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  • Grandi Aziende Italiane: Luxottica

    Ciao e benvenuti al quarto episodio della nuova serie Grandi Aziende Italiane! Una serie in cui vi parlerò di grandi aziende italiane conosciute in tutto il mondo. In questo episodio vi parlerò della Luxottica. Buon ascolto! Supporta il mio lavoro e scarica la trascrizione qui sotto! Iscriviti alla newsletter Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Grandi Aziende Italiane: Gucci

    Ciao e benvenuti al quarto episodio della nuova serie Grandi Aziende Italiane! Una serie in cui vi parlerò di grandi aziende italiane conosciute in tutto il mondo. In questo episodio vi parlerò di Gucci. Buon ascolto! Supporta il mio lavoro e scarica la trascrizione qui sotto! Iscriviti alla newsletter Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Conversazione in Italiano: Miguel dalla Spagna 🇪🇸

    Ciao e benvenuti al primo episodio della nuova serie Conversazione in Italiano! In questa nuova serie intervisteremo persone che hanno studiato e studiano l'italiano e oggi iniziamo con Miguel, un ragazzo dalla Spagna. Buon ascolto! Supporta il mio lavoro e scarica la trascrizione qui sotto! Iscriviti alla newsletter Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Conversazione in Italiano: Mary dagli Stati Uniti 🇺🇸

    Ciao e benvenuti al terzo episodio della nuova serie Conversazione in Italiano! In questa nuova serie intervisteremo persone che hanno studiato e studiano l'italiano e oggi parleremo con Mary, una ragazza che viene dagli Stati Uniti. Buon ascolto! Supporta il mio lavoro e scarica la trascrizione qui sotto! Iscriviti alla newsletter Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Verbi pronominali con CI e NE

    Scopri questi verbi pronominali con CI e NE in Italiano! In italiano esiste una categoria di verbi chiamati verbi pronominali . Questa categoria di verbi è formata dall’unione di un verbo  e uno o due pronomi . Questi pronomi non hanno un significato proprio, non si riferiscono a qualcosa in particolare, ma servono solo a cambiare il significato originale del verbo.  Questo significa che il verbo pronominale ha un significato diverso rispetto allo stesso verbo senza il pronome.  In questo articolo vedremo l’uso di 5 verbi pronominali molto comuni con i pronomi ci e ne !  Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school ! Entrarci  Questo verbo può avere 2 significati:  Il primo significato è entrare fisicamente  in un posto (come una borsa, valigia, scatola, stanza) perché c’è spazio a sufficienza. Il mio bagnoschiuma c’entra  nella tua valigia? La mia è pienissima! Significato: nella tua valigia c’è abbastanza spazio per il mio bagnoschiuma? Il secondo significato è avere a che fare con qualcosa , avere una relazione , un coinvolgimento  con quello di cui stiamo parlando.   Sono molto nervoso per quello che è successo ieri al lavoro, ma tu non c’entri  niente, non sono arrabbiato con te. Significato: Sono molto deluso per quello che è successo ieri, non è colpa tua se mi sento così, tu non hai niente a che fare con quello che è successo ieri. Arrivarci  Questo verbo secondo me è super interessante! Arrivare  unito al pronome ci  ha un significato letterale e un significato più metaforico! Vediamo qualche esempio!  Come ci arrivi a casa di Marco? Significato: in che modo arrivi in quel posto, lì, cioè a casa di Marco? Questo è il significato letterale. Ho provato più volte a studiare il congiuntivo in italiano, ma non ci arrivo  proprio! È troppo difficile!  Significato: Ho provato più volte a studiare il congiuntivo italiano, ma non lo capisco proprio! È troppo difficile! Provarci Questo è un verbo che viene usato in due modi:  Quando vogliamo dire provare a fare qualcosa. In questo caso, semplicemente ci sostituisce la cosa che dobbiamo provare a fare, ma il verbo mantiene il suo significato originario. Quando una persona ha un approccio  con un’altra. Di solito si tratta di un approccio di tipo sentimentale, un flirt, un corteggiamento. Lo usiamo sempre con la preposizione con . Esempi : A) L’università di ingegneria è difficile ma ci proverò ! Significato: anche se l’università di ingegneria è difficile io proverò a fare l’università comunque quindi ci sostituisce semplicemente “a fare l’università di ingegneria”. Marco ci ha provato   con  me tutta la sera! Significato: Marco ha flirtato tutta la sera con me. Benissimo! Adesso vediamo due verbi con il pronome ne ! Valerne la pena Oltre ad avere il verbo pronominale valerne (che da solo non si usa spesso), abbiamo anche la parola pena e insieme ecco una vera e propria espressione. In italiano si usa per dire che la cosa che voglio ottenere è molto più importante del sacrificio che faccio per ottenerla . Di solito questo verbo si usa alla terza persona singolare. Esempi: Studiare l’italiano è faticoso, ma ne vale la pena  quando poi inizi a parlarlo! Significato: anche se studiare italiano è molto faticoso, quando inizi a parlarlo è bellissimo, quindi per me il risultato è più importante del sacrificio che ho fatto. Ne è valsa la pena  fare un viaggio di 6 ore per vedere un concerto? Significato: sto chiedendo a una persona se il concerto che ha visto era davvero così importante al punto di fare un viaggio di 6 ore. Chiaramente se faccio questa domanda significa che non sono d’accordo con quello che ha fatto! ⚠️Attenzione : “valsa” è il participio passato del verbo valere e si usa al femminile perché concorda con la parola pena. Non poterne più Usiamo questo verbo per dire che siamo molto stanchi  di qualcosa o di qualcuno e vogliamo cambiare la situazione. Non ne posso più   di  questo caldo! Significa che sono molto stanco di questo caldo.  ⚠️Attenzione : dopo questo verbo si usa sempre la preposizione di, semplice o articolata. Benissimo! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • LI o GLI: Impara i pronomi italiani

