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  • 5 programmi Netflix da guardare

    Scopri questi programmi Netflix da guardare per migliorare in italiano! Ciao e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi ti consiglierò 5 programmi Netflix da guardare ora per migliorare il tuo italiano. Per ogni programma ti dirò anche il livello e gli accenti che sentirai dagli attori. Questo è sicuramente molto importante per capire la difficoltà di un programma e scegliere quello più adatto a te! Iniziamo! Luna Park Livello: A2 Accenti: romano, neutro Trama: La serie, ambientata nel 1962, parte dalla scoperta del legame tra due sorelle separate alla nascita. Le due ragazze sono di estrazione sociale opposta: Nora, una cartomante di famiglia circense, e Rosa, nata in una famiglia benestante. Link trailer: Luna Park | Trailer Ufficiale | Netflix 7 donne e un mistero Livello: A2 Accenti: principalmente neutro Trama: Ambientato negli anni '30, questo film inizia con l'omicidio di un imprenditore, nonché marito e padre, durante la vigilia di Natale. Sette donne si ritrovano intrappolate in una villa, ognuna con un possibile movente per l'omicidio. La tensione sale mentre cercano di scoprire chi è il colpevole. È una commedia divertente e rilassata. Link trailer: 7 donne e un mistero trailer La legge di Lidia Poët Livello: B1 Accenti: piemontese, neutro Trama: Questa serie italiana è ispirata alla vera storia di Lidia Poët, la prima avvocata in Italia. Ambientata alla fine del XIX secolo, segue le lotte di Poët contro le convenzioni di genere e le battaglie legali per affermare il suo diritto di praticare la legge in un'epoca in cui le donne erano escluse da tale professione​. Link trailer: La legge di Lidia Poët | Trailer ufficiale | Netflix Italia L’incredibile storia dell’Isola delle Rose Livello: B2 Accenti: bolognese, altro Trama: Basato su una storia vera, questo film narra le vicende di Giorgio Rosa, un ingegnere che nel 1968 costruisce una propria isola al largo di Rimini e la dichiara uno stato indipendente. La sua utopia attira l'attenzione globale e il governo italiano, portando a sfide e confronti con le autorità internazionali​ Link trailer: L'Incredibile storia dell'Isola Delle Rose | Trailer ufficiale | Netflix Incastrati Livello: C1 Accenti: siciliano, altro Trama: Creata dal duo comico Ficarra e Picone, questa serie di commedie segue le disavventure di due tecnici televisivi sfortunati a Palermo. Dopo essersi trovati casualmente sulla scena di un crimine, cercano di scappare ma i due si mettono sempre più nei guai in un crescendo di eventi che li porta addirittura a dover fare i conti con la mafia. Link trailer: Incastrati | Trailer ufficiale | Netflix Italia Allora, ti piacciono questi consigli? Quale guarderai? Fammelo sapere! Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del mio sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • IMPERFETTO in Italian: everything you need to know (ero, facevo, andavo...)

    Impara tutto quello che c'è da sapere sull'imperfetto in italiano! Ciao a tutti e benvenuti in questo nuovo articolo! Oggi parleremo dell’imperfetto, un tempo verbale molto usato in italiano che a volte può creare delle difficoltà agli studenti! Nell'articolo di oggi ci concentreremo principalmente sulla coniugazione dell’imperfetto e sui suoi usi. Iniziamo subito! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! La coniugazione Coniugare un verbo all’imperfetto è davvero molto semplice! Normalmente quando abbiamo un verbo noi togliamo la desinenza dell’infinito e aggiungiamo quella del tempo in cui vogliamo coniugare il nostro verbo. Per esempio: Guardare → guard → guardo Per l’imperfetto, invece, non togliere tutta la desinenza dell’infinito ma solo -re. Poi aggiungi le desinenze dell’imperfetto. Per esempio: Guardare → guarda → guardavo Questo è molto conveniente, perché una volta che impari le desinenze dell’imperfetto, queste sono uguali per tutte le coniugazioni! Le desinenze sono: -vo -vi -va -vamo -vate -vano Ora vediamo la coniugazione di tre verbi all’imperfetto: Lavorare Io lavora-vo Tu lavora-vi Lui/Lei lavora-va Noi lavora-vamo Voi lavora-vate Loro lavora-vano Avere Io ave-vo Tu ave-vi Lui/Lei ave-va Noi ave-vamo Voi ave-vate Loro ave-vano Dormire Io dormi-vo Tu dormi-vi Lui/Lei dormi-va Noi dormi-vamo Voi dormi-vate Loro dormi-vano Facile no? Adesso voglio darti una bella notizia! Come sai in italiano esistono tantissimi verbi irregolari. Per questo motivo molti studenti pensano che sia una lingua difficile: per ogni tempo verbale ci sono tantissime eccezioni! Sarai felice di sapere che per l’imperfetto non è così! 🚨Gli unici verbi irregolari all’imperfetto sono essere, fare, dire e bere. Vediamo insieme la coniugazione! Essere Io ero Tu eri Lui/Lei era Noi eravamo Voi eravate Loro erano Fare Io facevo Tu facevi Lui/Lei faceva Noi facevamo Voi facevate Loro facevano Dire Io dicevo Tu dicevi Lui/Lei diceva Noi dicevamo Voi dicevate Loro dicevano Bere Io bevevo Tu bevevi Lui/Lei beveva Noi bevevamo Voi bevevate Loro bevevano E ora che sappiamo come coniugare l’imperfetto passiamo ai suoi usi! Gli usi L’imperfetto si usa principalmente in questi casi: Parlare di abitudini o azioni ricorrenti nel passato (da piccolo andavo in vacanza in Sicilia ogni anno) Fare descrizioni di persone o luoghi nel passato (l’hotel a Milano era sporco) Parlare di età o momenti della vita (quando avevo 6 anni, facevo nuoto) Fare una richiesta educata (volevo parlarti) Usiamo l’imperfetto anche quando abbiamo un’azione lunga interrotta da un’azione improvvisa. Per esempio: Mi ha chiamato mentre guidavo. In questo caso abbiamo due azioni. Io guidavo, quindi un’azione lunga e continua e improvvisamente qualcuno mi chiama, quindi interrompe l’azione che stavo svolgendo, cioè guidare. ⚠️Attenzione: Con la congiunzione mentre, al passato, di solito si usa sempre l’imperfetto, perché è una parola che ci fa capire che due azioni avvengono nello stesso momento. Per esempio: Mentre cenavo, guardavo un film. Questo esempio è simile a quello precedente perché abbiamo due azioni contemporanee e c’è il connettore mentre, ma c’è anche una piccola differenza. Nell’esempio di prima abbiamo un’azione che interrompe l’altra, invece in questo caso abbiamo solo due azioni che avvengono nello stesso momento e sono tutte e due continue! Ma la domanda ora è… quando usiamo l’imperfetto e quando il passato prossimo? Per rispondere a questa domanda ti consiglio di guardare questo video che ho pubblicato un po’ di tempo fa sul mio canale. Benissimo! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del mio sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • FARE, FARSI, FARCELA: you need to know these verbs in Italian

