome oggetto diretto maschile singolare La → pronome oggetto diretto femminile singolare Gli → pronome oggetto indiretto maschile singolare e plurale Li → pronome oggetto diretto maschile plurale Le → pronome oggetto diretto femminile plurale ma anche oggetto indiretto femminile singolare Quindi non confondere: LE: che può essere un pronome oggetto diretto femminile plurale o indiretto femminile singolare (quindi “loro” o “a lei”) LI e GLI: che si scrivono in modo diverso e pronunciano anche leggermente diversamente ma hanno due significati molto diversi (”loro” e “a lui” o “a loro”). Spesso voi studenti mi chiedete come usare GLI per il plurale. Semplicemente in italiano, il pronome originale che usavamo per la terza persona plurale era loro. Ma questo seguiva delle regole particolari e non è molto usato, quindi ora usiamo semplicemente gli che significa a loro. Per esempio: Hai dato i giocattoli ai bambini? → Sì, gli ho dato i giocattoli un secondo fa! Hai dato i giocattoli alle bambine? → Sì, gli ho dato i giocattoli un secondo fa! Chiaro? Benissimo! Ora voglio aggiungere solo un’altra piccola cosa! Ricorda che in italiano i pronomi oggetto diretto e indiretto si mettono sempre prima del verbo! Infatti abbiamo detto: Marco le scrive una lettera. Le visitiamo. Gli chiedo un consiglio. Ma ci sono delle eccezioni a questo! Se vuoi, ho fatto un video un po’ di tempo fa sulla posizione dei pronomi e se vuoi puoi guardarlo cliccando qui! Benissimo, per la lezione di oggi abbiamo finito e noi ci sentiamo presto. Per qualsiasi domanda, mandami un messaggio nella contact section del sito. Un abbraccio, Teacher Stefano
- 10 USEFUL alternatives to the verb FARE in Italian
In italiano usiamo costantemente il verbo fare, ma sai che ci sono tante alternativi utili? Vediamole nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Oggi parliamo di un argomento di vocabolario molto utile! Infatti, spesso, quando impariamo una nuova lingua, tendiamo a usare le parole e le espressioni con cui ci sentiamo a nostro agio, quelle di cui siamo sicuri. Però facendo questo, tendiamo poi a usare sempre le stesse parole e può risultare un po’ noioso. Per questo motivo, è molto importante ampliare il proprio vocabolario e usare delle parole o espressioni alternative che ci faranno anche sembrare più bravi a parlare italiano e con un livello più avanzato! Quindi oggi voglio insegnarti delle alternative al verbo fare che usiamo sempre in italiano con degli esempi pratici e in contesto! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Benissimo! Ora iniziamo con la lezione di oggi. Io ti dirò una frase con il verbo fare e poi ti darò un’alternativa valida e anche uno o più esempi utili! Iniziamo! 1) Fare una foto In italiano possiamo fare una foto. Ricorda che non si dice mai prendere una foto! È un errore molto comune! Questo perché se diciamo prendere una foto significa letteralmente prendere con le mani una fotografia che per esempio abbiamo stampato. Però fare non è l’unico verbo che possiamo usare, vediamo un’alternativa! Possiamo dire: Scattare una foto → Scusa, puoi scattarci una foto? 2) Fare un video Per quanto riguarda i video invece possiamo dire: Girare/Registrare un video → Sono uno YouTuber quindi giro/registro molti video alla settimana. 