    LI o GLI? Pronome oggetto diretto o indiretto? Scoprilo nell'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti nel nuovo articolo! Oggi parleremo di due pronomi che creano tantissimi problemi agli studenti di italiano: li  o gli . Questi pronomi sono molto simili dal punto di vista del suono, per questo gli studenti li confondono spesso,  ma hanno un significato molto diverso.   Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school ! Prima di iniziare, prova a fare questo esercizio e poi leggi la spiegazione! Ho comprato i regali e ____ ho messi sotto l'albero di Natale. Ho chiamato il direttore dell’azienda e _____ ho proposto le mie idee.  Ho visto i miei genitori a cena e ____ ho raccontato del nostro weekend. Li vs Gli Prima di tutto, che cosa sono li e gli ? Sono pronomi! Li è un pronome oggetto diretto maschile plurale invece gli è un pronome oggetto indiretto maschile singolare e plurale. Vediamo queste tabelle per ripetere i pronomi: Pronomi oggetto diretto Pronomi oggetto indiretto Mi  Ti Lo/La Ci Vi Li /Le Mi  Ti Gli/Le Ci Vi Gli (loro) Oggi ci concentriamo sulle differenze tra li e gli però, chiaramente, le regole grammaticali che studieremo si applicano anche agli altri pronomi. Vediamo la differenza tra questi due pronomi partendo dall’esercizio che hai svolto! Soluzione dell’esercizio  Com’è andato l’esercizio? Hai scelto i pronomi giusti? Adesso cerchiamo di capire la regola, così non farai più errori.  Iniziamo dalla prima frase.  Ho comprato i regali e li ho messi sotto l'albero di Natale. Il verbo mettere è transitivo, cioè vuole un oggetto diretto. Se io dico “ho messo sotto l’albero” mi viene naturale chiedere “che cosa?” Ovviamente i regali!  Il pronome li , quindi, viene usato per sostituire un oggetto plurale e maschile, come in questo caso “dei regali” e va sempre messo quando dopo c’è un verbo transitivo, cioè un verbo che vuole un oggetto diretto. Ti faccio un altro esempio per capire meglio che cos’è un oggetto diretto:  Se io dico “ho visto” la prima cosa che ti viene spontaneo mettere dopo è un oggetto. La domanda naturale, infatti, è “che cosa?” , cioè “che cosa ho visto?”. Può essere una persona, un film, un video, quello che vuoi! Ma è una cosa che risponde alla domanda “che cosa?”. Bene, se questo oggetto è plurale, allora andrò a sostituirlo con il pronome li . Inoltre, ricorda che l’oggetto diretto non ha mai una preposizione davanti, infatti sostituiamo i regali . Quindi, li  sostituisce “ i regal i” nella frase “ho messo i regali sotto l’albero di Natale”. Per non ripetere la parola regali la sostituisco con il pronome diretto maschile plurale , cioè li ! Bene, passiamo adesso alla seconda frase.  Ho chiamato il direttore dell’azienda e gli ho proposto le mie idee.  Qui il pronome cambia!  Proviamo a togliere il pronome e inserire la parola che sostituisce, avremo:  Ho chiamato il direttore dell’azienda e ho proposto al  direttore dell’azienda  le mie idee.  Come vedi, tra il verbo e la parola direttore c’è la preposizione a + l’articolo il. In generale, quando tra il verbo e l’oggetto c’è la preposizione a  abbiamo un oggetto indiretto, cioè praticamente una parola che si lega al verbo grazie alla preposizione a .  Bene, in questo caso non possiamo utilizzare li , perché è un pronome diretto, ma dobbiamo utilizzare gli , che è il pronome indiretto che usiamo per la terza persona maschile, cioè sostituisce un oggetto indiretto maschile singolare, che in questo caso è il direttore dell’azienda, quindi la persona a cui è diretta l’azione. Adesso vediamo l’ultima frase! Ho visto i miei genitori a cena e gli ho raccontato del nostro weekend. Anche in questo caso usiamo il pronome indiretto gli ! Vediamo anche qui come sarebbe la frase senza il pronome.  Ho visto i miei genitori a cena e ho raccontato ai  miei genitori  il nostro weekend. Come vedi, anche qui compare la preposizione a , quindi anche qui abbiamo un oggetto indiretto, che dobbiamo sostituire con un pronome indiretto. Scegliamo gli  perché è anche il pronome indiretto per la terza persona plurale, quindi può sostituire qualsiasi oggetto indiretto plurale. In realtà abbiamo anche un pronome oggetto indiretto maschile plurale, che è loro , ma segue delle regole particolari, infatti, deve essere posizionato dopo il verbo, anziché prima! Quindi la frase sarebbe:   Ho visto i miei genitori a cena e ho raccontato loro  il nostro weekend. Questa frase è corretta, ma può risultare un po’ formale, infatti nell’italiano parlato, generalmente usiamo semplicemente gli . Nota di pronuncia ⚠️Attenzione : Adesso, facciamo un po’ di attenzione alla pronuncia! Come ti ho detto, questi pronomi sembrano simili, ma in realtà sono molto diversi. Ascolta bene e, se vuoi, ripeti ad alta voce! Li  come in Ali, Lima, Lisa Gli  come in aglio o maglione Bene! Spero davvero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Io trovo questo argomento super interessante, spero che sia lo stesso per te.  Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti  del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Come usare NE in Italiano: Guida Completa!