    Sicuramente già conosci il significato del verbo fare, ma conosci il significato dei verbi farsi e farcela? Scopriamolo nell'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo! Oggi parleremo dei verbi fare, farsi e farcela. Questi verbi possono sembrare simili, ma in realtà hanno significati diversi! Questo perché aggiungono dei pronomi che cambiano il significato originale del verbo e infatti si chiamano verbi pronominali. Sai cos’è un verbo pronominale? Leggendo questo articolo lo saprai! Cominciamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Fare Sono sicuro che conosci già il significato di questo verbo! È il verbo più usato della lingua italiana è può avere diversi significati. Quello più generico è creare qualcosa, ma può essere usato in molti modi, come probabilmente già sai. Esempi: Fare la doccia: indica l’azione di usare la doccia. Fare una domanda: indica l’azione di chiedere qualcosa. Fare un lavoro: significa proprio svolgere un lavoro. Fare una torta: creare, preparare una torta Sono sicuro che conosci tantissime espressioni con questo verbo italiano! È utilissimo perché puoi usarlo in tantissimi contesti, soprattutto se non conosci un termine più specifico. Farsi In realtà questo verbo è molto simile a fare, ma il fatto che ci sia il pronome si, ci fa capire che l’azione è rivolta verso noi stessi, non verso un’altra persona! Quindi sostanzialmente è un verbo riflessivo. Ti faccio qualche esempio: Esempi: Faccio una torta per il compleanno di Marta. Mi faccio una torta. In entrambi i casi sto facendo la stessa cosa: una torta! Ma c’è una differenza. Nel primo esempio faccio questa torta per un’altra persona, mentre nel secondo caso faccio la torta per me stesso. In italiano, quindi, quando stiamo facendo un’azione su noi stessi, possiamo usare la forma riflessiva del verbo fare, quindi farsi. ⚠️Attenzione: a volte il verbo “fare” e “farsi” sono intercambiabili. In italiano posso dire in entrambi i modi: Faccio una doccia e ti chiamo. Mi faccio una doccia e ti chiamo. Le due frasi sono entrambe accettate in italiano, ma dal punto di vista dell’uso la seconda è molto più comune. Farcela Questo verbo nasce dall’unione del verbo fare + ci + la. Quando due pronomi si incontrano, il primo trasforma la -i in -e, per questo non abbiamo farcila, ma farcela. Vediamo la coniugazione di questo verbo: Presente Io ce la faccio Tu ce la fai Lui/Lei ce la fa Noi ce la facciamo Voi ce la fate Loro ce la fanno Passato prossimo Io ce l’ho fatta Tu ce l’hai fatta Lui/Lei ce l’ha fatta Noi ce l’abbiamo fatta Voi ce l’avete fatta Loro ce l’hanno fatta ⚠️Attenzione: al passato prossimo devi fare attenzione a due regole importanti! Il pronome la è un pronome diretto femminile singolare. Per questo motivo, quando incontra il verbo avere, si toglie la -a e si mette l’apostrofo (‘), come hai visto nella coniugazione. Il participio del verbo fare concorda con il pronome la. Per questo motivo, come puoi vedere nella coniugazione, non abbiamo fatto, ma fatta, quindi ce l’ho fatta, ce l’abbiamo fatta, ecc. Ma cosa significa farcela? Il verbo farcela significa riuscire a fare qualcosa, quindi ottenere un risultato. Ecco qualche esempio! Ce l’ho fatta! Ho superato l’esame! Non ce la faccio ad andare al lavoro domani, sono troppo stanco. Nel primo esempio abbiamo un risultato. Chi parla ha superato un esame, quindi dice ce l’ho fatta nel senso di ci sono riuscito, ho ottenuto questo risultato. Nel secondo esempio, non ce la faccio, invece, abbiamo un’azione che non è stata ancora fatta, cioè andare a lavoro. Chi parla dice che non riesce ad andare a lavoro perché è molto stanco. ⚠️Attenzione: nota che se dopo il verbo farcela vogliamo usare un altro verbo allora dobbiamo usare la preposizione a. Ecco perché non ce la faccio AD andare al lavoro domani. Benissimo! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del mio sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • ANCORA vs APPENA vs GIÀ in Italian: which one to use?

    Sai come usare ancora, appena e già in italiano? Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo. Oggi parleremo di 3 avverbi molto usati nella lingua italiana: ancora, già e appena. Li conosci? Li hai mai sentiti? Oggi vedremo come si usano! Cominciamo subito a parlare del primo avverbio. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Ancora Ancora significa anche ora, anche adesso. È un avverbio di tempo e indica che qualcosa di cui stiamo parlando, può essere un’azione o un oggetto, continua a durare dopo un po’ di tempo. In poche parole indica continuità. Un’azione è iniziata nel passato, un po’ di tempo fa, e continua ancora adesso. Ti faccio qualche esempio: Dopo 3 giorni ho ancora la febbre, devo andare urgentemente dal medico. C’è ancora del formaggio? A) Hai cambiato la macchina? B) Non ancora. Nel primo esempio è chiaro che la persona che parla ha avuto la febbre nel passato e anche adesso ha la febbre, in questo momento. Nel secondo esempio, invece, la persona chiede un oggetto, cioè il formaggio, che ha già mangiato prima e che desidera mangiare di nuovo, adesso, nel momento in cui sta parlando. L’ultimo esempio è un po’ diverso. Nel dialogo, infatti, la risposta non ancora significa che la persona vuole cambiare la macchina, ma in questo momento non lo ha fatto, lo farà nel futuro. In questo caso, quindi, la parola ancora serve per indicare che ho un programma per il futuro che non è stato realizzato in questo momento, ma che realizzerò. Già Anche la parola già è un avverbio di tempo e viene usato per indicare che nel momento in cui sto parlando un’azione è compiuta da tempo. Facciamo qualche esempio! Ho già lavato la macchina e fatto benzina, sono pronto per partire. Quando sono arrivato alla stazione il treno era già partito. Ero già maggiorenne quando sono andato in Francia. Nel primo esempio, io parlo dopo aver lavato la macchina e dopo aver fatto benzina, quindi la parola già serve a far capire che queste due azioni sono state fatte prima rispetto al momento in cui sto parlando. Nel secondo caso abbiamo una situazione molto simile: nel momento in cui sono arrivata il treno non c’era perché è partito prima del mio arrivo. Anche qui abbiamo un’azione che si è compiuta, quindi è finita, nel passato. Passiamo al terzo esempio! Qui diciamo che l’azione di essere o diventare maggiorenne era già successa quando sono andato in Francia. Nota che qui usiamo già dopo il verbo. ⚠️Attenzione: guarda la posizione di questo avverbio! Quando abbiamo un verbo al passato, già va tra l’ausiliare (essere o avere) e il participio! È anche interessante aggiungere un altro uso particolare dell’avverbio già. Vediamo questo esempio: A) Fa molto freddo oggi! B) Eh, già! In questo caso già è un’esclamazione e serve semplicemente per esprimere il fatto di essere d’accordo con quello che ha detto l’altra persona, per dire è vero. Chiaro? Appena ⚠️Attenzione: Molto spesso possiamo trovare questo avverbio anche con il “non”, quindi non appena, ma il significato è lo stesso. Anche questo ha un significato temporale e ci serve per sottolineare che due azioni avvengono una dopo l’altra, ma quasi nello stesso momento. Ti faccio qualche esempio per aiutarti a capire meglio! Ti chiamo appena arrivo a casa. Non appena leggi la mia email, chiamami. Ti ho chiamato appena ho saputo la notizia. In tutti e tre gli esempi abbiamo due azioni che avvengono una dopo l’altra, ma quasi nello stesso momento. In altre parole si potrebbe dire: Nel momento stesso in cui arrivi a casa ti chiamo. Quando hai finito di leggere la mia email chiamami subito Non ho nemmeno finito di sapere la notizia che subito ti ho chiamato. Questa idea di due azioni successive, ma quasi contemporanee, la capiamo proprio grazie al nostro avverbio (non) appena! Un altro uso importante dell’avverbio appena è per indicare una cosa che è successa un secondo fa, qualcosa che abbiamo appena fatto! Per esempio se tua mamma ti chiede di pulire la cucina ma tu hai finito di pulire la cucina un secondo fa, puoi dire: L’ho appena fatto! ​​Benissimo! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • La CONCORDANZA dei tempi al congiuntivo italiano