3) Fare una domanda In italiano possiamo usare il verbo fare anche per l’espressione fare una domanda. Ricorda che però non usiamo MAI il verbo chiedere. Non possiamo dire chiedere una domanda. Possiamo fare una domanda o chiedere qualcosa, ma MAI chiedere una domanda. Ma qual è un alternativa per fare una domanda? Possiamo dire: Porre una domanda → Non esitare a porre una domanda se hai bisogno di chiarimenti. Fai attenzione perché l’espressione porre una domanda è un po’ più formale, quindi ti consiglio di usarlo in ambienti più formali. 4) Fare un errore In italiano possiamo fare un errore, cioè possiamo sbagliare. Ricorda che generalmente usiamo la parola errore piuttosto che sbaglio. Quindi ti consiglio di dire ho fatto un errore piuttosto che ho fatto uno sbaglio perché è meno comune. Ma qual è un alternativa possibile? Commettere un errore → Se commetti più di 6 errori, l’esame sarà insufficiente. Anche in questo caso commettere un errore è un po’ più formale. 5) Fare un esame Parlando di esami, per esempio l’esame all’università, possiamo dire fare un esame ma abbiamo anche due alternative: Sostenere un esame → Ho sostenuto un esame il 15 settembre Dare un esame → Devo dare un esame tra due giorni. Ho paura! In questo caso, l’espressione sostenere un esame è più formale rispetto a fare, invece dare un esame è adatta a tutti i tipi di situazioni, non è particolarmente formale! 6) Fare un corso/l’università Per rimanere in temi di corsi e università, possiamo anche dire fare un corso o fare l’università. Ma abbiamo un’alternativa molto carina! Possiamo dire: Frequentare un corso → Ho frequentato il corso Italiano Vero di Teacher Stefano. Il verbo frequentare ci dà proprio l’idea di partecipare a un corso, sia privato che all’università ed è molto usato in italiano! 7) Fare attenzione Quando dobbiamo stare attenti, per esempio mentre facciamo un esame, mentre guidiamo o mentre tagliamo qualcosa con un coltello affiliato, dobbiamo fare attenzione. Ma possiamo usare questa alternativa: Prestare attenzione → Presta attenzione quando tagli la verdura! Il verbo prestare normalmente significa dare qualcosa in prestito a qualcuno, per esempio se io ho la macchina e un mio amico, che non ha la macchina, vuole usarla per una sera per andare al ristorante, io posso prestare la mia macchina a lui, cioè gliela do momentaneamente e poi lui me la ridà, me la restituisce il giorno dopo! Però se usiamo il verbo prestare con attenzione stiamo semplicemente dicendo fare attenzione. 8) Fare un discorso I politici spesso parlano in pubblico e quando parlano in pubblico fanno un discorso, cioè parlano al pubblico dicendo appunto i loro ideali, propositi e obiettivi. Ma abbiamo un’alternativa a fare un discorso: Tenere un discorso → Il politico ha tenuto un discorso ieri sera in piazza. 9) Fare gli anni Questa è un’espressione davvero molto usata in italiano. Infatti, se io ho 25 anni e il 26 dicembre compio 26 anni, significa che quel giorno io faccio gli anni, cioè divento un anno più vecchio. In realtà però, abbiamo anche un altro verbo che possiamo usare: Compiere gli anni → Mio figlio compie gli anni tra un mese. Questo verbo è davvero molto usato in italiano ed è adatto a tutte le situazioni. 10) Fare amicizia Finiamo con l’ultima espressione di oggi: fare amicizia. Quando diventiamo amici di una nuova persona, abbiamo fatto amicizia con quella persona. Ma vediamo questa alternativa molto comune: Stringere amicizia → Io e Luca abbiamo stretto una grande amicizia. Perfetto, abbiamo finito con le alternative di oggi! Le conoscevi? Se hai qualche domanda mandami un messaggio nella contact section del mio sito e noi ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- MAGARI vs FORSE: are they the same or different?