    Come si usa NE in italiano? Scoprilo in questa lezione! Ciao a tutti e benvenuti nel nuovo articolo! Oggi parleremo della famosa particella ne  in italiano. Che significa? Come si usa? Vediamolo insieme!  Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school ! La prima cosa che devo dirti è che ne  è un pronome, cioè sostituisce una parola e una frase per non ripeterla. Praticamente segue le stesse regole dei pronomi diretti, quindi lo , la , li , le , ma ha un significato un po’ diverso. Cerchiamo di capirlo con qualche esempio.  Ne partitivo Osserva queste due frasi e cerca di capire la differenza:  Sono andato a mangiare una pizza con Benedetta e l’ho mangiata tutta. Sono andato a mangiare una pizza con Benedetta e ne ho mangiata metà perché non avevo molta fame.  Qual è la differenza tra queste due frasi? Nella prima io dico l’ho mangiata, quindi uso il pronome diretto la  per dire che ho mangiato tutta la pizza, la pizza intera! Nella seconda frase, invece, non ho mangiato tutta la pizza, ma solo una parte, per questo motivo uso il pronome ne  che ha funzione partitiva, cioè serve per sostituire una parola, dicendo che però ho preso solo una parte di quella cosa, non tutto.  Cerchiamo di capire meglio come funziona questo partitivo!  Il partitivo serve ad esprimere una parte di qualcosa o una parte non precisa di qualcosa. Per esempio: Quanti amici hai invitato alla festa? Ne  ho invitati 10! Qui il ne  indica una parte tra tanti, cioè tra tutti gli amici che ho ne ho invitati 10, una parte! Qui ti voglio dare un piccolo consiglio: generalmente quando in italiano abbiamo un numero dopo un verbo transitivo usiamo sempre il pronome ne! Ho registrato delle lezioni  fantastiche per i miei corsi e te ne  voglio far vedere un estratto.   Qui non ti ho detto precisamente quante lezioni ho registrato, sono stato molto generico, infatti ho usato il partitivo “delle” per dire alcune, senza essere troppo preciso, quindi dopo l’ho sostituito con ne.  Bene, mi raccomando, facciamo attenzione: quando NE  sostituisce una quantità e lo usiamo con un participio passato in una frase, non dimenticare di cambiare il participio passato in base al genere e numero dell’oggetto sostituito! Quante bottiglie di vino hai comprato?   Ne  ho comprat e  molte! Come vedi, ho usato il participio nella forma femminile plurale, cioè comprat e perché ne sostituisce la parola bottiglie, quindi devo usare lo stesso genere e lo stesso numero.  Ne al posto della preposizione di Un’altra funzione di ne, che porta molti studenti in confusione, è usarlo al posto di una parola o una frase che solitamente è introdotta dalla preposizione di .  Ci sono dei verbi che vogliono sempre la preposizione di + un nome o un verbo!  Per esempio:  Pensare di Sapere di Parlare di  Avere bisogno/voglia/il coraggio di  Accorgersi di Discutere di  Essere sicuro di Dubitare di Bene, quando sostituiamo l’oggetto, quindi il nome o il verbo che c’è dopo questi verbi, dobbiamo farlo con il pronome ne .  Come sempre, facciamo qualche esempio! Io vorrei un gelato, tu ne hai voglia?  Qui ne  sostituisce  di un gelato . Stavo pensando di cambiare lavoro, ma non ne  sono sicuro.  Qui ne sostituisce di cambiare lavoro.  Quindi, in generale, possiamo dire che usiamo il ne per sostituire qualsiasi frase o parola che è introdotta da di.  Benissimo! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • I tempi del passato in italiano

    Passato prossimo, imperfetto, trapassato prossimo e passato remoto, impara i tempi del passato in italiano! Ciao a tutti e benvenuti nel nuovo articolo! Oggi voglio provare con te a fare una ripetizione di tutti i tempi del passato del modo indicativo in italiano. Ma quanti tempi passati ci sono? Come si usano? Vediamolo insieme! La prima cosa che devi sapere quando parliamo di verbi italiani è che per ogni tempo esiste una forma semplice e una forma composta. Praticamente quando impari un tempo verbale tieni sempre presente che esiste un altro tempo corrispondente, formato dal verbo essere o avere + participio passato. Questo secondo tempo è proprio quello composto. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Passato prossimo Il presente è il primo tempo che si impara quando si studia l’italiano, ma è molto importante anche per parlare del passato perché, in realtà, il passato prossimo si forma proprio partendo dal presente dei verbi essere e avere + il participio passato del verbo che ci interessa. Facciamo una piccola ripetizione del participio passato, perché è importantissimo per formare tutti i tempi del passato. Per formare il participio passato, partiamo dall’infinito e togliamo la parte finale, quindi -are, -ere o -ire. Una volta tolta questa parte, aggiungiamo -ato, -uto e -ito, in questo modo Ovviamente, ci sono alcuni verbi irregolari che hanno un participio particolare, ma li puoi trovare facilmente su internet o su un qualsiasi libro di grammatica. Verbo essere o verbo avere? Bene! Quindi per formare il passato prossimo devo prendere il presente di essere o avere e aggiungere questo participio passato. Ricordi il presente dei verbi essere e avere? Dai ripetiamoli insieme? Benissimo! Per formare il passato prossimo, quindi, non devi fare altro che unire il presente di essere o avere con il participio passato del verbo. Vediamo qualche esempio! Ieri sono andato al cinema con Valeria. Oggi ho finito di lavorare molto tardi, sono stanchissimo. Stamattina mi sono svegliato alle 8:00. Ho visto un film molto interessante. Adesso, ricordi quando uso essere e quando uso avere al passato? ⚠️Attenzione: Questa è una regola che vale per il passato prossimo, ma anche per tutti i tempi composti del passato. Generalmente usiamo essere con la maggior parte dei verbi ma ci sono alcune categorie di verbi che richiedono essere. Vediamole insieme: Verbi di movimento Verbi di non movimento Verbi di cambiamento Verbi riflessivi Verbo essere Facciamo qualche esempio: Ieri sono andato al cinema. Sono andato è un verbo di movimento, nel senso che indica un movimento da un punto a un altro, quindi da casa mia al cinema. Ieri sono stato a casa tutto il giorno, ero stanco. Questo è esattamente il caso contrario, cioè non sono andato da nessuna parte, sono stato a casa, non ho fatto nessun movimento da un punto a un altro. Quest’anno sono diventato insegnante! Sono diventato è un verbo di cambiamento, cioè mi permette di capire che c’è stato un cambiamento, prima ero uno studente, adesso sono un insegnante. A che ora ti sei svegliato stamattina? Svegliarsi è un verbo riflessivo, come anche alzarsi, vestirsi, lavarsi, ecc. Tutti i verbi riflessivi vogliono essere al passato. Questa, per fortuna, è una regola senza eccezioni. Siamo stati a Roma lo scorso weekend. Qui stiamo usando il verbo essere al passato prossimo e come puoi osservare il participio passato è irregolare, stato. ⚠️Attenzione: A volte queste regole non funzionano perfettamente. Per esempio “camminare” che è chiaramente un verbo di movimento, richiede avere (ho camminato per molto tempo). Quindi fai attenzione! Imperfetto Adesso passiamo all’imperfetto! Questo è uno dei tempi verbali più semplice da studiare per gli studenti perché ha pochissimi verbi irregolari ed è praticamente sempre uguale! Per formarlo basta togliere -re dall’infinito del verbo e aggiungere le desinenze dell’imperfetto. Vediamo insieme un esempio per un verbo di ogni coniugazione! Come vedi, le desinenze sono praticamente uguali per tutte le coniugazioni! Bene, di questo tempo verbale, però, è importante ricordare la coniugazione del verbo essere, perché è irregolare ed è molto importante per creare il tempo verbale che vedremo subito dopo: il trapassato prossimo. Imperfetto di essere Io ero Tu eri Lui/Lei era Noi eravamo Voi eravate Loro erano Passato prossimo o imperfetto? Ma veniamo al problema più grande per gli studenti di italiano: quando si usa l’imperfetto e quando si usa il passato prossimo? In realtà possiamo dirlo con una regola molto semplice: il passato prossimo si usa quando abbiamo un’azione che inizia e finisce in un tempo preciso, mentre usiamo l’imperfetto quando è un’azione passata abituale o ricorrente. Facciamo un esempio! Da bambino andavo sempre a mangiare a casa di mia nonna. In questa frase capiamo che “andare a mangiare a casa di mia nonna” era un’azione abituale, ricorrente quando ero un bambino. Non è un’azione singola! Quindi usiamo l’imperfetto. Ho iniziato a studiare l’italiano 2 anni fa. Qui, invece, abbiamo un’indicazione di tempo molto precisa: 2 anni fa. È un momento preciso che ha un’inizio e una fine, quindi usiamo il passato prossimo. La differenza tra questi due tempi verbali crea molti problemi di solito perché ci sono alcune regole un po’ più particolari che non vedremo in questo video, ma che puoi trovare su altri articoli (come questo). Trapassato prossimo Passiamo adesso a un altro tempo verbale composto: il trapassato prossimo. Per spiegarti questo tempo verbale, in realtà, ti bastano due regole. È un tempo composto che si forma partendo dall’imperfetto, quindi praticamente si forma dall’imperfetto di essere o avere + il participio passato. Indica un’azione passata che avviene prima di un’altra azione passata. Facciamo qualche esempio pratico! Quando mi hai chiamato, avevo appena finito di guardare il film. Quale azione avviene prima? Hai chiamato o avevo finito di guardare il film? Qui io prima finisco di guardare il film e poi ricevo la chiamata. Le due azioni non avvengono contemporaneamente, ma