    Leggi questo articolo per scegliere il giusto tempo del congiuntivo italiano in ogni frase! Il congiuntivo crea sempre problemi agli studenti in italiano soprattutto quando parliamo di concordanza, cioè scegliere il giusto tempo del congiuntivo in base al verbo della frase principale. Ma non ti preoccupare, in questo articolo ti spiegherò passo passo come funziona! Ho già fatto due articoli sul congiuntivo che potete trovare qui e qui. Vi consiglio assolutamente di leggere quelli prima, per comprendere bene questo. Facciamo però una breve ripetizione del congiuntivo: Il congiuntivo si usa nelle frasi dipendenti: credo che sia una buona idea. Il congiuntivo si usa quando nella frase principale abbiamo un verbo che esprime dubbio, paura, emozione, opinione, etc. Nella frase "credo che sia una buona idea" stiamo esprimendo un'opinione grazie al verbo credo. Il verbo della frase principale però influenza il tempo del congiuntivo che useremo nella frase dipendente. Esistono 4 tempi del congiuntivo: presente, imperfetto, passato e trapassato. Vi do la prima persona per ogni tempo del verbo essere: Presente: che io sia Imperfetto: che io fossi Passato: che io sia stato/a Trapassato: che io fossi stato/a Ora facciamo lo stesso per un altro verbo, per esempio andare: Presente: che io vada Imperfetto: che io andassi Passato: che io sia andato/a Trapassato: che io fossi stato/a Quindi noi dobbiamo scegliere il giusto tempo del congiuntivo in base a due fattori: IL TEMPO DEL VERBO DELLA FRASE PRINCIPALE LA RELAZIONE TEMPORALE TRA L'AZIONE DELLA FRASE DIPENDENTE E L'AZIONE DELLA FRASE PRINCIPALE Cerchiamo di capire meglio che cosa intendo. Prendiamo come esempio la frase di prima: "credo che sia una buona idea". In questo caso io credo adesso, in questo momento, sto formulando la mia opinione adesso che questa sia una buona idea adesso. Quindi come potete vedere le due azioni sono contemporanee, cioè accadono nello stesso momento, nel presente. Ma se l'idea è già stata realizzata? Cioè se l'idea di cui parlo è già avvenuta ma sto formulando la mia opinione nel presente? Allora userò il congiuntivo passato e dirò credo che sia stata una buona idea. Quindi per capire meglio ricordate che se la frase principale ha il verbo al presente, posso usare il congiuntivo presente se la seconda azione accade nello stesso momento nel presente o eventualmente nel futuro, mentre il congiuntivo passato se l'azione accade nel passato, prima, rispetto all'azione principale: Penso che Luca parta tra 2 ore (in questo caso futura) Credo che Luca sia ancora a casa (contemporanee presente presente) Penso che Luca sia partito due ore fa (presente passato) Presumo che Luca stia partendo adesso (presente progressivo) Cosa succede però se abbiamo un tempo passato nella frase principale, per esempio pensavo, credevo... In questo caso la situazione cambia! Qui abbiamo due scenari: Le due azioni accadono nello stesso momento del passato (contemporanee nel passato) Un'azione è più passata di un'altra azione già passato (anteriorità) Vediamo alcuni esempi: Pensavo che Luca partisse ieri (entrambi le azioni succedono nel passato ieri, pensavo ieri che Luca partisse ieri) Pensavo che ti piacesse il calcio (anche contemporanee nel passato) Pensavo che Luca fosse già partito (pensavo in un momento nel passato che Luca fosse già partito in un momento ancora più passato!) Attenzione: l'imperfetto viene usato anche per esprimere posteriorità nel passato ma non ne parliamo ora! Questo. si chiama futuro nel passato e se siete interessanti a questo argomento fatemi sapere! Ho creato per voi una tabella utile per ricordare queste regole. Attenzione però, come potete vedere al centro troviamo una linea rossa. Quella linea rossa non può essere attraversata! Questo significa che se usate un verbo al presente nella frase principale, non potete usare un congiuntivo imperfetto nella frase dipendente e viceversa. Questo significa quindi che dovrete scegliere solo tra due tempi del congiuntivo , non quattro! Se hai qualche domanda su questo argomento, non esitare a mandarmi un messaggio nella sezione contact del mio sito. A presto, Stefano