Magari e forse… queste due parole sono la stessa cosa? O ci sono delle differenze? Vediamolo nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo! Oggi vediamo la differenza tra magari e forse e come usare queste due parole molto comuni in italiano con esempi pratici e in contesto. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Prima di tutto non dovremmo davvero parlare di una differenza tra magari e forse, questo perché magari ha diversi significati e uno di questi include forse. Quindi magari e forse sono sinonimi, però magari ha anche altri significati che forse non ha! Quindi capiamo i significati di magari! FORSE Il primo significato di magari è forse, quindi in questo caso le due parole sono sinonimi. Vediamo subito degli esempi per capire meglio! Diciamo che dato che il tempo è bello, stiamo pensando di andare al mare questa domenica. Però non è sicuro che andiamo, potremmo cambiare idea. Allora possiamo dire: Magari domenica vado al mare → qui non siamo sicuri di andare al mare, forse andiamo ma non è sicuro Oppure, non riesco a trovare mia sorella e chiedo a mia madre: Dov’è Cristina? Non so, magari è sul terrazzo → lei non è sicura di questa cosa ma forse è sul terrazzo. Quando usiamo magari al posto di forse generalmente l’incertezza è maggiore rispetto a forse. Se qualcuno mi chiede quando compro una nuova macchina e io dico: Magari la compro a fine anno. Forse la compro a fine anno. L’incertezza tende a essere maggiore con magari, quindi se dico magari è meno probabile che io compri la macchina a fine anno, se dico forse, invece, è un po’ più probabile! MAGARI come EVENTUALMENTE Magari si può anche usare nel senso di eventualmente per parlare della possibilità, dell’eventualità di una cosa. È sicuramente un significato simile a forse, ma forse esprime incertezza, invece in questo uso di magari esprimiamo una possibilità, un’eventualità. Per esempio se stiamo per partire per un viaggio e partiamo in macchina la mattina presto, per non perdere tempo, possiamo fare colazione in autostrada e quindi proporre ai nostri compagni di viaggio: Per non perdere tempo, magari possiamo fare colazione in autostrada. In questo caso, potrebbe sicuramente anche significare forse, ma in realtà stiamo esprimendo un’eventualità, una possibilità. Stiamo presentando il fatto di fare colazione in autostrada come una possibilità che ci farebbe partire prima e perdere meno tempo. È chiaro? DESIDERIO QUASI IMPOSSIBILE La parola magari, può essere anche usata per esprimere un desiderio che però spesso è molto difficile se non impossibile da realizzare. Per esempio: Vuoi venire in vacanza con noi ad agosto? Magari! Purtroppo, devo lavorare. In questo caso, la parola magari esprime un desiderio, cioè il grande desiderio di andare in vacanza, noi vorremmo farlo, ma non possiamo, perché dobbiamo lavorare, quindi il desiderio è impossibile da realizzare in questo caso. In alcuni casi, il desiderio potrebbe essere anche possibile, però generalmente magari dà proprio l’idea di questo desiderio che non è possibile realizzare. La parola magari si può anche usare con il congiuntivo imperfetto o trapassato per esprimere sempre un desiderio difficili da realizzare. Per esempio, usando sempre l’esempio di prima: Vuoi venire in vacanza con noi ad Agosto? Magari potessi! Purtroppo, devo lavorare. Magari me l’avessi detto prima! Ho già preso le ferie a settembre! Benissimo! Abbiamo finito con la lezione di oggi. Come sempre, se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- HO vs SONO: what to use in Italian past tense?