finire avviene prima e per questo va al trapassato prossimo. Ieri sera non sono uscito perché avevo ricevuto una brutta notizia ed ero triste. In questa frase qual è l’azione che viene prima? Ricevere una brutta notizia! Prima ricevo la brutta notizia e poi non esco. Ecco perché usiamo il trapassato prossimo! Passato remoto Per concludere questa lezione vediamo un tempo verbale che probabilmente conosci solo se hai letto qualche romanzo in italiano: il passato remoto. Questo tempo verbale si usa poco nell’italiano parlato, tranne nelle regioni del Sud dove è un po’ più usato, ma in generale gli italiani preferiscono usare il passato prossimo al suo posto, perché il passato remoto è un po’ più complicato. Se, però, leggi un libro in italiano raccontato al passato, sicuramente troverai la maggior parte dei verbi al passato remoto! In generale, questo tempo verbale si usa per indicare un passato molto lontano rispetto a noi. La parola remoto, infatti, in italiano significa proprio lontano. Se racconti un fatto storico o una cosa che è successa molti anni fa (o comunque particolarmente lontana e distaccata da te), potresti usare il passato remoto! Bene, il problema di questo tempo verbale è che è un po’ complesso e ha moltissimi verbi irregolari. In generale, si forma cambiando la terminazione dell’infinito secondo questo modello: Per quanto riguarda i verbi essere e avere, purtroppo dobbiamo dire che sono completamente irregolari, quindi avremo: Benissimo! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti  del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • I connettivi avanzati in italiano

    Impara questi connettivi avanzati in italiano! Ciao a tutti e benvenuti nel nuovo articolo! Oggi parliamo di connettivi, cioè parole che collegano due frasi. In alcuni casi possiamo usarli senza seguire particolari regole, cioè dobbiamo solo usarli con il significato corretto. In altri casi, ci sono delle regole precise da seguire sul tempo verbale richiesto dopo il connettivo. Nella lezione di oggi ci focalizziamo su connettivi più avanzati. Iniziamo! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Pur La prima parola di cui ti voglio parlare è pur. Questa parola può essere usata con il gerundio o con l’infinito e ha due significati diversi . Se usiamo pur con l’infinito significa con lo scopo di. Facciamo un esempio! Pur di ottenere quel lavoro, farei qualsiasi cosa. In questa frase sto dicendo che sono disposto a tutto con lo scopo di ottenere quel lavoro, non ho limiti, voglio ottenerlo a ogni costo. Per avere questo significato dobbiamo usare la parola pur + la preposizione di + il verbo all’infinito. Se al posto dell’infinito usiamo il gerundio, questa parola cambia completamente, infatti avrà il significato di anche se. Vediamo qualche esempio. Pur mangiando sano, non riesco a perdere peso. Pur avendo studiato molto, non ha superato l’esame. In queste due frasi possiamo sostituire Pur con anche se, ma ovviamente se facciamo questa sostituzione dovremmo mettere il verbo all’indicativo, quindi avremmo: Anche se mangio sano, non riesco a perdere peso. Anche se ha studiato molto, non ha superato l’esame. ⚠️Attenzione: come puoi vedere, il gerundio presente è sostituito con il presente indicativo, mentre il gerundio passato con il passato prossimo. Questo perché pur + gerundio presente indica una condizione nel presente, mentre pur + gerundio passato indica una condizione nel passato. Nonostante, sebbene, benché Altri 3 connettivi che possono essere usati con il significato di anche se sono nonostante, sebbene e benché, solo che questi connettivi vogliono sempre il congiuntivo. Riprendiamo l’esempio di prima! Anche se ha studiato molto, non ha superato l’esame. Pur avendo studiato molto, non ha superato l’esame Sebbene/Benché/Nonostante abbia studiato molto, non ha superato l’esame. Tutte e 3 le frasi hanno lo stesso significato, l’unica cosa che cambia è la grammatica! Anche se vuole l’indicativo, pur vuole il gerundio e sebbene, benché e nonostante vogliono il congiuntivo. Ripeto: il significato è lo stesso, cambia solo il tempo verbale che usiamo. Il connettivo nonostante può essere usato anche solo con un nome. Vediamo un altro esempio: Nonostante piovesse, sono andato a fare una passeggiata. Nonostante la pioggia, sono andato a fare una passeggiata Nella prima frase ho usato nonostante + un verbo al congiuntivo. Nella seconda frase ho detto la stessa cosa, ma ho usato nonostante + un nome. Questa cosa puoi farla solo con il connettivo nonostante, gli altri richiedono necessariamente un verbo! Anziché Anziché si usa con il significato di al posto di, piuttosto che o invece di. Di solito lo usiamo per esprimere una preferenza o un’alternativa rispetto a un’altra cosa. Vediamo un esempio: Anziché andare al cinema, preferisco restare a casa a leggere. Questo anziché lo usiamo con il significato di invece di andare al cinema, cioè praticamente sto dicendo che non ho voglia di andare al cinema, preferisco stare a casa a leggere. Bene! Come puoi vedere, anche questo connettivo vuole sempre un verbo all’infinito! Benissimo! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • La POSIZIONE degli AGGETTIVI in Italiano