  • Espressioni utili all’imperativo

    Scopri queste frasi all'imperativo super utili in italiano! Ciao a tutti e benvenuti in questo nuovo articolo! Oggi parleremo di alcune espressioni molto utili all'imperativo formale e informale. Come sai, usiamo l’imperativo per dare ordini o consigli, ma ci sono alcune espressioni all’imperativo che usiamo in contesti specifici. Diciamo che hanno un significato particolare che puoi conoscere solo se vivi in Italia o se leggi questo articolo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Prima di tutto ti chiedo: ti ricordi la coniugazione dell’imperativo? Se non la ricordi non ti preoccupare, puoi guardare questo video utile qui sotto per ripeterla. Ora iniziamo con le espressioni di oggi! Senti/Senta Senti è l’imperativo informale del verbo sentire, quindi si riferisce al “tu”: senti! (tu). Come vedi, è praticamente uguale al presente indicativo, tu senti. In italiano utilizziamo questa parola per attirare l’attenzione, per iniziare un discorso. Ovviamente è una parola che possiamo usare con amici, parenti o comunque con persone con cui abbiamo un certo rapporto. Se invece parliamo con un professore, con il nostro capo a lavoro o con una persona che non conosciamo dobbiamo usare l’imperativo formale, quindi senta che si riferisce a lei: senta! (lei). Ecco qualche esempio: Senti, secondo me è una buona idea andare al cinema domani. Senta, scusi, dov’è la metro? Non preoccuparti, questo è un modo molto educato per parlare con qualcuno. So che in altre lingue, come l’inglese, richiamare l’attenzione dicendo listen può essere un po’ maleducato. In italiano, invece, è solo un modo per attirare l’attenzione! Un’alternativa a senti o senta che puoi sentire è ascolta, che è l’imperativo informale, per il tu, e ascolti, come imperativo formale, per il Lei. Quindi, per esempio, avremo: Ascolta, penso che sia meglio non uscire stasera perché piove molto. Ascolti, purtroppo non riesco a finire questo lavoro per domani, mi dispiace. Ora passiamo alla prossima espressione utile all’imperativo! Dimmi/Mi dica Un’altra espressione super utile è dimmi, che nella sua versione formale diventa mi dica. Ma prima di spiegarti come si usano queste due espressioni, voglio farti capire bene come si formano. Dimmi è l’unione dell’imperativo del verbo dire alla seconda persona, che è irregolare, quindi è l’unione di di’ (tu) + il pronome mi, che significa a me. Praticamente stiamo dicendo “dici a me” una cosa. Quando abbiamo un imperativo informale e un pronome, il pronome si attacca subito dopo l’imperativo. ⚠️Attenzione: Con gli imperativi irregolari, come dire, c’è un fenomeno interessante quando uniamo il pronome, cioè il pronome raddoppia. Non abbiamo solo l’unione delle due parole, quindi di’ + mi, ma abbiamo anche il raddoppio della prima lettera del pronome, quindi praticamente scriviamo e diciamo due volte la m, quindi si dice dimmi e non dimi. Questo succede anche con altri quattro verbi: andare (vacci), fare (fammi), stare (statti), dare (dammi). Quando, invece, abbiamo l’imperativo formale, quindi dica, il pronome non si attacca alla fine ma si mette prima, quindi abbiamo mi dica e non dicami. Questo vale per tutti i verbi, non solo per quelli irregolari. Ma come usiamo questa espressione? In realtà si può usare in molti modi. Per esempio, se dici a un tuo amico “ti posso fare una domanda?” oppure “devo assolutamente raccontarti una cosa” sicuramente ti risponderà: dimmi! Se invece siamo in un ambiente formale la persona dirà: mi dica! Benissimo, ora passiamo alla prossima espressione! Fammi/Mi faccia Hai mai sentito frasi del tipo fammi vedere, fammi sapere, oppure fammi giocare con te? L’espressione fare + pronome oggetto indiretto + l’infinito in italiano può avere 3 significati: Fare in modo che Permettere Lasciare Quindi, i 3 esempi che ti ho fatto prima possono significare: Fammi vedere: permettimi o lasciami vedere Fammi sapere: fai in modo che io sappia, informami Fammi giocare con te: permettimi di giocare con te! Negli esempi sopra, però, il tempo verbale che abbiamo usato è l’imperativo. Come dire segue la stessa regola del raddoppiamento. Anche in questo caso, se ci troviamo in un contesto formale non dirò fammi sapere, ma mi faccia sapere. Adesso ti chiedo una cosa però: hai mai sentito dire fammi il piacere! È un’espressione italiana che usiamo quando siamo un po’ arrabbiati. Per esempio posso dire: Fammi il piacere di smetterla! Stai dicendo solo stupidaggini → quindi fammi il piacere è un modo per dire “per favore smettila” in modo un po’ arrabbiato! Dammi/Mi dia Per finire, ecco alcune espressioni molto comuni con il verbo dare all’imperativo + il pronome mi. Anche qui abbiamo il raddoppiamento, quindi avremo dammi o mi dia per i contesti formali. Ecco alcune espressioni utili con questo verbo: Dammi una mano Questa espressione significa aiutami. Per esempio: se stai facendo le pulizie a casa mentre tuo fratello sta guardando la televisione, potresti chiedergli aiuto e dirgli: dammi una mano! Immaginiamo un altro contesto. Sei al lavoro e un tuo superiore con cui non hai mai parlato sta spostando un tavolo, tu sei lì vicino, ti guarda e ti dice: mi dia una mano. Chiaramente questo significa che ti sta chiedendo di aiutarlo, ma siccome siete in un contesto formale userà la forma con il Lei. Dammi un minuto Questo è un modo per dire aspetta che possiamo usare quando una persona ci chiede di fare qualcosa e abbiamo bisogno di qualche minuto. Per esempio: se un tuo collega ti chiede di mandargli un file via email, ma tu in quel momento non ricordi bene dove si trova, puoi dirgli: “dammi un minuto, lo cerco e te lo invio”. In contesti formali diremo mi dia un minuto Dammi il cinque Usiamo questa espressione per chiedere a una persona di darci il cinque. Di solito si fa quando siamo d’accordo su qualcosa o vogliamo festeggiare un successo. Per oggi le espressioni utili con l’imperativo finiscono qui! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del sito e ti risponderemo il prima possibile. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Test B2 Italiano: test completo + conversazione

    Benvenuti al test B2 di Italiano! Guarda il video e segui le indicazioni sullo schermo. Prima di iniziare scarica il foglio delle risposte e alla fine ottieni risultati. Qui troverai anche dei link utili per studiare gli argomenti del test! Fammi sapere com'è andata! Foglio delle risposte: 📊 OTTIENI RISULTATI / GET RESULTS → download here Argomenti del test che puoi studiare su YouTube: Playlist sui verbi pronominali Passato Prossimo o Imperfetto in ITALIANO?: https://youtu.be/TmQsfk-B78o Imperativo in Italiano: https://youtu.be/fO0AWECBX8M Futuro nel Passato in Italiano. Condizionale Passato: https://youtu.be/_D4L0D7WfcI Futuro di supposizione e dubbio: https://youtu.be/JcnNjbUYzUk La CONCORDANZA dei tempi al congiuntivo italiano: come scegliere il tempo giusto in italiano: https://youtu.be/CGJwvOOp1Y0 Il PERIODO IPOTETICO in Italiano: https://youtu.be/cuuMW7Ex7Bk Periodo IPOTETICO della realtà e della possibilità in Italiano: https://youtu.be/DAhlJEisNTg Periodo IPOTETICO dell'IRREALTÀ in italiano: https://youtu.be/Te4orugkJCE Pronomi DOPPI in italiano: me lo, gliela, ve ne: https://youtu.be/nD1O2xYDaFM 10 alternative al verbo FARE: https://youtu.be/JvuTlV_9hv8 Un abbraccio, Teacher Stefano

  • ANDARE, ANDARCI e ANDARSENE: qual è la differenza?