Si dice HO o SONO al passato prossimo? Quale dobbiamo scegliere? Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo! Oggi impareremo alcune regole fondamentali per scegliere correttamente ESSERE o AVERE al passato prossimo o altri tempi del passato. Questo è molto importante perché usare il verbo ausiliare sbagliato può risultare molto strano a chi ti ascolta. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Ora cerchiamo di capire quando usare essere e quando usare avere. Prima di tutto devi sapere che la maggior parte dei verbi in italiano richiede avere quindi cerchiamo di capire quali verbi richiedono essere. Poi se il tuo verbo non rientra in nessuna di queste categorie, allora usiamo avere. Prima di illustrarti però la lista di verbi che richiede essere capiamo brevemente come formare un tempo passato, vediamo il più comune, il passato prossimo. Questa è la formula: Soggetto + verbo essere/avere al presente + participio passato Formare il participio passato è davvero semplice! Dobbiamo togliere le lettere finali dell’infinito e aggiungere: ATO per i verbi in ARE (mangiare → mangiato) UTO per i verbi in ERE (cadere → caduto) ITO per i verbi in IRE (partire → partito) Ora ricorda che quando usiamo il verbo avere non dobbiamo cambiare il participio passato, mentre quando usiamo essere allora dobbiamo cambiare il participio passato in base al genere e numero del soggetto. Quindi per esempio: Ho mangiato → non cambia mai! Sono andato → per un uomo Sono andata → per una donna Benissimo! Ora dopo questa breve ripetizione, vediamo le categorie di verbi che richiedono essere: Verbi di movimento: generalmente i verbi che indicano un movimento come andare, partire, uscire richiedono essere. Per esempio: Sono andato al parco con il mio cane. Ieri siamo usciti alle nove di sera. ATTENZIONE: non tutti i verbi di movimento richiedono essere. Per esempio, camminare, che è chiaramente un verbo di movimento, usa avere. Infatti, si dice “ho camminato”. Verbi che non indicano nessun movimento: stare, rimanere e restare. Per esempio: Siamo rimasti a casa perché faceva freddo. Verbi riflessivi: tutti i verbi riflessivi richiedono essere, nessuna eccezione: lavarsi, divertirsi, vestirsi. Io e mia sorella ci siamo divertiti alla festa. Mi sono vestito in 5 minuti. Verbi che indicano un cambiamento di stato nel soggetto: nascere, crescere, morire, diventare. Per esempio: Sono nato il 26 dicembre del 1997. Paolo è diventato un bravo avvocato. Il verbo essere: anche il verbo essere richiede essere stesso come ausiliare: Siamo stati in vacanza a Roma! Se il tuo verbo non fa parte di nessuna di queste categorie, allora usa avere. Poi chiaramente ci sono delle eccezioni o di verbi che possono prendere sia ESSERE che AVERE. Ti lascio magari questo video che potrebbe aiutare. Per oggi abbiamo finito! Per qualsiasi domanda, scrivimi nella contact section del sito. A presto! Un abbraccio, Teacher Stefano
- Sono Di vs sono DA. Which one is correct in Italian?
SONO DI, SONO DA, VENGO DA… come si dice in italiano la tua provenienza? Scopriamolo nel video di oggi! "Di dove sei?" e "Da dove vieni?" sono sicuramente le domande più comuni che uno studente riceve in Italia. Vogliamo sapere da dove vieni! Quindi devi assolutamente assicurarti di rispondere correttamente a questa domanda. Come puoi farlo? Beh, è molto semplice e hai addirittura tre diverse opzioni! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Essere + aggettivo di nazionalità Questa è molto semplice e non è richiesta alcuna preposizione (evviva!). Ad esempio, io direi: "sono italiano". Il mio consiglio è quello di cercare il tuo aggettivo di nazionalità (puoi usare il mio dizionario online preferito, WordReference). Ora ricorda due cose: Se l'aggettivo che hai trovato termina in -o, allora dovrai cambiare l'ultima vocale in base al genere del soggetto. Dico "sono italiano" perché sono un uomo. Se sei una donna, dovresti cambiare la -o in -a e dire "sono italiana". Ecco un paio di esempi in più: Sono americano Sono americana Sono spagnolo Sono spagnola Sono brasiliano Sono brasiliana Se