    Si dice un buon insegnante o un insegnante buono? Lo vediamo nell'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in questa nuova lezione! Oggi parleremo di come alcune espressioni possono cambiare significato se cambiamo la posizione dell’aggettivo. Cominciamo subito! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! La prima cosa che voglio dirti è che, in generale, in italiano la forma più corretta è mettere l’aggettivo DOPO il nome. In questo modo non puoi sbagliare, perché sceglierai la posizione neutra dell’aggettivo, cioè quella che viene usata per esprimere il significato letterale dell’aggettivo. La regola però non è così rigida, perché in realtà in italiano ci sono molti casi in cui possiamo mettere l’aggettivo anche prima del nome. Se, per esempio, parliamo di colori, mettiamo il colore sempre DOPO il nome, non prima. Ad esempio: Una tazza bianca Un maglione nero Uno zaino rosso In generale, quindi, mettere l’aggettivo dopo il nome è la scelta grammaticale più corretta e ti permette di usare l’aggettivo nel suo significato letterale! Quindi, perché all’inizio ti ho detto che non c’è una regola rigida? La risposta non è così semplice! L’aggettivo DOPO il nome ha un significato letterale, cioè praticamente stai usando l’aggettivo con il significato che trovi sul dizionario, senza possibilità di errori. Se, invece, metti l’aggettivo PRIMA del nome vuol dire che lo stai usando con un significato più particolare, cioè stai proprio cambiando il significato dell’espressione, semplicemente cambiando la posizione di una parola! Non è fantastico? Ora ti faccio qualche esempio: Marco è un amico vecchio! In questo caso vecchio è usato nel suo significato letterale, cioè anziano. Sto dicendo che Marco è anziano, quindi ha più di 70 anni. Marco è un vecchio amico! Qui il significato della frase cambia totalmente! Non sto assolutamente parlando dell’età di Marco, potrebbe avere anche 20 anni, ma sto dicendo che è mio amico da tanto tempo, cioè è un amico che ho da tantissimo tempo. In questo caso, infatti, uso vecchio con un significato più figurato. Attenzione! Questa regola non vale proprio sempre, perché ci sono degli aggettivi che non hanno un significato figurato. Tornando ai colori: non posso dire un rosso maglione perché rosso ha solo il significato di colore rosso, non c’è nessun altro significato! Ma facciamo qualche altro esempio di aggettivi che possono essere messi prima del nome, così potrai imparare delle espressioni utili da usare, ma anche facili da imparare, perché sono praticamente le stesse parole, ma messe in un ordine diverso! Guerra e Pace è un libro grande! Qui stiamo dicendo semplicemente che Guerra e Pace è un libro molto grande, cioè con tantissime pagine. Effettivamente è così, Guerra e Pace è un libro grandissimo, in italiano diremmo “è un mattone”, cioè è così grande che pesa come un mattone. Proviamo adesso a cambiare la posizione dell’aggettivo: Guerra e pace è un grande libro! Qui sto dicendo un’altra cosa, cioè sto dicendo che Guerra e Pace è un libro importante, straordinario, ecc. In altre parole, sto dicendo che è un ottimo libro. Non mi interessano le dimensioni in questo caso, ma solo l’importanza di questo libro. Potrei dire la stessa frase anche con un libro di 50 pagine, perché qui grande è usato in senso metaforico, non letterale. Ti faccio ancora un altro esempio! Stefano è un insegnante buono! Se dici questa frase a un tuo amico per consigliare i miei video e i miei corsi, stai dicendo che io sono un insegnante gentile, empatico e tutte le cose belle che puoi dire su di me! Fai attenzione, perché se dici un insegnante buono stai parlando del mio carattere e della mia personalità, non della mia capacità come insegnante. Se vuoi parlare di me come insegnante devi mettere l’aggettivo prima! Stefano è un buon insegnante! In questo caso stai dicendo che sono bravo nel mio lavoro, cioè che sono un insegnante bravo. Ti faccio notare un’ultima cosa: ho detto buon insegnante, non buono. ⚠️Attenzione: buono è un aggettivo un po’ particolare, segue delle regole tutte sue! Quando è dopo il nome, si comporta come un aggettivo normale, quindi ha le sue 4 forme: buono, buona, buoni, buone. Quando è prima del nome, invece, si comporta in modo diverso, cioè come se fosse un articolo indeterminativo. Infatti abbiamo: Buon con la maggior parte delle parole maschili e singolari. Ad esempio: un buon insegnante. Buono con le parole che iniziano con z, s+consonante, p+consonante, y. Ad esempio: un buono studente. Buona con le parole femminili e singolari. Ad esempio: una buona giornata. Buoni con le parole maschili e plurali. Ad esempio: dei buoni amici. Buone con le parole femminili e plurali. Ad esempio: delle buone proposte. Bene! Spero davvero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Io trovo questo argomento super interessante, spero che sia lo stesso per te. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • Il TRAPASSATO PROSSIMO (avevo mangiato, ero andato) in Italiano

    Come si usa il trapassato prossimo in italiano? Vediamolo nell'articolo di oggi! Ciao a tutti e benvenuti in una nuova lezione! Oggi parleremo di un tempo verbale del modo indicativo che di solito si studia a un livello un po’ più avanzato, ma è molto semplice: il trapassato prossimo. Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Il trapassato prossimo è un tempo che viene utilizzato per indicare un’azione passata che avviene prima di un’altra azione nel passato. Solitamente, infatti, dopo un trapassato prossimo troviamo un passato prossimo. Questo tempo è definito composto perché, proprio come il passato prossimo, è composto da due parti, cioè l’ausiliare essere o avere all’imperfetto + il participio passato del verbo. È molto importante ricordare che l’ausiliare è all’imperfetto! Quindi, per esempio, se il passato prossimo del verbo mangiare è ho mangiato, il trapassato prossimo sarà avevo mangiato, quindi il verbo avere ausiliare sarà usato all’imperfetto. Ora proviamo a coniugare il verbo avere e il verbo essere al trapassato prossimo! Ovviamente, come per il passato prossimo, anche al trapassato prossimo, se usiamo l’ausiliare essere dobbiamo cambiare il participio passato in base al genere e al numero del soggetto. Quindi: Stato (per un uomo) Stata (per una donna) Stati (per un gruppo di uomini o un gruppo misto) State (per un gruppo di sole donne) Benissimo! Ora vediamo la coniugazione di 3 verbi al trapassato prossimo: Come puoi vedere, le regole sono praticamente le stesse del passato prossimo. Quindi, quando al passato prossimo abbiamo un participio irregolare, come per esempio nel verbo vedere, avremo lo stesso participio irregolare al trapassato. E quando al passato prossimo usiamo l’ausiliare essere, come con il verbo andare, useremo l’ausiliare essere anche al trapassato! Benissimo, adesso facciamo qualche esempio per capire meglio come si usa! Come ti ho già detto, questo tempo viene usato per descrivere un’azione passata che viene prima di un’altra nel passato, quindi praticamente ci sono due azioni che avvengono nel passato, una avviene prima e un’altra dopo. Quella che avviene prima sarà al trapassato prossimo, quella che viene dopo al passato prossimo. Ecco qualche esempio: Ti avevo detto di non farlo, ma tu non mi hai ascoltato. L’azione che avviene prima è quella al trapassato prossimo, cioè il fatto che io ti avevo detto di non farlo. La seconda, cioè tu non mi hai ascoltato, avviene dopo, per questo va al passato prossimo. Ero appena arrivato a lavoro e mi sono accorto di aver dimenticato il computer a casa. Anche qui io prima arrivo al lavoro e poi mi accorgo di aver dimenticato le chiavi, per questo ero arrivato va al trapassato prossimo. Bene! Adesso però è importante dire che posso usare il trapassato prossimo anche se dopo non c’è un altro verbo o un’altra azione, perché magari si capisce dal contesto che quella azione avviene prima di un’altra. Come sempre, facciamo questo esempio! Perché non sei andata a Milano in treno? È molto più comodo ed economico dell’aereo! Non ci avevo pensato! In questo caso uso non ci avevo pensato al trapassato prossimo perché si capisce che non ci avevo pensato prima che tu me lo dicessi o, in generale, prima di questo momento. Insomma, sempre prima di un’altra azione! Quindi, non è necessario specificare l’altra azione, si capisce dal contesto, ma mettiamo il trapassato perché stiamo sottolineando che non ci avevamo pensato prima di qualcosa. Facciamo ancora un altro esempio: Non avevo mai bevuto lo spritz a Venezia! In questa frase, senza contesto, grazie al trapassato prossimo capiamo che in questo momento la persona sta bevendo lo spritz e che non lo aveva mai fatto prima di questo momento. In generale, se usiamo il trapassato + l’avverbio mai si capisce che stiamo dicendo prima di questo momento, quindi non è necessario inserire un’altra azione! Benissimo! Spero che la lezione di oggi ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

  • ANCHE IO vs ANCHE A ME: quale usare in Italiano?