    Conosci la differenza tra andare, andarci e andarsene? La scopriamo nell'articolo di oggi! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo! Oggi parleremo dei verbi andare, andarci e andarsene. Andare Cominciamo a parlare del primo verbo: andare. Probabilmente conosci già il significato di questo verbo, che utilizziamo per dire che ci spostiamo da un posto all’altro, come in questo esempio: Ieri siamo andati al mare. Il verbo andare in questo caso serve per dire che ci siamo spostati da casa nostra, quindi da un posto preciso, per andare in un altro posto preciso, cioè il mare. Il verbo andare, però, ha anche un altro significato, osserva questa frase: Ti va di giocare a calcio domani? In questa frase cosa significa ti va? Possiamo sostituire ti va con va bene per te? Oppure, hai voglia di giocare a calcio domani? Quindi, come funziona? È molto semplice! Dobbiamo usare il verbo andare alla terza persone (generalmente singolare), poi la preposizione di e per finire l’altro verbo all’infinito. Poi davanti al verbo andare mettiamo il pronome oggetto indiretto corrispondente alla persona a cui stiamo chiedendo se ha voglia di fare una cosa. Se io chiedo se TU hai voglia di fare qualcosa, allora dico ti, se invece voglio dire che IO ho voglia di fare qualcosa, allora dirò mi va. Capito? Dai vediamo qualche altro esempio: Ti va di uscire insieme domani sera? Mi va di mangiare un bel piatto di pasta. Questo significa che possiamo utilizzare il verbo andare in 2 modi: Per esprimere il movimento da un posto all’altro. Per fare una proposta e chiedere all’altra persona cosa pensa della proposta. Andarci Ma se aggiungiamo al verbo andare il pronome ci cambiamo un po’ il suo significato. In che modo? Vediamolo insieme! Con il pronome ci possiamo fare riferimento a un posto che abbiamo menzionato precedentemente. Ti faccio un esempio per capire meglio: Ho sentito che ha aperto una nuova pizzeria in centro. Ci andiamo? In questo caso, ci andiamo significa andiamo lì, cioè andiamo alla nuova pizzeria che ha aperto in centro. Ti faccio un altro esempio: A) Ti è piaciuta la Grecia? B) Sì, ci sono andato l’anno scorso in vacanza e mi è piaciuta tantissimo! Anche in questo caso il ci di ci sono andato si riferisce alla Grecia, posto di cui ho parlato prima. Quindi possiamo dire che andarci significa andare lì, in un posto di cui ho già parlato. Ma non è finita qui! Andarci può avere anche un altro significato. Immagina questa scena: stai preparando la valigia per partire, vuoi mettere le tue scarpe preferite, ma non c’è spazio. Allora puoi dire: Non so che fare, le scarpe in valigia non ci vanno. In questo caso, usiamo il verbo andarci per dire che non entra, non c’è abbastanza spazio in valigia per le scarpe. Come hai visto, ho detto non ci vanno, questo perché le scarpe sono plurali. Se invece voglio dire che non c’è spazio per qualcosa di singolare, allora posso semplicemente usare la terza persona singolare va. Quindi: Questa scatola non ci va nell’armadio. Ci va nel ripostiglio? Queste piante sono troppo grandi. Non ci vanno sul balcone. Andarsene Adesso è arrivato il momento dell’ultimo verbo che vedremo oggi: andarsene. Questo è un verbo composto da 3 elementi, andare + due pronomi, si e ne. La prima cosa che voglio farti vedere è la coniugazione di questo verbo, perché è molto particolare. Ti do un piccolo aiuto: il pronome ne resta sempre uguale, mentre il pronome si cambia in base alla persona, quindi useremo mi, ti, ci, esattamente come un verbo riflessivo! C’è un’altra piccola regola che dobbiamo ricordare: quando due pronomi si incontrano, uno dei due cambia e trasforma la I in E. In questo caso, dato che ne resta sempre uguale, sarà proprio il nostro pronome si a cambiare. Il verbo andare, invece, si comporta in modo regolare, cioè lo possiamo coniugare come se non ci fossero questi pronomi. Quindi avremo: Io me ne vado Tu te ne vai Lui/Lei se ne va Noi ce ne andiamo Voi ve ne andate Loro se ne vanno Bene, adesso che lo abbiamo coniugato dobbiamo capire che significa! Cominciamo con un esempio. Questa città non mi piace più, me ne andrò presto. Hai capito il significato del verbo in questa frase? Significa andare via dalla città, lasciare la città. Quindi uso questo verbo con il significato di andare via da un posto, lasciare un posto. Anche se per esempio sei a una festa, quando vuoi tornare a casa puoi dire: Ragazzi, è tardi, io me ne vado. In questo modo tutti capiranno che vai via dalla festa per tornare a casa. Benissimo! Spero che l'articolo di oggi ti sia piaciuto. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella contact section del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • DO NOT EVER make these mistakes in Italian…