però l'aggettivo che hai trovato finisce in -e, allora non dovrai cambiarlo. Ad esempio: Sono francese Sono inglese Sono canadese P.S. Come puoi vedere, non mettiamo in maiuscolo gli aggettivi di nazionalità rispetto ad altre lingue, come l’inglese! Questo è il modo più semplice che ti consiglio di usare quando qualcuno ti chiede di dove sei! Essere + di + città Se vuoi dire la tua città, devi semplicemente dire "sono di" seguito dal nome della città. Ad esempio: Sono di Milano Sono di New York Sono di Londra Sono di Parigi Questo è estremamente importante: "SONO DI" si usa solo con le città! Non lo puoi usare con i paesi. Dire "SONO DI ITALIA" è molto, molto sbagliato! Così come "SONO DA ITALIA", sbagliato! Il verbo "essere" non può essere usato con la preposizione "DA", solo con "DI", e l'intera espressione "SONO DI" è preferibilmente usata con le città. Generalmente quando usiamo quest’opzione intendiamo dire che siamo nati in quella città oppure comunque viviamo da così tanto tempo che ci sentiamo parte di quella città! Per spiegarti meglio questo concetto guarda questa frase: Vivo a Roma, ma sono di Palermo → qui sto specificando la città dove sono nato Sei di qui? → domanda tipica che qualcuno può farti per chiederti se sei di quella città, se sei nato lì! Ora vediamo l’ultima opzione! Venire + da + paese/regione/città Innanzitutto, devi sapere che il verbo "venire" è irregolare, quindi la prima persona singolare è "vengo". Successivamente, devi usare "vengo" con "da" + articolo determinativo + il paese o la regione. Anche le città, ma senza articolo! Se non sai come combinare la preposizione "DA" con gli articoli determinativi, questa lista qui sotto potrebbe aiutarti: Da + il = dal Da + lo = dallo Da + i = dai Da + gli = dagli Da + la = dalla Da + le = dalle Da + l' = dall' Dato che io sono italiano, direi: "vengo dall'Italia". L’Italia è considerata femminile e singolare, quindi l'articolo corretto sarebbe "L'", che combinato con la preposizione "da", forma "dall'". Ecco alcuni altri esempi: Vengo dagli Stati Uniti Vengo dall'Inghilterra Vengo dal Brasile Vengo dalla Francia Vengo dalla Puglia Vengo dalla Lombardia "Vengo da", come abbiamo detto prima, può essere usato anche con le città, senza articolo però. Ad esempio: Vengo da Milano Vengo da Roma Vengo da Washington DC Quindi per riassumere: Essere + aggettivo di nazionalità: sono italiano Sono di + la città: Sono di Roma Vengo da + articolo + paese: vengo dall’Italia E tu? Di dove sei? Fammelo sapere e se hai qualche domanda mandami un messaggio nella contact section del mio sito. Un abbraccio, Teacher Stefano
- ANZI e INVECE: come usarli in italiano + esempi utili
ANZI e INVECE, sai come si usano queste parole in italiano? Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Oggi parliamo di due parole italiane molto usate da noi italiani che però sento molto poco dai miei studenti stranieri. Parleremo di anzi e invece. Iniziamo da anzi. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Anzi Questa parola ha diversi usi in italiano! Vediamo come funziona: Modificare o correggere qualcosa che abbiamo appena detto: Vorrei un caffè macchiato, anzi un cappuccino → in questo caso stiamo modificando qualcosa che abbiamo detto prima. Il film inizia alle 21:00, anzi alle 21:30 → qui stiamo facendo una correzione perché forse avevamo visto male l’orario. Possiamo anche usare no per rafforzare l’idea e quindi dire → il film inizia alle 21:00, anzi no alle 21:30. Precisare qualcosa che abbiamo detto: Oggi è una bella giornata, anzi bellissima! → in questo caso stiamo precisando, enfatizzando che oggi è una bellissima giornata. In questo caso anzi significa o meglio. Negare qualcosa che abbiamo detto prima: Non sono triste oggi, anzi sono felicissimo → qui stiamo negando categoricamente il fatto che siamo tristi perché non siamo tristi, al contrario siamo molto felici! Ricorda che in questo caso possiamo anche usare solo anzi e dire: non sono triste oggi, anzi! Invece Vediamo gli usi di invece: Mettere in contrapposizione due frasi: Dovevamo mangiare la pizza e invece abbiamo