    Si dice "anche io" o "anche a me" in italiano? Ciao a tutti e benvenuti in nuovo articolo! Oggi vedremo la differenza tra le espressioni anche io e anche a me. Come si usano? Ti spiegherò tutto in questa lezione! Vuoi partecipare ai miei corsi di italiano? Visita la mia online school! Anche io Iniziamo a vedere quando usiamo anche io con un esempio. Immaginiamo un dialogo tra me e un mio amico. Sono andato a New York. Anche io! Se io dico Sono andato a New York il soggetto della frase sono io, cioè io ho fatto un’azione, andare a New York. Se fai attenzione al verbo, infatti, noterai che è alla prima persona singolare sono andato. Per questo motivo, se anche il mio amico è andato a New York mi risponderà anche io perché anche lui ha fatto la stessa azione, cioè andare a New York. Non con me ovviamente, ma ci è andato. Se invece non è mai andato a New York, la conversazione potrebbe essere più o meno così. Sono andato a New York. Io no, ma mi piacerebbe tanto. Qui praticamente io sto dicendo che sono andato a New York e il mio amico sta dicendo che non ci è mai andato, ma vorrebbe andarci un giorno. Facciamo un altro esempio con qualcosa che non ho mai fatto. Non sono mai stato in Francia.. Neanche io! Qui è praticamente la stessa situazione di prima, ma con il significato opposto, cioè io non ho mai fatto l’azione di andare in Francia e neanche il mio amico, perciò lui mi risponderà neanche io. Fai molta attenzione perché anche in queste frasi io è il soggetto della frase! In italiano, al posto di neanche possiamo usare nemmeno e dire nemmeno io. È esattamente la stessa cosa! E se invece il mio amico è andato in Francia? Cosa mi risponderà? Non sono mai stato in Francia. Io sì! È davvero molto bella! La risposta è ovviamente io sì, perché non ci sono stato, ma lui sì. Chiaramente, tutte le regole che abbiamo visto fino ad ora si applicano anche a un soggetto diverso da io. Per esempio: Sei stato davvero molto bravo a cantare! Anche tu. Complimenti! Domani andiamo al mare, voi? Anche noi. Ci vediamo lì! Mia figlia è appena partita per l’università. Anche mio figlio. Va a studiare a Roma. Anche a me Bene, adesso cerchiamo di capire come funziona anche a me.  Partiamo sempre da un esempio. Mi piace molto il gelato al pistacchio! Anche a me! Mi piace molto il gelato al pistacchio! A me no. In questi dialoghi il soggetto è sempre io? Ovviamente no! Anche se io sono la persona che parla e che ama il gelato, il soggetto grammaticale di questa frase è proprio gelato! Infatti il verbo piacere è coniugato alla terza persona singolare. Se cambiamo l’ordine della frase e mettiamo il soggetto al primo posto, avremo: il gelato al pistacchio piace a me! Ovviamente, però, quest’ordine non è naturale, o meglio, non è neutro. Se metto le parole in quest’ordine voglio sottolineare che a me piace il gelato, forse a te o a un’altra persona no. L’ordine più comune vuole il pronome a me prima del verbo nella sua forma mi. In altre parole, nella frase mi piace il gelato al pistacchio il soggetto grammaticale è proprio il gelato al pistacchio e mi è l’oggetto indiretto. Per questo motivo si risponde anche a me. Ora vediamo un esempio con una frase negativa: Non mi piace il gelato alla nocciola. Neanche a me. Se invece a me piace il gelato alla nocciola possiamo dire: Non mi piace il gelato alla nocciola. A me sì! Ora cambiamo la persona a cui piace il gelato! Se io non sto parlando del gelato che piace a me, ma a Luca e Claudia, la frase sarà: A Luca piace molto il gelato al pistacchio! Anche a Claudia! Come vedi, il verbo non cambia perché il soggetto è sempre il gelato, ma cambia la persona a cui piace, quindi non risponderò più anche a me, perché non sto parlando di me, ma anche a + la persona a cui piace il gelato. Se questa persona è noi, allora dirò anche a noi, se è voi dirò anche a voi, ecc. Buona giornata e buona serata E cosa rispondo, invece, quando qualcuno mi mi augura una buona giornata o una buonaserata? Per esempio: Buona giornata! Anche tu! ❌ No! Questo è molto sbagliato! Sicuramente posso rispondere con la stessa espressione, quindi posso rispondere anche semplicemente dicendo buona giornata o buonaserata. Ma se voglio usare le forme che abbiamo visto in questa lezione? Dobbiamo rispondere anche a te. Infatti, queste espressioni si augurano a qualcuno, quindi si risponde con a te, non con tu, perchè non c’è un altro soggetto che fa un’azione. Quindi: Buona giornata! Anche a te! (= anche io auguro a te una buona giornata) Bene, per oggi abbiamo finito! Spero che questa lezione ti sia piaciuta. Se hai qualche domanda, mandami un messaggio nella sezione contatti del sito e ci sentiamo presto. Un abbraccio, Teacher Stefano

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