    Quando un errore è davvero un errore in italiano? Scopriamolo nell’articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in un nuovo articolo. Oggi voglio parlare di un argomento un po’ diverso dal solito che però è molto importante. Io faccio video su Instagram e YouTube da ormai 3 anni e a volte ricevo dei commenti sotto i miei poco carini. Questi commenti di solito vengono da parte degli italiani che correggono alcune cose che dico nei video. Io sono umano e anche io faccio degli errori ovviamente, ma le correzioni di questi italiani non sono delle correzioni giuste. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Di solito, le persone che fanno questi commenti sono dei puristi della lingua, che correggono “errori” che nella grammatica tradizionale sono considerati “errori” ma nella grammatica moderna o comunque nella lingua attuale, non sono più errori! Questo perché la lingua cambia, si evolve e di conseguenza cose che prima erano definiti errori ora non lo sono più! E poi ricordiamoci che non sono i libri o la storia a decidere la grammatica di una lingua, ma sono i parlanti di quella lingua che decidono, involontariamente, come la lingua si evolve! Quindi vediamo quali sono alcuni “errori” che secondo la grammatica tradizionale sono appunto errori, ma che ora, in realtà, sono ampiamente accettati e usati dalla popolazione italiana! I pronomi personali Iniziamo dai pronomi personali lui, lei e loro. Quando noi italiani andiamo a scuola, alla scuola elementare, impariamo i verbi. Per esempio se ci insegnano il verbo amare al presente, la maestra ci insegnava questo: Io amo Tu ami Egli ama Noi amiamo Voi amate Essi amano Egli? Essi? E sì! Originariamente nella lingua italiana, i pronomi personali per lui, lei e loro erano diversi! Avevamo: Egli → lui Ella → lei Essi → loro Ma perché c’è questa differenza? La differenza nasce per distinguere il pronome soggetto dal pronome oggetto. Infatti, egli indica sempre il soggetto dell’azione, invece lui teoricamente dovrebbe indicare un oggetto. Ti faccio un esempio: Egli è andato a casa. Gianluca ha visto lui al supermercato. Ora… queste frasi sono molto strane in italiano, anche se corrette! Riscriviamole: Lui è andato a casa. Gianluca l'ha visto al supermercato. Quindi, egli davvero sembrerebbe molto strano in italiano e generalmente preferiamo lo al posto di lui come oggetto diretto. Lui può essere anche un oggetto diretto, ma preferisco non parlare anche di questo nell’articolo, altrimenti diventa troppo complicato. Però ho già fatto un video su questo argomento che puoi guardare dopo cliccando qui. Ma quando abbiamo smesso di usare egli, ella e essi per usare lui, lei e loro? Tanto tanto tempo fa! Già nel 1400, si preferivano usare le forme lui, lei e loro! I puristi della lingua però hanno sempre condannato questo uso fino a quando nel 1840, Manzoni si è opposto a questa condanna e ha usato nel suo famosissimo romanzo I Promessi Sposi, le forme lui, lei e loro. Da quel momento anche i libri di grammatica hanno cambiato questa regola. Quindi, quando faccio dei video in cui coniugo dei verbi, se leggete un commento di persone che dicono “si dice egli non lui!!”, ignorate il commento! GLI come LORO Rimaniamo in tema pronomi e parliamo di GLI, il pronome oggetto indiretto. Per capire bene questo punto devi sapere le regole dei pronomi oggetto indiretto (ti lascio questo video per capire meglio). I pronomi oggetto indiretto servono per sostituire un oggetto indiretto, cioè la persona a cui è diretta l’azione. Per esempio, se io dico: Mando una lettera a Luca → posso sostituire a Luca con un oggetto indiretto e dire gli → Gli mando una lettera Quali sono i pronomi oggetto indiretto? Abbiamo: Mi Ti Gli/Le Ci Vi Gli (Loro) Quindi? Perché abbiamo GLI due volte? Teoricamente, secondo le grammatiche tradizionali, il pronome oggetto indiretto di terza persona plurale dovrebbe essere LORO. Ma questo pronome segue delle regole strane! Infatti, al contrario di tutti gli altri pronomi, si mette DOPO il verbo. Per esempio: Ho dato il regalo ai ragazzi → Ho dato loro il regalo No, è troppo strano! Letteralmente sembra molto formale o comunque vecchio stile! Nell’italiano di oggi o non sostituiamo ai ragazzi, che è un’alternativa valida, o usiamo gli: Gli ho dato il regalo → chiaramente questo può creare dei fraintendimenti perché potrebbe anche essere a lui, quindi o siamo sicuri che dal contesto è chiaro che ci riferiamo a loro, oppure non sostituiamo l’oggetto indiretto. Chiaro? Andiamo avanti! A ME MI Cari amici spagnoli, lo so, nella vostra lingua questo si dice sempre! E in italiano? Questa questione è molto dibattuta. Infatti, tante persone in italiano evitano l’espressione a me mi, anche io a volte, perché considerata molto sbagliata. Perché questo? Beh, perché “a me” e “mi” sono teoricamente la stessa cosa, quindi è come avere una ripetizione! Ma ora voglio leggerti una frase: Il caffè lo prendo amaro → Io prendo il caffè amaro. Perché diciamo il caffè lo prendo amaro. Teoricamente lo sostituisce caffè, ma perché usare un pronome che sostituisce caffè se caffè è nella frase? Questo è un chiaro esempio di dislocazione, un fenomeno linguistico italiano estremamente comune che prevede lo spostamento di parole all’interno di una frase per enfatizzarle e l’aggiunta di un pronome. Altri esempi sono: Lo prendo amaro il caffè. A Luca gli piace tantissimo sciare. Cosa ne pensi del film? Quindi… se “il caffè lo”, “a Luca gli”, “ne e del film” sono corretti… perché a me mi no? Non lo so! Le regole grammaticali hanno previsto che a me mi, essendo una ripetizione, fosse sbagliato, ma è una semplice dislocazione come le altre! Potrei parlare molto di questo argomento, perciò ti consiglio di guardare questo video qui dove spiego tutto in dettaglio con anche degli esempi pratici molto utili! NON CE L’HO Ma che cos’è quello strano ce nella frase “non ce l’ho”? Bella domanda! Quella è semplicemente la particella ci che diventa ce davanti a un pronome oggetto diretto. Ma perché abbiamo ci? Ti spiego. Prendiamo il dialogo: Marco, hai un fazzoletto? No, non ce l’ho. Perché diciamo “ce l’ho”. Prima di tutto noi non vogliamo dire di nuovo “fazzoletto” quindi usiamo il pronome lo per sostituire fazzoletto che diventa l’ davanti al verbo avere nella forma ho. Ma poi per aggiungere enfasi sul fatto che non abbiamo il fazzoletto, aggiungiamo la particella ci davanti a l’ho che però diventa ce perché abbiamo il pronome lo. Secondo me il motivo vero per cui facciamo questo in italiano è anche perché dire “non l’ho” suona strano, ma nessuno può considerare questo ce sbagliato, perché lo usiamo sempre! Sempre parlando di CI, lo usiamo spesso in ambienti informali, per rafforzare altre frasi col verbo avere. Per esempio: C’ho fame C’ho sonno I puristi considerano queste forme sbagliate, ma sono usatissime in un linguaggio informale se vuoi enfatizzare la tua frase! MA PERÒ Finiamo con la mia preferita: ma però. Allora, devo essere sincero, io non uso ma però ma semplicemente perché sono terrorizzato ad usarlo! Mia nonna era una maestra di scuole elementari e mia madre è una professoressa di latino, greco e italiano. Per questo motivo da piccolo mi correggevano sempre se dicevo ma però, quindi ora non lo dico! Ma la fetta di popolazione che usa ma però è altissima! I puristi sostengono che unire le due congiunzioni ma e però sia ripetitivo, perché teoricamente hanno lo stesso significato. Ma ora ti spiego perché non è così. Le parole ma e però sono delle congiunzioni chiamate avversative perché indicano un’opposizione tra due cose. Possiamo dividere le congiunzioni avversative in due gruppi: Contrapposizione: Il vestito non era blu, ma azzurro! Punto di vista diverso: Non è un bel film, ma vale la pena vederlo! La parola però, invece, rientra solo nella seconda categoria. Infatti, io non posso dire “il vestito era blu, però azzurro”, è sbagliato! Ma posso dire “non è un bel film, però vale la pena vederlo”. Per questo motivo a tanti nativi italiani viene spontaneo dire ma però, perché il primo ma indica una contrapposizione, il secondo però un punto di vista diverso! Può non piacere, può sembrare strano, ma diverse grammatiche lo considerano ormai corretto! Benissimo abbiamo finito con gli “errori non errori” di oggi! Se hai delle domande mandami un messaggio nella contact section del mio sito e ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Come usare UN, NESSUNO e ALCUNO in Italiano