mangiato il sushi. Mia sorella è uscita con gli amici, invece io sono andato a letto presto. Possiamo anche mettere in opposizione due parole o verbi: Invece di + verbo all’infinito: Oggi mi alleno a casa, invece di andare in palestra → attenzione: in questo caso possiamo usare invece di + infinito perché il soggetto delle due frasi è uguale! Sono io che mi alleno a casa e io che vado in palestra. Se il soggetto è diverso, non possiamo farlo! Ricorda anche in questo caso possiamo usare anziché, ma è più formale! Invece di + nome: A colazione preferisco bere una tazza di latte invece del caffè. Mi accompagna a scuola papà invece di mia mamma. Invece che + preposizione + nome: Andiamo in vacanza in Puglia invece che in Abruzzo. Il concerto sarà a Roma invece che a Milano. Benissimo! E tu conoscevi gli usi di queste parole? Se hai altre domande, mandami un messaggio nella contact section del mio sito. Un abbraccio, Teacher Stefano
- How to use QUALCHE and ALCUNI in ITALIAN
Si dice qualche o alcuni? Qual è la differenza? Scopriamolo insieme! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo! Oggi parliamo degli aggettivi qualche e alcuni ma in realtà faremo riferimento anche al partitivo perché è un argomento strettamente legato. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Gli aggettivi qualche e alcuni sono chiamati aggettivi indefiniti perché servono per parlare di qualcosa che non è specificato in un numero. Vediamo subito queste tre frasi: Ho invitato degli amici a casa. Ho invitato alcuni amici a casa. Ho inviato qualche amico a casa. Analizziamo tutte queste tre frasi. Articolo partitivo Nella prima frase abbiamo detto degli. Questo perché in italiano possiamo usare la preposizione DI + un articolo plurale per indicare una quantità non specificata in numero. In questo caso ho detto che ho invitato degli amici a casa, ma quanti? Due, tre, dieci? Non lo sappiamo, non sappiamo con precisione il numero di amici. Quindi per non essere precisi e fare un’approssimazione, possiamo usare di + l’articolo determinativo plurale. Vediamo altri esempi: Ho comprato dei cornetti al bar. Ho visto delle albicocche sotto quell’albero. Alcuni Alternativamente, possiamo anche usare alcuni/e e raggiungere esattamente lo stesso obiettivo. Infatti dire alcuni amici è esattamente la stessa cosa di dire degli amici. Ricorda che questo aggettivo esiste solo nella forma plurale maschile alcuni e femminile alcune. Non possiamo usarlo al singolare alcuno o alcuna. O meglio, possiamo farlo ma il significato cambia totalmente! Infatti alcuno (che segue le stesse regole dell’articolo indeterminativo un) significa nessuno. Per esempio: Non ho alcun interesse in questa materia → attenzione: alcun al singolare è abbastanza formale! Usa nessun nella conversazione di tutti i giorni. Qualche Anche qualche ha esattamente lo stesso significato di alcuni/e e di + l’articolo, ma ha una grande differenza! Si usa sempre con le parole singolari. Ma questo non vuol dire che l’idea sia singolare, anzi è sempre plurale. Se dico che ho invitato qualche amico a casa, non ho inviato SOLO UN AMICO, ma ne ho comunque invitati alcuni, più di uno sicuramente, non so quanti esattamente ma non uno! Però usiamo comunque il singolare qualche amico perché qualche richiede sempre il singolare. Per riprendere le frasi di prima, possiamo dire: Ho comprato qualche cornetto al bar. Ho visto qualche albicocca sotto quell’albero. Chiaro? Prima di terminare la lezione però voglio anche ricordarti che possiamo usare di + l’articolo anche con le parole singolari. In quel caso però non stiamo necessariamente parlando di una quantità non specificata in numero, ma piuttosto di una parte di qualcosa, ecco perché questo si chiama articolo partitivo. Per esempio: Potrei avere del caffè → un po’ di caffè, una parte, non tutto! Mi passi del pane → una po’ di pane, una parte del pane. Benissimo! Per la lezione di oggi abbiamo finito. Per qualsiasi domanda, fammi sapere mandandomi un messaggio nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano
- SUO vs PROPRIO in Italiano: quale usare?