    Come si usano UN, UNO e UNA in italiano? E NESSUN o ALCUN? Vediamolo nell'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo! Oggi voglio parlare degli articoli indeterminativi e di come si usano dato che sono estremamente comuni quando parliamo l’italiano. Le regole sono poche e semplici non preoccuparti! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Iniziamo subito con la lezione di oggi e vediamo come e quando si usano gli articoli indeterminativi. Prima di tutto gli articoli indeterminativi hanno la funzione di indicare qualcosa di generico, indefinito non specifico. Vediamo questi due esempi: Ho comprato una macchina → macchina generica Ho comprato la macchina che volevi tu! → specifico quale macchina Ora vediamo come si usano gli articoli indeterminativi: UN: l'articolo "UN" si usa davanti a sostantivi maschili che iniziano con una consonante e una vocale. Ad esempio, "un libro," "un tavolo", “un amico”. UNO: “uno” è usato per i sostantivi maschili che iniziano con 's' + consonante, 'ps', 'gn', 'x' o 'z'. Per esempio: “uno specchio”, "uno zaino," "uno psicologo" UNA: l'articolo "UNA" è utilizzato per i sostantivi femminili che iniziano con una consonante. Ad esempio, "una casa," "una penna." UN': l'articolo "UN'" è utilizzato davanti a sostantivi femminili che iniziano con una vocale. Ad esempio, "un'amica," "un'idea." ATTENZIONE: un’ con l’apostrofo si usa SOLO con le parole femminili quindi si dice “un’amica” ma “un amico”. Chiaramente se io dico per esempio “un amico” intendo solo uno, in quantità, solo una persona. Quindi è ovvio che non posso usare gli articoli indeterminativi per il plurale. Ma se voglio sempre riferirmi a qualcosa di generico, quindi non un amico in particolare, ma plurale, più amici? Teoricamente gli articoli indeterminativi non hanno il plurale ma possiamo usare il partitivo come strategia alternativa per formale il plurale degli articoli indeterminativi! Partitivo Il partitivo si forma con la preposizione DI + articolo determinativo plurale + nome plurale. Per esempio: Ho invitato un amico a casa → Ho invitato degli amici a casa. Voglio comprare un libro di storia → Voglio comprare dei libri di storia. C’è una borsa sul letto → Ci sono delle borse sul letto. Chiaro? Ma in realtà c’è un’altra cosa molto importante che voglio insegnarti! L’articolo indeterminativo è molto utile anche per capire due altre paroline in italiano: nessun e alcun. Parliamone in ordine. NESSUN/NESSUNO Questa parola ha due significati in italiano. Infatti può essere un pronome o un aggettivo. Oggi parleremo solo dell’uso come aggettivo, se vuoi imparare di più su questa parola ti consiglio questo video. Comunque nessuno serve ad indicare una quantità 0, niente! Quindi se dico “nessun problema” significa zero problemi! Ma attenzione! Dobbiamo scegliere la forma giusta di nessuno in base alla parola che viene dopo. Per esempio: Non c’è nessun problema → perché diciamo un problema Nessuno studente ha superato l’esame → perché diciamo uno studente Non siamo riusciti a trovare nessuna soluzione → perché diciamo una soluzione Ricorda che se nessuno è all’inizio della frase (come nel caso di “nessuno studente”) allora non dobbiamo usare un’altra negazione. Se invece nessuno è all’interno della frase allora dobbiamo usare la negazione non all’inizio della frase! Chiaramente, dato che stiamo esprimendo una quantità 0, non abbiamo il plurale di nessuno, non possiamo dire nessuni! ALCUN/ALCUNO Questa parola ha lo stesso significato di NESSUN ma è decisamente più formale. Per esempio: Non c’è alcun problema. Non siamo riusciti a trovare alcuna soluzione Segue le stesse regole di nessuno quindi abbiamo: alcun, alcuno e alcuna. ATTENZIONE però! Alcuno in realtà ha il plurale: alcuni e alcune ma quando diventa plurale cambia significato! Infatti, alcuni e alcune è come un partitivo e serve per indicare una quantità generica, non specificata in numero. Per esempio: Ho invitato degli amici a casa → Ho invitato alcuni amici a casa. Benissimo! Abbiamo finito con la lezione di oggi! Spero che sia tutto chiaro! Come sempre, se hai qualche domanda, fammi sapere mandandomi un messaggio nella contact section del sito. Ci sentiamo presto! Un abbraccio, Teacher Stefano

  • How to TELL TIME in Italian | Leggere l'orologio in Italiano

    Sai come si legge l’orologio in italiano? Lo vediamo nel l'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo! Oggi voglio fare con voi una lezione molto pratica e voglio insegnarvi a leggere l’orologio. Questo è molto importante perché se vieni in Italia, molto spesso dovrai dire che ore sono. Forse qualcuno te lo chiede per strada, un tuo amico ti chiede a che ora vi incontrerete, devi prenotare un ristorante e molto altro ancora. Insomma, quante volte al giorno dici l’ora nella tua lingua? Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Prima di tutto devi sapere che in Italia usiamo l’orologio a 24 ore. Quindi abbiamo dall’1 alle 12 e poi dalle 13 alle 24. L’orologio a 24 ore è molto usato in Italia, però chiaramente se mi sto organizzando con i miei amici per uscire alle nove (9) e dico ci vediamo alle nove, chiaramente mi riferisco alle nove di sera. Se però vogliamo specificare, possiamo dire: Di mattina (per esempio: sette di mattina) Di pomeriggio (per esempio: due di pomeriggio) Di sera (per esempio: dieci di sera) Di notte (per esempio: due di notte) Di notte è molto importante perché generalmente fino alle 4 o 5, continuiamo a dire di notte, invece so che in altre lingue come l’inglese si dice teoricamente due di mattina. In italiano, preferiamo, due di notte generalmente. È importante anche ricordare che c’è una differenza tra l’orologio a 12 ore e quello a 24 ore. Infatti, con l’orologio a 24 ore, o meglio con i numeri che vanno da 13 a 24, non possiamo usare espressione come mezza o un quarto. Ma ora vediamo in dettaglio! Prima di tutto, ovviamente, devi sapere come chiedere l’ora. Fondamentalmente ci sono due modi molto semplici: Che ore sono? Che ora è? Poi per dire l’orario dobbiamo usare sempre il verbo essere nella forma loro, quindi sono, e l’articolo determinativo femminile plurale le. Per esempio: Sono le dieci (10). Se vogliamo dire i minuti basta aggiungere la e congiunzione e dire: Sono le dieci (10) e quindici (15). Sono le dieci (10) e trenta (30). Sono le dieci (10) e quarantacinque (45). Possiamo ridire le frasi di prima con delle espressioni specifiche che sono: Sono le dieci (10) e un quarto (15). Sono le dieci (10) e mezza (30). Sono undici (11) meno un quarto (15). Nell’ultimo caso stiamo dicendo che mancano quindici (15) minuti alle undici (11). Possiamo chiaramente usare questo anche per altri minuti, per esempio: Sono le undici (11) meno dieci (10). Sono le undici (11) meno venti (20). Ora ricorda che se usiamo l’orologio a 24 ore, non possiamo usare le espressioni di prima. Quindi possiamo dire: Sono le sedici (16) e quindici (15) MA NON e un quarto. Sono le sedici (16) e trenta (30) MA NON e mezza. Sono le sedici (16) e quarantacinque (45) MA NON 17 meno un quarto. Se invece vogliamo dire l’ora per un appuntamento dobbiamo usare l’espressione “a che ora” e dire: A che ora ci vediamo stasera? Nella risposta dobbiamo usare la preposizione a + l’articolo le: Ci vediamo alle due (2). Ci vediamo alle tre (3) e mezza (30). Ci vediamo alle sedici (16) e quindici (15). Ora ricorda queste eccezioni: L’1 è sempre singolare: È l’una. Ci vediamo all’una. Mezzogiorno e mezzanotte non richiedono l’articolo: È mezzogiorno, andiamo a pranzo! A mezzanotte dormo profondamente! Spero che sia tutto chiaro! Se hai qualche altra domanda, scrivimi un messaggio nella contact section del mio sito. Ci sentiamo presto! Un abbraccio, Stefano

  • VOLERCI vs METTERCI: what’s the difference in Italian?

    Spesso sentiamo i verbi volerci e metterci nelle espressioni ci vuole o ci metto, ma cosa significano? Vediamolo nel video di oggi! Ciao a tutti e benvenuti a un nuovo articolo. Oggi vedremo la differenza tra i verbi volerci e metterci che all’inizio possono sembrare molto simili ma in realtà hanno delle importanti differenze. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Ora iniziamo! Prima di tutto, devi sapere che questi verbi sono chiamati verbi pronominali perché aggiungono un pronome, in questo caso la particella ci per cambiare il significato originario del verbo. Infatti, se ci pensi, volere è usato per indicare un desiderio o una volontà, invece mettere si usa per indicare l’azione di posizione qualcosa dentro o su qualcos’altro, per esempio, metto il libro nello zaino. Ma quando aggiungiamo la particella ci questi verbi cambiano totalmente di significato e il loro nuovo significato è “è necessario”. Anche se il significato è lo stesso, il loro uso è diverso. Volerci Iniziamo a capire come funziona il verbo volere e vediamo questi esempi. Dato che questi verbi si usano spesso con il tempo, faremo un esempio proprio con il tempo: Ci vuole un’ora per arrivare a Roma da qui. Ci vogliono cinque minuti per risolvere questo problema. Nella prima frase stiamo dicendo che per arrivare a Roma da qui è necessaria un’ora. Invece nella seconda frase stiamo dicendo che per risolvere questo problema sono necessari cinque minuti. Allora, possiamo subito capire una cosa molto importante! Il verbo volerci si coniuga solo in due forme: Ci vuole → se la cosa necessaria è singolare Ci vogliono → se la cosa necessaria è plurale Possiamo anche capire che il verbo volerci è un verbo impersonale, cioè dato che si coniuga solo alla terza persona singolare e plurale, stiamo dicendo qualcosa di generale, non qualcosa di specifico per una persona. Chiaro? Vediamo altri esempi, non solo con il tempo e magari anche in altri tempi verbali: Per arrivare a New York prima ci voleva una settimana in nave, adesso con l’aereo ci vogliono solo sette ore. Ci vuole tanta pazienza per imparare una lingua. Ci vogliono tre uova per questa torta. Metterci Il verbo metterci, invece, è un po’ diverso perché è personale. Infatti, non è più generale come volerci, non stiamo dicendo che cosa è necessario in generale, ma cosa è necessario per me. Vediamo un esempio: Ci metto mezz’ora a finire i compiti. Quanto tempo ci metti ad arrivare a casa mia? Quindi qui possiamo notare due cose: Il verbo metterci si coniuga in base alla persona che compie l’azione, il soggetto! Infatti, nella prima frase abbiamo ci metto (io) e nella seconda ci metti (tu). Questo perché stiamo dicendo che per me è necessaria mezz’ora per finire i compiti e nella seconda frase quanto tempo è necessario per te ad arrivare a casa mia! Infatti, possiamo brevemente vedere la coniugazione di metterci al presente: Io ci metto, Tu ci metti, Lui/Lei ci mette, Noi ci mettiamo, Voi ci mettete, Loro ci mettono. 2. La seconda cosa che possiamo notare è che ci non cambia mai. ATTENZIONE: questo ci non è un pronome riflessivo, è semplicemente la particella ci ed è invariabile! Non cambia! Vediamo altri esempi: Ci abbiamo messo un pomeriggio intero per pulire la casa. Quanto tempo ci metterete a finire il lavoro? Luca ci mette solo due minuti ad arrivare. Come puoi vedere il verbo metterci può essere usato solo per parlare di tempo, quindi significa è necessario ma solo relativo al tempo! Ora vediamo una frase che include sia volerci che metterci così puoi capire bene la differenza. Ci vogliono tre ore ad arrivare a Milano in macchina però io col treno ci metto due ore e mezza Quindi, generalmente, sono necessarie tre ore per arrivare a Milano in macchina, ma per me, personalmente, sono necessarie due ore e mezza se vado in treno! Capisci come funzionano? Dai, non sono così difficili! Spero che la lezione ti sia piaciuta e se hai qualche altra domanda, fammi sapere mandandomi un messaggio nella contact section del mio sito. Un abbraccio, Teacher Stefano

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