Quando dobbiamo usare SUO in Italiano e quando PROPRIO? Vediamolo nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Molto spesso ricevo questa domanda: qual è la differenza tra suo e proprio, come faccio a capire quale usare? Non ti preoccupare lo capiamo nella lezione di oggi. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Adesso iniziamo con la lezione di oggi. Vediamo subito questa frase: Giulio guida la sua macchina. Se io ti dico questa frase cosa capisci? Cosa sta facendo Giulio? Beh, sta guidando una macchina, ma di chi è questa macchina? Potrebbe essere di Giulio certo, ma potrebbe essere anche di Roberto, un suo amico! Quindi la macchina di Giulio o la macchina di Roberto. In entrambi i casi diremmo “la sua macchina”. Allora, per evitare fraintendimenti, possiamo usare proprio e dire: Giulio guida la propria macchina. Prima di tutto ricorda che proprio come tutti gli aggettivi in -o cambia in genere e numero rispetto al nome a cui si riferisce. Quindi in questo caso, dato che macchina è femminile e singolare diciamo propria. E poi usiamo propria perché così stiamo specificando che la macchina è di Giulio. Ma attenzione! Questo non possiamo farlo sempre! Infatti possiamo usare proprio al posto di suo solo quando il possessore (in questo caso Giulio, la persona che possiede la macchina) è anche il soggetto della frase. Chiaro? Vediamo altri due esempi: Maria ama la sua/propria casa. Giulia è gelosa del suo/proprio ragazzo. Come puoi vedere dagli esempi precedenti, possiamo usare suo e proprio, certo, proprio è più preciso e può permetterci di evitare fraintendimenti ma onestamente se usiamo suo capiamo lo stesso, quindi non preoccuparti! E un’altra cosa che devi ricordare è che possiamo fare questo solo con la terza persona singolare (suo) e plurale (loro). Non possiamo farlo con mio, tuo etc. Ma ci sono due casi in cui è obbligatorio usare proprio al posto di suo o loro. Sai quando? Vediamo questi esempi: Ognuno deve seguire i propri sogni. È importante amare il proprio lavoro per essere felici. Perché qui siamo obbligati a usare proprio? In realtà, non è vero, non siamo obbligati, infatti potremmo anche dire: Ognuno deve seguire i suoi sogni. È importante amare il suo lavoro per essere felici. Ma qual è la differenza tra queste frasi? Beh, attenzione! Usando proprio noi non stiamo parlando di un possessore specifico, non stiamo parlando dei sogni di una persona specifica o del lavoro di una persona specifica, ma stiamo parlando in generale. Invece, se usiamo suo stiamo parlando di una persona specifica! Quindi “i suoi sogni” significa i sogni di lui o lei, e “il suo lavoro” il lavoro di lui o lei! Quindi questo è sbagliato! Quindi ricorda che quando abbiamo un pronome indefinito (tutti, ognuno, ciascuno, alcuni…) o una frase con un’espressione impersonale, quindi senza un soggetto specifico (è facile, è difficile, è importante…), allora dobbiamo usare proprio se vogliamo usare un aggettivo possessivo! Capito? Quindi per fare un piccolo riassunto: Possiamo usare suo/loro e proprio in modo intercambiabile se il possessore è anche il soggetto della frase Dobbiamo usare proprio se abbiamo un pronome indefinito o una frase con un’espressione impersonale In realtà però proprio ha anche altri due usi molti interessanti, che non c’entrano nulla con gli aggettivi possessivi. Vediamoli subito con queste due frasi: Il bar è proprio di fronte a casa mia → in questo caso usiamo proprio per dire qualcosa con precisione, per specificare qualcosa. Sono proprio felice oggi → in questo caso, invece, proprio è un sinonimo di davvero, quindi stiamo dicendo in questa frase che siamo molto, davvero felici! Attenzione! In questi ultimi due casi, proprio non è un aggettivo ma un avverbio e quindi non cambia mai, resta sempre proprio, maschile singolare. Benissimo! Hai capito ora come si usa proprio? Se hai qualche domanda, contattami nella contact section del mio sito. Noi ci sentiamo presto, ciao! Un abbraccio, Teacher Stefano